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Quinzi: il treno è passato? L’ex coach Gorietti: “Ha tempo per una carriera di ottimo livello”
“Il problema di Gianluigi è stato questo: ha continuato ad allenare il suo tennis ma non a migliorarlo” ci ha raccontato l’ex allenatore di Quinzi, che però crede ancora nelle sue potenzialità

Sembra ieri, e invece sono già passati sette anni da quando l’intera Italia tennistica esultava vedendo Gianluigi Quinzi alzare in cielo il trofeo di Wimbledon junior. Era infatti il 7 luglio 2013 quando il tennista marchigiano batteva in finale Hyeon Chung 7-5 7-6, aggiudicandosi il suo primo e unico Slam junior senza perdere neanche un set. Fu probabilmente l’apice della carriera junior di Quinzi, una carriera di altissimo livello piena di titoli (oltre a Wimbledon ricordiamo il Bonfiglio e la Coppa Davis junior nel 2012) che in quegli anni ci indussero a considerarlo uno degli astri nascenti del tennis mondiale. Tanto per capirci, il ragazzo fa parte della generazione dei vari Nick Kyrgios, Alexander Zverev, Kyle Edmund, Hyeon Chung e Borna Coric, tutti nomi ormai affermati che da anni frequentano assiduamente il circuito maggiore; alcuni di loro sono stati o sono tuttora in top ten.
E Quinzi? Purtroppo il ragazzo non si è nemmeno mai avvicinato alla top 100, occupa oggi la posizione 359 e vanta come best ranking il numero 142 ATP raggiunto nell’aprile 2019. Intendiamoci, il ragazzo ha ottenuto ottimi risultati nel circuito minore – vanta infatti due titoli e una finale a livello challenger, oltre a diversi titoli ITF – ma è innegabile che tutti ci saremmo aspettati ben altri risultati viste le premesse. Identificare le cause di queste difficoltà nel passaggio dal circuito junior a quello pro è molto complicato, dal momento che i fattori determinanti che intervengono in questa fase sono diversi, e ci abbiamo provato in questo articolo.
Per schiarirci ulteriormente le idee siamo andati a fare due chiacchiere con Fabio Gorietti, International Coach ATP presso la Tennis Training School di Foligno, nonchè allenatore di Quinzi dal 2017 al 2019. Gorietti ci ha fatto un’ottima impressione, oltre che per la sua grande competenza, anche la sua umiltà.
“Innanzitutto non è dimostrato che il vincitore di uno Slam junior abbia davanti a sé un futuro da professionista di altissimo livello; è dimostrato invece che per avere una carriera ai vertici da pro si debbano conseguire buoni risultati a livello junior, eccetto rari casi. Quello che a mio parere conta di più da ragazzi, però, non è tanto aver vinto o meno uno Slam quanto invece aver costruito un livello di gioco che permetta al giocatore in questione di competere nel momento in cui si affaccia nel professionismo. È il caso per esempio di Jannik Sinner, ragazzo esploso lo scorso anno che ha sempre dato la priorità al progredire del proprio gioco rispetto ai risultati. Questo gli ha permesso un passaggio molto meno traumatico di altri dal circuito under al circuito maggiore’’.
Continua Gorietti: “Il punto cruciale è questo: l’obiettivo che deve perseguire un ottimo giocatore junior è quello di continuare a migliorarsi e non pensare mai che il proprio livello di gioco debba smettere di progredire a 17-18 anni, anche nel caso arrivino vittorie importanti. Se al contrario un ragazzo, seppur molto forte, pensa che il semplice allenamento che lo ha portato a vincere tra i coetanei basti per arrivare ai vertici anche del professionismo, è matematico che avvenga un’involuzione. Questo credo sia stato il limite più grande di Gianluigi: lui era conscio di avere un ottimo livello per il circuito junior, e pensava che sarebbe bastato dare semplicemente continuità agli allenamenti per arrivare al professionismo rapidamente, mentre invece aveva bisogno di modificare il suo tennis, di evolversi. In quei due anni insieme abbiamo cercato sì di progredire come ranking ma soprattutto di modificare il suo tennis, puntando ad avere un gioco più completo che gli permettesse di avere più soluzioni in partita”.

