I sette vincitori Slam più improbabili

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I sette vincitori Slam più improbabili

Sei nomi li abbiamo identificati piuttosto facilmente, su uno in particolare c’è stato un acceso dibattito. No, non c’è Ivanisevic e ovviamente sì, c’è Gaston Gaudio

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Gaston Gaudio - Roland Garros 2004
 

Si contano diversi tennisti che, nonostante una carriera ricca di successi, non sono riusciti a vincere un trofeo del Grande Slam. I “migliori” otto di questo speciale club sono stati votati dai fan sul sito di ESPN. All’opposto c’è anche chi, a fronte di una carriera magari non eccezionale, è riuscito almeno una volta ad andare oltre le aspettative e ha vinto l’agognato titolo Major, per molti analisti una linea di demarcazione tra tennisti – invero abbastanza arbitraria. Secondo il nostro parere non può essere un singolo exploit, seppure nel tennis equivalga a toccare il cielo con un dito, a determinare il giudizio complessivo su una carriera.

Ci siamo affrancati dal parere dei lettori di ESPN e abbiamo scelto di nostra iniziativa i sette trionfi Slam più improbabili dell’Era Open, prendendo in considerazione soprattutto il rapporto esistente tra quella vittoria e il resto del palmares. Se pensate ci sia qualche esclusione eccellente, potete segnalarlo tra i commenti.

Mark Edmondson (Australian Open 1976)

Mark Edmondson, l’inserviente che vinse uno Slam

Vincere uno Slam da numero 212 del mondo è un record che dopo 44 anni non è stato ancora battuto nel circuito maschile. La storia di Mark Edmondson, campione a sorpresa all’Open d’Australia del 1976, ha i tratti tipici del romanzo. Tuttavia lo Slam australiano al tempo non era ancora uscito dalla dimensione locale: il tabellone di quell’annata contava ben 40 australiani su 64 partecipanti complessivi e il prize money era di soli 75.000 dollari. L’opportunità era comunque invitante per Edmondson, che qualche settimana prima lavorava come inserviente in un ospedale per mettere da parte i soldi necessari a viaggiare da una città all’altra nell’arco della stagione.

Mentre la maggior parte dei giocatori soggiornò in hotel a Melbourne durante il torneo, Edmondson si fece ospitare da un suo amico. Nonostante le difficoltà economiche, arrivò in semifinale e riuscì a battere in quattro set il numero uno del seeding Ken Rosewall (due volte campione in Australia) e in finale superò il secondo favorito del torneo – e campione in carica – John Newcombe. “Janitor beats Rosewall” (un inserviente batte Rosewall) titolarono i media la mattina dopo la sua vittoria in semi. Aveva 22 anni quando centrò l’impresa della sua vita, ma non riuscì mai a diventare una stella del tennis autraliano, raggiungendo al massimo la 15° piazza nel ranking ATP. Nonostante ciò, l’ex inserviente Mark Edmondson è l’ultimo giocatore australiano ad aver vinto l’Open d’Australia.

Brian Teacher (Australian Open 1980)

È ancora Melbourne il teatro di un altro successo che rimarrà l’unico acuto nella carriera di un tennista forte, ma non straordinario, quale è stato Brian Teacher – otto trofei vinti in carriera e best ranking al numero 7 del mondo. Quattro edizioni e cinque anni dopo dopo il successo di Edmondson, la partecipazione non-australiana era aumentata: al numero uno del seeding c’era Guillermo Vilas, vincitore delle due edizioni precedenti del torneo e ai nastri di partenza si presentarono anche Gerulaitis e Lendl. Fu però a tutti gli effetti il torneo delle “seconde linee”. In finale giunsero la testa di serie numero 14 Warwick, australiano (che riuscì a battere in semifinale Vilas in cinque set, in due giorni) famoso entro i nostri confini per aver fallito undici match point contro Panatta, e la numero 8 Teacher.

Warwick qualche ora prima della finale trionfò in doppio proprio assieme a Edmondson, ma pagò gli sforzi nei pressi del traguardo. Un problema alla spalla lo tormentò durante la finale, nonostante fosse imbottito di antidolorifici (disse che non riusciva quasi a sollevare un bicchiere) e cedette in tre set a Teacher. La carriera dell’americano tuttavia non decollò dopo il trionfo Slam: riuscì a vincere solamente altri tre tornei di caratura minore e si ritirò sei anni dopo.

Andres Gomez (Roland Garros 1990)

L’occasione della vita capita a Parigi per l’ecuadoriano Gomez, quarta testa di serie dell’Open di Francia del 1990. I due titoli vinti a Roma nell’82 e nell’84 erano stati fino a quel momento le vette più alte della sua carriera (19 titoli in singolare e 31 in doppio fino a quel momento, non proprio numeri da totale sconosciuto). Si presentò al Roland Garros non tra i favoriti, ma il torneo prese subito una direzione inaspettata quando le prime due teste di serie, Becker ed Edberg, uscirono al primo turno. Lo svedese subì una batosta contro il futuro campione in Francia Sergi Brugera. Gomez lasciò un solo set per strada nel suo percorso fino ai quarti di finale e in semifinale eliminò in tre set un altro futuro campione, Thomas Muster.

Fu una finale tra debuttanti e l’inizio della “maledizione” al Roland Garros di Andre Agassi, che perse in quattro set la sua prima finale Slam e dovette attendere altri nove anni per vincere la Coppa dei Moschettieri. Gomez invece fu abile a trionfare nella sua prima e unica finale Major. Dopo la gioia parigina avrebbe vinto solo un altro titolo in singolare prima del ritiro nel 1995.

