Gaudenzi a Sky: "Decisioni difficili, prossime due settimane decisive"

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Gaudenzi a Sky: “Decisioni difficili, prossime due settimane decisive”

Il presidente ATP non si sbilancia sulle modalità della ripresa agonistica, ma a New York si dovrebbe giocare. “Poche risposte dai governi, serve unità”

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Lo US Open si dovrebbe giocare, salvo gravi imprevisti che peraltro, con questi chiari di luna, non si possono assolutamente escludere. Nel corso di un’intervista concessa a Sky Sport, Andrea Gaudenzi, presidente ATP, per obbligo o per scaramanzia ha poca voglia di sbilanciarsi, ma nella fitta nebbia estiva che avvolge la ripresa del tennis professionistico uno squarcio di luce dovrebbe illuminare la Grande Mela: sono autorizzati tutti gli scongiuri del caso. Per la prima volta dalla prima settimana di marzo ieri a New York non si sono registrate vittime da Covid e la situazione pandemica generale pare essere in miglioramento. Il sindaco Bill De Blasio, comprensibilmente molto cauto, ha comunque confermato che il tradizionale ultimo Slam stagionale – secondo e penultimo nello strano anno del Coronavirus – si giocherà.

Il campionato di baseball e lo US Open sono alcuni esempi di grandi eventi sportivi che si disputeranno a porte chiuse, ha detto il sindaco nell’attesissima conferenza stampa di ieri, dissipando i dubbi generati dalle dichiarazioni rilasciate nel weekend dallo stesso De Blasio, che aveva annunciato “la sospensione di tutte le manifestazioni aventi carattere pubblico fino al prossimo 30 settembre.” Nel resto degli Stati Uniti, e specialmente nel sud, la situazione in peggioramento allarma la governance del tennis e gli stessi membri del sindacato, che poi sarebbero i giocatori, e il presidente ATP non può far molto per rassicurarli. “Negli ultimi tre mesi abbiamo preso un numero di decisioni importanti che non ha eguali nella storia del nostro sport. Noi, la WTA e l’ITF abbiamo iniziato la fase segnata dal Covid in modo conflittuale, permettetemi di dire scapestrato, ma non da oggi stiamo lavorando duramente e uniti verso l’unico obiettivo realmente importante, che è poi la ripresa dell’attività in sicurezza.

Per il momento, il lavoro unitario ha partorito un protocollo di settanta pagine alla cui stesura hanno collaborato anche USTA e FFT: i presidi medici, le restrizioni per giocatori, stampa, addetti ai lavori e il resto della normativa utile a regolare l’emergenza sono ivi elencati con dovizia di particolari, ma il virus ha il brutto vizio di essere imprevedibile, e la situazione ai quattro angoli del globo è talmente differente da rendere impossibile la realizzazione di un asse credibile con i vari governi nazionali. “Abbiamo tante domande e poche risposte,” ha continuato Andrea, “perché molte risposte sono obiettivamente impossibili da dare.” Tra le più attese, la teoria sulla policy relativa alla quarantena dopo ogni sconfinamento.Il tennis rispetto ad altri sport è svantaggiato in questo senso proprio per la sua internazionalità. Gli atleti arrivano a un torneo da tutte le parti del mondo e da detto torneo si muovono verso un’altra nazione se non verso un altro continente. Calcio ed NBA possono chiudersi in una bolla più o meno grande e lì svolgere i loro eventi, noi non lo possiamo fare. E i governi non stanno dando indicazioni circa eventuali esenzioni in favore degli atleti coinvolti.

E guardando oltre il mese occupato da Us Open e Roland Garros il quadro si fa ancora più ingarbugliato: “Non abbiamo idea di come andranno le cose nello swing asiatico e nella stagione indoor europea. Purtroppo sarò banale, ma non posso prevedere come si comporterà il virus, ci sono troppe variabili fuori dal nostro controllo.” Se non altro, il governo della pallina gialla è riuscita a trovare il modo di preservare i giocatori dalla slavina delle cambiali in scadenza nel ranking, offrendo loro la chance di inserire nel “best 18” il miglior risultato ottenuto in ogni torneo tra il 2019 e il 2020. “Ogni scelta è migliorabile, ma questa mi sembra una buona operazione. Lo abbiamo fatto per tutelare tutti i giocatori che, legittimamente, non dovessero sentirsela di mettere a repentaglio la propria salute viaggiando per tornei.

Molta cautela, in definitiva, nelle parole del grande capo dell’ATP, anche se la voglia di mostrarsi ottimista comincia a reclamare spazio. “Devo esserlo per forza, ma non posso fare voli pindarici. Dobbiamo capire che se un giocatore dovesse risultare positivo al Covid nel corso di un torneo, quel torneo non si potrebbe bloccare di colpo, magari una volta raggiunti i quarti o la semifinale. Per questo motivo dobbiamo essere guardinghi, ponderare ogni minima evenienza prima di dare ogni singolo via libera. Le prossime due settimane saranno decisive.

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