L’allenatore entra poi nel caso specifico: “Il problema di Quinzi è stato proprio questo, ha continuato ad allenare il suo tennis ma non a migliorarlo. C’è una grossa differenza: quando dico che non basta semplicemente continuare ad allenarsi, intendo che non bisogna incentrare interi allenamenti sempre sugli stessi aspetti, magari con più intensità e aumentando gradualmente i carichi di lavoro, perché questo non implica un miglioramento, tutt’altro. Questo aspetto è fondamentale per il futuro di ogni atleta, soprattutto nel momento in cui avviene il fatidico passaggio. Se l’obiettivo sarà sempre quello di continuare a progredire, anche a discapito dei risultati, allora verranno create delle basi solide, per cui il ragazzo in qualunque momento della sua carriera potrà apportare delle novità al proprio gioco, adeguarsi a ritmi e velocità diverse e, in seguito, come naturale conseguenza, iniziare anche ad ottenere risultati sul campo. Gran parte del mio lavoro con Gianluigi si è incentrato sul ‘liberarlo’ da schemi da cui il suo gioco dipendeva perché gli portavano tantissimi punti da junior, ma tra i grandi non avevano la stessa resa“.
Conclude poi Gorietti: ”L’età media dei top 100 ATP rispetto a cinque anni fa si è abbassata perché sono esplosi negli ultimi tempi tanti giovani molto promettenti che esprimono un tennis apparentemente ancora acerbo, ma che in realtà è in continuo sviluppo proprio perché da junior questi ragazzi non si sono concentrati solo sul consolidamento del proprio tennis specializzando il loro gioco, ma hanno inserito nel repertorio nuovi sistemi di gioco cercando di migliorare le proprie capacità, in modo da saperle adattare ad ogni tipo di situazione. Infatti queste nuove leve sanno giocare bene su ogni tipo di superficie. Concludo aggiungendo che anche se non lavoro più con Quinzi, avendo fatto io altre scelte, sono fermamente convinto che lui possa migliorare ancora e avere una carriera di ottimo livello”.
Sotto la guida di Gorietti, Quinzi ha raggiunto il suo best ranking. La loro collaborazione si è conclusa ad inizio 2019. Ad oggi il ragazzo non ha ancora saputo compiere il salto di qualità e vanta una sola presenza in tabelloni principali del circuito ATP (le due partite giocate a Marrakech nel 2017). Resta il fatto che Gianluigi Quinzi ha solo 24 anni, e se anche fino ad ora ha disatteso le aspettative, come ha detto il suo ex allenatore ha ancora il tutto il tempo per costruire una carriera di livello.
Gli esempi non mancano, soprattutto in casa nostra: tra i giocatori che sono esplosi “tardi”, i casi di Lorenzi, Cecchinato e Travaglia insegnano molto. I traguardi raggiunti da Paolino, che è stato anche numero uno d’Italia, sono forse ancora più significativi perché al tennista nato a Roma non viene riconosciuto un talento di base cristallino. Eppure il duro lavoro lo ha portato in alto, molto in alto.