Gli highlights della finale col commento in italiano

Petr Korda (Australian Open 1998)

Dei dieci tornei vinti in carriera da Petr Korda, l’Australian Open del ’98 è allo stesso tempo il più prestigioso e il più contestato. Nel corso della stessa stagione infatti, a Wimbledon, Korda risultò positivo al test anti-doping e venne sospeso per l’assunzione di nandrolone; il tennista ceco dichiarò di non sapere come avesse assunto la sostanza. A rivendicare il titolo vinto a Melbourne Park è Marcelos Rios, battuto con un triplo 6-2 da Korda in finale, che infatti occupa una posizione di primo piano nell’elenco dei migliori senza Slam. Il cileno qualche anno fa ha chiesto alla sua Federazione di riaprire il caso, perché convinto di aver giocato la finale contro un tennista ‘spinto’ dal doping.

Thomas Johansson (Australian Open 2002)

È ancora all’Australian Open, quando il torneo ha ormai rango pari a quello degli altri Slam, che trionfa un nome a sorpresa. Si tratta dello svedese Johansson, che non aveva mai superato i quarti di finale prima del suo successo a Melbourne Park. Anche nei Masters Series (o Masters 1000), escluso l’Open del Canada vinto nel 1999, raccolse ben poco nell’arco di tutta la sua carriera (una semifinale e quattro quarti di finale). Dopo la finale contro Marat Safin vinta -da sfavorito- in quattro set, Johansson si infortunò al ginocchio nello stesso anno e fu costretto a saltare tutta la stagione 2003. Al suo ritorno collezionò una serie di sconfitte nei primi turni in tutti i principali tornei, fatta eccezione per la semifinale raggiunta a Wimbledon nel 2005. Prima del ritiro nel 2009 non riuscì mai a migliorare il suo best ranking di numero 7 ATP.

Albert Costa (Roland Garros 2002)

Ammettiamo che questo nome è stato il più difficile da trovare. Fino all’ultimo lo spagnolo è stato in ballottaggio con il connazionale Andrés Gimeno, campione a Parigi nel 1972, con lo statunitense Roscoe Tanner (in grado di sconfiggere Vilas in tre set nella finale dell’Australian Open 1977), con il campione di Wimbledon 1996 Richard Krajicek e col tre volte finalista Slam Marin Cilic, che il suo alloro l’ha portato a casa nel 2014 a New York. Abbiamo subito escluso Krajicek e Cilic, il primo perché pur senza altre finali Slam è stato capace di vincere 17 titoli e battere ben ventitré top 5 in carriera, a testimonianza di un livello di gioco altissimo in certe giornate, il secondo perché sarebbe stato ingeneroso includere tra gli ‘slammer improbabili‘ chi è stato capace di portare al quinto set Federer in un’altra finale. Ed è ancora in attività, potenzialmente in grado di vincere ancora.

Abbiamo poi escluso anche Tanner, il ‘Bombardiere di Chattanooga’ che a forza di servizi mancini aveva quasi sorpreso Borg nella finale di Wimbledon 1979 – e qui vale lo stesso discorso fatto per Cilic: portare al quinto set di una finale Slam un giocatore del genere significa avere le spalle ben larghe. Sono rimasti dunque i due spagnoli, Gimeno e Costa, e abbiamo scelto quest’ultimo poiché dalla parte di Andrés c’è anche una carriera da ottimo professionista negli anni Sessanta e la finale all’Australian Open 1969, la prima edizione in Era Open, oltre che la semifinale di Wimbledon 1970.

Albert Costa non è mai stato in top 5, non è mai andato oltre i quarti in uno Slam diverso dal Roland Garros e ha vinto titoli solo sulla terra battuta, dodici in totale. Certo non ha rubato niente nella vittoria parigina del 2002, anzi, da testa di serie numero 20 ha dovuto battere avversari di un certo spessore, primo fra tutti il campione in carica Kuerten agli ottavi; poi ha rimontato Canas ai quarti e ha battuto in quattro set sia Corretja in semi che in finale Ferrero, che l’anno dopo avrebbe firmato il suo unico successo Slam. Costa è stato un terraiolo molto forte, ma tra tutti i candidati abbiamo comunque scelto il suo nome. E non è mica una nota di demerito: in fondo stiamo confrontando gente che ha vinto uno Slam, e uno Slam non si vince mai (troppo) per caso.

Gaston Gaudio (Roland Garros 2004)

Prima che Rafael Nadal instaurasse una dittatura pluridecennale a Parigi, e subito dopo i già citati trionfi di Costa e Ferrero, l’argentino Gaudio vinse l’Open di Francia del 2004. Furono le migliori due settimane della sua carriera: in nessun altro torneo Major a cui ha preso parte è riuscito a superare il quarto turno. Raggiunse la seconda settimana solo in quella primavera di sedici anni fa. È curioso che in semifinale Gaudio, che si presentava da numero 44 del mondo a Parigi, riuscì a battere il connazionale David Nalbandian, che uno Slam non è mai riuscito a vincerlo nonostante abbia collezionato un discreto numero di successi importanti. In finale la stessa sorte toccò a Coria, che perse il derby 8-6 al quinto set dopo aver condotto due set a zero (6-0 6-3). Con un best ranking di numero 5, otto titoli vinti e appena dodici vittorie ai danni di top 10 in carriera, il nome di Gaudio è stato uno dei più semplici da identificare. Per prossimità temporale, è dunque sua la palma di ‘Slammer improbabile più recente’. In attesa di scoprire quando salterà fuori il prossimo.

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