Mamma, che Flavia (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Mamma. Un mestiere che non passa mai di moda, da cui non si va in pensione né in vacanza. Un mestiere faticoso, poco remunerato se non dal sorriso dei figli. Un lavoro che ti appaga anche se hai già vinto uno Slam e sei stata una campionessa di tennis. Flavia Pennetta è una delle mamme dello sport. Quattro anni fa il matrimonio a Ostuni con Fabio Fognini, da cui sono nati Federico, tre anni tra pochi giorni, e Farah, la piccola di casa, venuta al mondo il 23 dicembre del 2019. Ora la famiglia e riunita dalla pandemia, tutti insieme nella casa di Anna di Taggia da due mesi. Flavia, felice festa della mamma. «Grazie, ricambio con un augurio a tutte le “colleghe” madri. Anche alla mia. Sono tutte speciali».
Ora che si occupa della famiglia a tempo pieno come si trova?
Bene. Adoro stare con la famiglia. Certo, durante l’isolamento non è stato sempre facile con Farah appena nata e Fede che è un bimbo buono ma molto attivo. Insomma, abbiamo dovuto tutti prendere pian piano il ritmo. Non avevo passato così tanto tempo insieme a Fabio. Da una parte è bellissimo perché ci stiamo godendo insieme i figli come mai eravamo riusciti a fare. Per lui è praticamente una prova generale di come sarà la sua vita una volta che avrà smesso col tennis.
E questa prova generale com’è andata?
I primi dieci giorni sono stati un po’ strani. Fabio è abituato a ritmi completamente diversi rispetto a quelli che si vivono a casa, nella quotidianità con i figli. C’era un po’ di nervosismo, poi giorno dopo giorno si è abituato. Sono fortunata perché è un bravo papà e mi aiuta tanto. Anche se va sempre un pochino stimolato, nel senso che, come tutti gli uomini, le cose le fa su richiesta, però le fa. Certo, è un po’ lento, noi mamme su certe cose siamo un po’ più svelte e pratiche. Ma è normale.
Come organizza le sue giornate?
Quando tutti dormono è il momento migliore per agire. Lavatrice, stiro, preparo da mangiare. Cerco sempre di fare anche un po’ di ginnastica. L’ho fatto tutta la vita, sento il bisogno di mantenermi attiva. E anche a tavola io e Fabio cerchiamo di fare attenzione. L’obiettivo è non ingrassare. […]
Che tipo è il primogenito di casa Fognini-Pennetta? Somiglia più a lei o a Fabio?
Un tipetto molto vivace ma buono. Ci inventiamo ogni giorno qualcosa di diverso da fare. Disegno, pittura, dolci. E abbiamo comprato un tappeto elastico su cui fa milioni di salti ogni giorno. Come colori è più simile a me, mentre fisicamente è un mini-Fabio, basta vedere come si muovono: guardarli camminare insieme è buffo. Farah è così tenera e morbida… Per adesso si limita a mangiare, dormire e piangere un po’.
A New York ci ha raccontato che il piccolo era rimasto molto incuriosito dal vedere la sua foto con il trofeo di Flushing Meadows. Chissà come sarebbe orgoglioso di vederla di nuovo in campo.
Non ci provate. Non mi farete dire che voglio tornare a giocare. Non ci penso nemmeno. Fabio mi stressa! Ma lo fa anche per scherzo. Ho una bimba di quattro mesi, la mia vita va benissimo così.
Esprima un desiderio per la festa della mamma.
Che tutto questo finisca in fretta. E soprattutto che tutti noi abitanti del pianeta impariamo qualcosa da questa esperienza e capiamo il vero valore delle cose.
La prima cosa che farà dopo il lockdown?