Carlo Piaggio – Maestro FIT
Flash
WTA Miami: Carpe diem! Trevisan vince in rimonta una maratona con Liu e agli ottavi trova Ostapenko
Martina Trevisan sfrutta la porzione di tabellone rimasta orfana di Iga Swiatek. Troverà comunque sulla sua strada una campionessa Slam come la lettone. Contro Claire Liu è cresciuta alla distanza

[25] M. Trevisan b. C. Liu 4-6 7-5 6-4
Una maratona che ha finito per esaltare le doti di lottatrice di primo ordine qual è Martina Trevisan. Così si può riassumere la vittoria dell’azzurra nel terzo turno del Miami Open Presented By Itaù che dà seguito a quella ottenuta sulla qualificata giapponese Nao Hibino all’esordio, su un’altra giocatrice che con l’Asia ha a che fare essendo statunitense ma di origini cinesi: la n. 59 WTA ed numero 1 juniores Claire Liu, che nel 2017 oltre ad arrivare in cima alla classifica mondiale Under 18 disputò due finali Slam a Wimbledon e al Roland Garros trionfando a Londra. 3h18′ molto intense sul piano fisico, che sul rush conclusivo hanno premiato la tennista che ha mostrato più fame agonistica e una migliore tenuta atletica al cospetto della stordente umidità della Florida.
Un’affermazione maturata in rimonta con lo score di 4-6 7-5 6-4 che conferma appieno, quello che la stessa Martina aveva dichiarato ai microfoni di Ubitennis ad Indian Wells: ovvero la ritrovata la capacità di battagliare sulla lunga distanza, che ne mette in luce i punti di forza nascondendone gli oggettivi limiti fisici per quelli che sono i parametri dell’attuale panorama del tennis femminile in cui scorrazzano a più non posso le amazzoni e fanno al contrario fatica ad emergere le trottoline come la 29enne fiorentina.
Una Trevisan cresciuta gradualmente all’interno della partita, che dopo un primo set giocato senza la lucidità tattica necessaria e contraddistinto da svariati gratuiti inseriti in una versione complessiva decisamente a corrente alternata, ha visto finalmente la toscana ritrovare consistenza nel suo tennis ed un annesso maggiore ordine geometrico frutto in particolar modo di un innalzamento dell’incisività del proprio dritto. Nei parziali vinti, pur essendoci stato grande equilibrio e nonostante abbia concesso molte occasione all’avversaria, l’italiana ha controllato le operazioni gettando prima alle ortiche situazioni di vantaggio potenzialmente da contraccolpo psicologico per poi far valere la sua superiore esperienza sugli sprinti decisivi, dove l’americana ha invece mostrato il cosiddetto braccino.
Per la testa di serie numero 25 si tratta della seconda qualificazione agli ottavi di un WTA 1000, ora ad attenderla non ci sarà la n. 1 Iga Swiatek – che si è ritirata prima del torneo per via dell’infortunio alle costole occorsole in California e che curiosamente era stata proprio colei che aveva estromesso Liu al BNP Paribas Open -ciononostante troverà comunque una campionessa Slam: la belvetta e vincitrice dell’Open di Francia 2017 Jelena Ostapenko, la lettone ha superato la tds n. 13 Beatriz Haddad Maia 6-2 4-6 6-3.
Con il successo odierno, inoltre, l’azzurra si porta sul 2-0 negli head to head contro la 22enne californiana: il primo riscuote dolci ricordi nella toscana, dato che è maturato nella finale del WTA 250 di Rabat 2022 dove la “nostra” il suo primo titolo nel circuito maggiore.
Primo Set: il braccio di ferro sulla diagonale sinistra vede prevalere il bimane di Liu sul diritto di Trevisan
La partenza per Trevisan è tutta in salita, nonostante infatti la sfida prenda il via seguendo i dettami della lotta tanto cara a Martina; l’azzurra alternando costruzioni del punto a puntino a gratuiti piuttosto banali si ritrova immediatamente sotto 2-0 nel punteggio. La sostanza di questo inizio di match, se lo si osserva dalla prospettiva della 29enne fiorentina, è facilmente riscontrabile in una mera costatazione: Liu sta giocando meglio i quindici più importanti, che sono poi quegli che effettivamente decidono le sorti dei vari games.
La semifinalista del Roland Garros 2022, difatti, nel gioco inaugurale dell’incontro si era portata avanti 30-15 prima di concedere due palle break e capitolare alla seconda chance perdendo il proprio turno di servizio ai vantaggi. Anche nel successivo game, il primo della partita in risposta per la mancina italiana, la toscana si era inerpicata sino al pari 30, senza tuttavia anche in questo caso riuscire nella mission di salire a palla game.
Dunque, come spesso accade quando in campo c’è la nostra trottolina di Firenze e l’incontro si dispiega perennemente sul sottile filo dell’equilibrio, lo scontro che va in scena è all’insegna di chi dimostrerà di possedere maggiormente la capacità di far fruttare a proprio favore quei continui spiragli che si manifestano da ambo i lati per poter prendere in mano le redini del match. Inseguendo sul 2-1, stavolta è Martina a uscire indenne da una situazione delicata che avrebbe potuto mandare in fuga l’avversaria con tanto di doppio break e round alla battuta per salire sul 4-0 “pesante”, cancellando una pericolosissima opportunità per il secondo strappo a matrice statunitense.
Per quanto riguarda lo sviluppo tattico dello scambio, la partita è decisamente leggibile nella sua proiezione strategica: il 90% dei punti si stanno consumando sulla diagonale sinistra, dove vanno ad incocciare i fondamentali migliori da fondocampo di entrambe le protagoniste; il diritto di Trevisan contro il rovescio bimane di Claire. Chi delle due riuscirà ad essere più efficacie ed incisiva su tale direttrice, avrà la meglio nell’esito finale della contesa. Chiaramente, l’azzurra ha dalla sua il vantaggio di poter far valere da quel lato il proprio invidiabile uncino mancino, che tuttavia viene depotenziato nelle sue peculiarità per via della superficie estremamente rapida presente in Florida.
Perciò il match prosegue la propria andatura con, da un lato del campo la sostanza ritmata dell’americana di origini cinese e dall’altro, contestualmente e contrariamente, la mancanza di solidità ed in generale una versione, quella ammirata quest’oggi dell’ex n. 21 del ranking, troppo a corrente subalterna. Lo score, in seguito, registra una fase centrale della sfida in cui i servizi diventano maggiormente performanti, con una sequenza di quattro giochi (dal 3-1 al 4-3 Liu) in cui la giocatrice in risposta porta a casa un totale di quattro punti. Nell’ottavo game, paradossalmente, si materializza il vero turning point del parziale: Trevisan finalmente ritrova consistenza nel suo tennis, limita gli errori e alla seconda occasione del game (su quelle che sono le prime palle break nel match per l’azzurra) centra il contro-break riequilibrando così il punteggio sul 4-4. Purtroppo, però, questa ritrovata verve di robustezza del proprio gioco da parte dell’azzurra si rivela essere un effimero fuoco di paglia. Il diritto della n. 24 al mondo ritorna balbettante, e concede il fianco alla 22enne californiana che senza farsi pregare va ad intascarsi i successivi due giochi e di conseguenza il primo set: 6-4 Liu in 51 minuti.
Secondo Set: Trevisan trova finalmente lucidità tattica e solidità, spreca un’inziale vantaggio ma rimedia nello sprint finale
La risalita della china non poteva non passare da un ulteriore brivido corso lungo la schiena. Difatti la classe ’93 rischia di cappottare definitivamente ritrovandosi sotto 15-40 al servizio nel primo game de secondo set. Tuttavia, ad un passo dal burrone per l’ennesima volta ha messo in campo la sua tigna e la propria forza agonistica: così sequela di quattro punti consecutivi e la rimonta è servita.