Correrò in Puglia a riabbracciare la mia famiglia. Non li vedo da inizio marzo. Ma prima un salto dal parrucchiere…
«Io non mi vaccino». Djokovic segue il guru che dice: la pandemia è un periodo eccitante (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
Che abbracciasse gli alberi, sfruttando il potere terapeutico del bosco, non era un mistero. Così come una certa ossessione per l’alimentazione, rigorosamente vegana e senza glutine, e i liquidi che entrano ed escono dal corpo: l’acqua «pranizzata» (cioè sottoposta a trattamento per arricchirla di energia vitale) e le urine, prelevate quotidianamente. Ma quando il numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic è passato dalle bacche di goji ai consigli su come affrontare la pandemia di coronavirus, traslocando dai ragionamenti sulla cancellazione di Wimbledon alle riflessioni da guru, anche i social si sono ribellati. Se all’annuncio di essere un fermo no vax («Sono contrario alla vaccinazione contro il Covid-19 e non vorrei essere costretto a vaccinarmi per poter viaggiare: se dovesse diventare obbligatorio, dovrei prendere una decisione») ha provveduto a rispondere il collega spagnolo Rafa Nadal («In un circuito devi stare alle regole: se ci obbligheranno a vaccinarci per proteggere tutti, allora anche Nole dovrà farlo se vorrà continuare a giocare»), ancora più sconcerto ha sollevato la diretta social tra il Djoker e Chervin Jafarieh, […] A spiegare di cosa si tratti è proprio Djokovic: «Conosco alcune persone che attraverso la trasformazione energetica, il potere della preghiera e della gratitudine sono riuscite a trasformare il cibo più tossico e l’acqua più inquinata nell’acqua più curativa. Perché l’acqua si trasforma: gli scienziati hanno dimostrato che le molecole reagiscono alle nostre emozioni. Se hai pensieri ed emozioni specifiche, nel caso siano pensieri felici, buoni pensieri, questi creano una struttura molecolare che ha un geoprisma basato sulla geometria sacra, il che significa che c’è equilibrio. Al contrario, quando si dà all’acqua dolore, paura, frustrazione o rabbia, quell’acqua si rompe». […] Insomma se credere nella meditazione dinamica, nella forza degli abbracci professata da Pepe Imaz (altro discusso guru che frequenta il clan del tennista) e nei precetti del maestro spirituale Osho non è peccato, una stella dello sport popolare come Djokovic dovrebbe stare più attenta alle conseguenze dei messaggi. C’è chi chiede che gli sponsor lo scarichino, forse basterebbe un buon ufficio stampa.
Ocleppo, che marchio (Roberto Bertellino, Tuttosport)
E’ un bel rapporto quello che lega Gianni e Julian Ocleppo, padre e figlio. Gianni, classe 1957, è stato n° 30 del mondo e ha vinto un torneo ATP, a Linz, battendo l’australiano Edmonson nel 1981. E’ stato l’eroe di Telford quando sconfisse praticamente da solo la Gran Bretagna del “signor Evert” in Coppa Davis nel 1984. Ha giocato e alla pari con certi signori dal nome epocale, vedi Bjorn Borg, con il quale perse di misura a Milano in semifinale, e John McEnroe, battendone tanti del calibro di Wilander, Noah, Smid, Clerc, Dent, Cash e Lendl. Ha giocato anche contro Jimmy Connors, il tennista che ammira di più e del quale dice che non viene valutato come meriterebbe. Gianni conosce alla perfezione anche il tennis moderno come dimostra nelle telecronache da opinionista che per molte stagioni (dopo gli inizi in Rai) lo hanno visto protagonista prima su Eurosport, ora con Supertennis TV. Julian ha 22 anni e tra il 2019 e l’inizio del 2020 ha operato un primo salto di qualità che lo ha condotto al best ranking di n° 309 ATP. Il primo vero acuto è arrivato lo scorso aprile quando nel primo turno delle qualificazioni del Masters 1000 di Montecarlo ha superato con un doppio tie-break il tedesco Mischa Zverev: «Una partita speciale che ricorderò per sempre, nel circolo dove sono cresciuto. Motivo di grande orgoglio vincerla davanti a mio padre, ai miei familiari e ai miei amici. L’arma in più in quella circostanza… stare il più tranquillo possibile nel fare il mio gioco. Anche la componente fortuna ha contribuito al risultato finale». Tra le vittorie importanti del 2019 anche quella contro l’ex n° 5 del mondo, Tommy Robredo a Siviglia: «Una delle migliori partite disputate lo scorso anno. E’ stato bello giocare in quell’ambiente e trovare le giuste motivazioni». Nel 2020 il top è arrivato nel Challenger di Bangalore, nella lontana India, pur in condizioni ambientali atipiche. Le perle contro Zhang e lvashka: «Mi sono ambientato bene ed ho avuto un po’ di fortuna negli accoppiamenti di 1° e 3° turno. Contro Zhang ho disputato un’ottima partita. Con Ivashka ho giocato punto a punto e dopo circa tre ore sono riuscito a venirne a capo. Ho preso ulteriore fiducia. Ovvio che dispiaccia questa interruzione dopo un inizio così positivo, ma le priorità ora sono altre». Non mancano i tornei del cuore: «Montecarlo e Roland Garros. Il primo perché è la mia seconda casa dove mi alleno da tanto tempo; il Roland Garros perché è uno Slam, sulla terra, e lo considero il più difficile da vincere. In pochi riescono a farlo, a parte l’alieno Rafael Nadal». […] Il pensiero di Gianni Ocleppo sul percorso e il livello del figlio Julian: «Tira più forte di me e anche con il servizio è molto efficace. Un ottimo potenziale, dunque. Forse io alla sua età ero più maturo, anche se lui è molto migliorato sotto il profilo caratteriale nell’ultimo periodo. Fa molti sacrifici, anche perché oggi non è facile emergere e tutti giocano bene. Lo seguo e lo aspetto».