Martina a questo punto si rigenera, acquisendo nuove ed insperate energie mentali che si ripercuotono chiaramente anche sul piano fisico frutto pure del primo vero calo a livello di solidità dell’avversaria: la versione passiva, poco consistente e non ordinata dell’azzurra fa spazio ad una testa di n. 25 che ora finalmente fa male con il dritto, comanda lo scambio e spinge sul corrispettivo destro di Liu. Fondamentale, questo della californiana, che viaggia decisamente meno rispetto al rovescio con un’abilità nel penetrare la palla totalmente agli antipodi: conseguentemente Claire non può che accorciare, giocando costantemente senza profondità, e permettere così alla toscana di potersi aprire gli angoli a proprio piacimento. Anche il servizio, poi, si fa più incisivo: in particolare nella traiettoria slice da sinistra e quindi la fiorentina non può che navigare a vele spedite.
Sul 4-2, però, si spegne nuovamente la luce e all’improvviso con una battuta italica ritornata traballante, arriva il contro-aggancio della giocatrice di casa che da par suo ha avuto il merito di rimanere in scia nel frangente di gara in cui la rivale era nella sua “nuvola” tennistica: siamo 4-4. La reazione di carattere alla perdita del vantaggio di Trevisan non tarda a palesarsi, nel decimo game si procura in ribattuta un set point attraverso un gran passante di dritto, ma è lo stesso colpo a tradirla nel momento più importante mancando il campo in larghezza con il cross. Alla fine Liu si salva e si va ad oltranza, 5-5. Tuttavia sul 6-5 è déjà vu, Claire sbaglia l’impossibile con la sua esecuzione da fondo più instabile, il dritto, ritrovandosi 15-40 e altri due set ball da dover fronteggiare. Rimedia sul primo con il rovescio, ma la terza chance complessiva di incamerare il parziale è quella buona per Martina: il bimane in avanzamento dell’americana si stampa in rete, 7-5 Trevisan dopo oltre 1h10′ di durata della frazione.
Terzo Set: la volata finale è di Trevisan, che mostra più fame e una migliore tenuta fisica al cospetto della copiosa umidità della Florida
Pronti via, e la toscana subisce il contraccolpo dopo lo sforzo profuso per trascinare di peso lo scontro al terzo set. 0-40 e subito tre palle break consecutive da frantumare per l’italiana. In qualche modo, la toscana riesce a scalare la montagna soprattutto però grazie ad Liu sciupona con il solito dritto. Ma purtroppo ai vantaggi, la classe 2000 si procura una quarta opportunità che questa volta è fatale alla mancina in campo. Adesso è semplicemente battaglia su ogni singolo quindici, altro game ai vantaggi in cui la caparbietà della 29enne fiorentina fa sì che l’ex n. 1 giovanile non sfrutti tre palle per il 2-0 e conceda invece l’1-1 subendo le catenate di dritto provenienti dalla racchetta di Martina. L’azzurra ora cerca di alternare sapientemente le traiettorie dei suoi ganci sinistri, per evitare di dare ritmo all’americana – situazione tattica in cui la 22enne ci sguazza appoggiandosi bene sulle fiammate italiche – sporcando di tanto in tanto il gioco con qualche tiro con parabola più arcuata. Un rischio non da poco visto la rapidità del Laykold di Miami, che può rivelarsi arma a doppio taglio, ma che la “nostra” riesce a gestire perfettamente grazie ad una grande dose di maturità.
Il duello di logoramento mentale in questo rush finale non può non trovare anche nella condizione fisica, una chiave di lettura utile nell’indirizzare la sfida verso una o l’altra direzione dato l’elevato grado di umidità che si percepisce (entrambe le giocatrici ad ogni cambio campo sono infatti costrette ad asciugare una sudorazione in continuo aumento) quando in Florida si stanno avvicinando le 21:00 mentre in Italia si è ad una sola ora dallo scocco dell’ora legale e le quasi tre ore complessive del match. La serrata contesa non cenna a placarsi, si arriva a metà parziale – 3-2 per Trevisan – in cui quattro dei primi cinque games del set sono andati ai vantaggi ma dove comunque a concedere di più al servizio è stata la toscana con altre cinque palle break distribuite in due distinti turni di battuta. Ma è certamente Martina attualmente ad avere il controllo delle operazioni, denotando una migliore tenuta atletica coadiuvata da una maggiore determinazione nel volersi andare a prendere il successo. E difatti nel sesto game, l’allieva di Matteo Catarsi rompe gli indugi breakkando grazie ad super punto sugli scudi vinto in difesa: rappresentativo della garra della toscana, prima recupera con il back bimane per poi agganciare la sfera in corsa dall’altro lato del campo con il dritto in chop a tagliare la metà campo avversaria e trovare il vincente sull’angolo opposto.
Tuttavia come avvenuto pedissequamente nel secondo set, l’azzurra si “mangi” un altro vantaggio facendosi agganciare dal 4-2 al 4-4. In questa volata finale, si sta assistendo una crescita generale del livello complessivo della partita: ambedue stanno esprimendo il massimo sforzo nonostante la rispettiva riserva energetica oramai ridotta al lumicino, soprattutto Liu essendo più in difficoltà sul piano fisico sta abbandonando la sua comfort zone del palleggio intenso dalla linea di fondo per verticalizzare maggiormente. Ma ancora una volta sono la fame e la superiore esperienza di Martina a tracciare la differenza, sul 5-4 con tanto di aiutino da parte di Claire che tradisce ancora tensione quando la palla scotta come già dimostrato a fine secondo set manda agli archivi un doppio fallo sul 30-30 e poi tocca a Martina completare l’opera con un passante lungolinea di diritto al fulmicotone raccattato letteralmente da terra. La maratona è sua, dopo 3h18′ con set finale durato la bellezza di 1h16′ la n. 1 del nostro movimento femminile sfrutta la porzione di tabellone lasciata sguarnita dal ritiro di Swiatek e vola agli ottavi di un ‘1000’ per la seconda volta in carriera.
Flash
WTA Miami: Linette spegne i lampi dorati di Azarenka, Potapova ha carattere ed estromette Gauff
Ostapenko più forte del tifo paulista, nessuna fortuna per Samsonova contro Zheng

[20] M. Linette b. [14] V. Azarenka 7-6(3) 2-6 6-4
Quando scende in campo il vecchio campione alla ricerca di qualche baluginio del passato splendore, lo spettacolo del bagaglio tecnico e caratteriale del purosangue regala spesso emozioni e ammirazione. È stato il caso di questo sedicesimo di finale del WTA Miami Open tra Azarenka e Linette.
La numero 14 del seeding ha esibito il suo campionario di soluzioni arrischiate e geniali da fondocampo, ma ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte ad una giocatrice forte, concreta e paziente, capace di un contrattacco insidioso che Victoria non ha saputo disinnescare che nella parte centrale del match. Linette supera la rivale per la prima volta nella carriera, dopo due sconfitte (tra cui una proprio a Miami, nel 2016), e aspetta la vincente tra Pegula e Collins.
Entrambe cominciano bene alla battuta, con buone percentuali tanto sulla prima che sulla seconda palla. La polacca mette a segno anche tre ace, di cui due nel game d’apertura. La bielorussa è da subito in palla con il rovescio, e utilizza il dritto, soprattutto in cross, per aprirsi il varco dove infilare il suo rovescio oggi assai appuntito.
L’equilibrio si spezza all’improvviso sul 3-3, con Linette che, vittima di un passaggio a vuoto, cede a zero la battuta spedendo di circa due metri oltre la linea di fondo un facile dritto a campo aperto. Con maggiore personalità l’ex numero uno del mondo continua a cercare la soluzione vincente, mentre la trentunenne di Poznan aspetta il momento adatto per un colpo in contrattacco.
Mentre serve per il set sul 5-4, Azarenka spedisce a sua volta ben al di là della linea di fondo un comodo dritto. Un rovescio lungolinea parimenti lungo della tre volte campionessa del torneo completa il contro-break per la rivale, che così rinfrancata sale 6-5.
Azarenka procede a strappi, alternando buone idee a errori gratuiti. Sul 5-6 40-40, con la rivale a due punti dal set, scocca un rovescio in cross che è un mirabile scorcio sul coraggio leonino (Bielorussia terra di grandi felini) della trentatreenne di Minsk. Si materializza così il tie-break, con Azarenka che non smette di imporre la sua linea di gioco. Ed è qui che la polacca evidenzia la sua maturità, non disunendosi di fronte alle velleità della ex campionessa: rompe l’equilibrio con un rovescio lungolinea splendido e incassa la frazione al decimo punto (7-3), con un doppio fallo della rivale. Per Linette tre ace, per Azarenka 4 doppi errori, in un’ora e tre minuti.
È proprio con un doppio fallo la bielorussa cede il game d’ingresso al secondo parziale. Linette pare possa prendere il largo in virtù di una condizione atletica superiore; Vika da segnali di stanchezza e forza i colpi per accorciare gli scambi. Sotto per 2-0 annulla una palla-break delicatissima e rimane vicina nel punteggio alla rivale, ed è il game che cambia il volto del set. Linette denuncia limiti caratteriali importanti cedendo il break di vantaggio con un dritto lungo e largo di alcuni metri, e sempre con un altro dritto mal cresciuto pochi minuti dopo consegna un altro game alla battuta.
Azarenka scappa dalla trappola del possibile 0-3 pesante e, avvertendo il momento scomodo della sfidante, riprende il comando degli scambi e con una striscia di sei game consecutivi forza la conclusione della contesa al set decisivo.
La bielorussa parte alla battuta e lancia quattro vincenti consecutivi per chiudere il game a zero. È nel momento più brillante e spinge anche alla risposta, mentre Linette non trova più conforto nella prima di servizio e viene attaccata senza posa. L’ottavo game in fila e il break è cosa fatta per Vicka, che forse si rilassa e cede a sua volta il servizio, con il classico doppio errore sul 30-40.
È il segno di un ribaltamento improvviso: sul 2-2 Azarenka al servizio mette una palla corta in corridoio e si attarda a discutere con il giudice di sedia, nonostante le immagini la smentiscano chiaramente. L’atleta di Minsk si innervosisce e subisce un altro break mettendo in rete un dritto d’attacco piuttosto agevole. Dopo un 8-0 per lei, ecco un 4-0 di marca polacca.
Azarenka si scuote e riprende a cercare le righe per sfondare la difesa della numero 19 del mondo, ma dopo oltre due ore di forcing la condizione atletica non è più ottimale, e Linette ha buon gioco nel contenere e favorire l’errore della rivale.
Sul 5-4 Magda serve per il match e Vicka trova la forza di tornare da 40-0, ma si deve poi arrendere. Prova magnifica e sfortunata per lei, a passare è la più solida delle due in questo momento.
Altri incontri:
[23] Q. Zheng b. [12] L. Samsonova 5-7 7-6(5) 6-3
La cinese Zheng supera a sorpresa Ljudmila Samsonova; a sorprendere è soprattutto il parziale di sei giochi consecutivi con cui l’asiatica chiude la partita, che sembrava finita dopo che la russa aveva messo a segno uno straordinario dritto vincente a uscire per il break nel secondo game del set decisivo.
Coraggio da parte di entrambe e tennis rapidissimo hanno contraddistinto le tre ore e otto minuti di battaglia, con la cinese capace di ben diciotto ace, mentre spiccano di contro i nove doppi falli della testa di serie numero 12. Zheng si prende così immediata rivincita dopo le sconfitte patite da Ljudmila sul campo nella semifinale di Abu Dhabi e per walkover a Dubai. Negli ottavi per lei c’è Potapova.
[24] J. Ostapenko b. [13] b. B. Haddad Maia 6-2 4-6 6-3
Jelena Ostapenko è più forte anche della torcida verde-oro che invade pacifica ma rumorosa le gradinate. Supera Haddad Maia nell’incontro tra bombardieri, dimostrando maggiore solidità della tennista paulista. La brasiliana ha ceduto il primo set con un doppio fallo ma si è presa il secondo con un ace (sette alla fine, contro i sei dell’avversaria). Il merito della vincitrice di Parigi 2017 è di non perdersi d’animo dopo aver subito il break nel primo gioco del terzo set. Dallo 0-2 il parziale di cinque giochi a uno le permette di entrare da favorita nel match degli ottavi di finale, dove se la vedrà con Liu oppure con la nostra Trevisan.
[27] A. Potapova b. [6] C. Gauff 6-7(8) 7-5 6-2
Anastasia Potapova prova a concentrarsi sul tennis, dopo le chiacchiere sulla maglietta dello Spartak Mosca esibita negli scorsi giorni e le polemiche del match precedente con Kostyuk. E sforna una prova maiuscola di fronte a una audience decisamente dalla parte della giovane speranza americana.
Gauff fa suo il primo set al tie-break per 10-8 e serve per il match sul 5-3 nel secondo parziale. Ma Potapova mostra un carattere di ferro e ribalta tutto, chiudendo il set con uno scambio memorabile in cui entrambe devono coprire la linea di fondo più volte a sinistra e a destra. Nel terzo set dopo il 2-2 Gauff subisce per la seconda volta un parziale di quattro giochi a zero, che proietta la giovane russa all’ottavo di finale con Zheng.
[3] J. Pegula b. [30] D. Collins 6-1 7-6(0)
ATP
ATP Miami: Sonego rimonta Evans e vola al terzo turno
Lorenzo bissa il successo su Thiem con una vittoria in 3 set sul britannico N.23 del seeding

L. Sonego b. [23] D. Evans 4-6 6-3 6-2


Dopo un inizio di giornata sportivamente drammatico per il tennis azzurro a Miami, Lorenzo Sonego conferma tutta la sua esuberanza agonistica rimontando a suon di diritti vincenti Daniel Evans in un match molto divertente sul Campo N.1, lo stesso dove prima di lui aveva perso Matteo Berrettini contro l’americano McDonald,
Il match che ha visto contrapposte la potenza di Sonego e la varietà di gioco del britannico si potrebbe riassumere con una curiosa statistica. Dopo aver ceduto a zero la battuta nel gioco d’apertura del match, Sonego ha annullato le successive 12 palle break da lui affrontate oppure, se volete, Evans ha mancato le 12 successive. Peraltro sempre in crescendo: 2 nel primo set che avrebbero reso ancora più netto il 6-4 Evans finale. 4 nel secondo set vinto da Sonego per 6-3 e addirittura 6 nel terzo set nonostante il 6-2 finale possa far intendere un dominio di Sonego in realtà solo apparente. Alla fine infatti ci sono volute quasi 2h30 per chiudere la contesa con Evans visibilmente contrariato per la sua mancanza di killer instinct. Dopo il break subito in apertura di terzo set ha addirittura trasformato la racchetta in un oggetto non identificabile prendendosi l’inevitabile warning dal giudice di sedia.
Sonego è stato paziente, consapevole che con il passare dei minuti, il tennis brillante ma molto difficile del suo avversario avrebbe perso in efficacia e infatti Sonego ha progressivamente preso il comando degli scambi da fondo lasciandolo esplodere il suo dritto quanto più possibile. A quel punto Evans non ha potuto fare altre che affidarsi alle variazioni con le discese a rete e le rasoiate in slice ma in termini di pesantezza di palla e di resistenza fisica Lorenzo era ormai incontenibile.
Una bella vittoria che fa il paio con quella di primo turno contro Dominic Thiem che per quanto lontano dai fasti del passato, è sempre un primo turno da prendere con le molle. Ora il livello potrebbe salire ancora se come da pronostico Frances Tiafoe batterà il giapponese Watanuki nella notte italiana