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L’unità di misura di Elise Mertens

La storia di una giocatrice che curiosamente ha compiuto il salto di qualità a partire da uno degli episodi più anomali e controversi degli ultimi anni

Last updated: 30/08/2020 19:27
By AGF Published 28/07/2020
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20 Min Read
Elise Mertens - Doha 2019 (foto via Twitter, @QatarTennis)

La svolta di Hobart
A 21 anni compiuti, Mertens comincia la stagione 2017 con due grandi obiettivi: entrare per la prima volta in Top 100 e poter partecipare regolarmente agli Slam, visto che sino a quel punto solo una volta ha giocato nel tabellone principale di un Major (US Open 2016). Quindi il vero traguardo di inizio stagione è l’ingresso nel main draw dell’Australian Open.

Nell’attesa si è iscritta a un paio di tornei di preparazione: Brisbane, dove ha perso al primo turno delle qualificazioni, e Hobart, dove per entrare in tabellone deve di nuovo superare le qualificazioni. Vince i tre incontri previsti (Hibino, Galfi, Vickery), ed entra nel tabellone principale dell’International. Al primo turno sconfigge Kiki Mladenovic e si ritrova al turno successivo ancora contro Sachia Vickery (rientrata come lucky loser). Normalmente sarebbe un ottimo sorteggio, ma c’è una controindicazione enorme, che va spiegata nel dettaglio.

Martedì 10 gennaio 2017, Vickery e Mertens si giocano l’accesso al terzo turno. In classifica WTA sono numero 127 e numero 135. Con un ranking del genere non possono partecipare direttamente allo Slam australiano, che si disputa la settimana successiva: devono passare dalle qualificazioni. Ma c’è un problema: se a Hobart si è ammesse al terzo turno, non c’è più la possibilità di prendere parte alle qualificazioni dello Slam, che stanno ormai per iniziare a Melbourne. Occorre fare una scelta.

Nessuno può dirlo ufficialmente, ma quasi di sicuro la situazione è questa: tutte e due hanno deciso di lasciare Hobart, e per farlo hanno escogitato la medesima exit strategy: ritirarsi dal match e trasferirsi subito a Melbourne. Entrambe scendono in campo con una evidente fasciatura: Vickery al polpaccio destro, Mertens all’avambraccio destro.

Dopo appena un game, si assiste a questa scena: Elise chiede al giudice di sedia l’intervento del trainer, lamentando problemi fisici. Sachia, che stava cambiando campo per andare ad affrontare il secondo game, reagisce immediatamente: chiama anche lei il trainer. Poi diventa questione di attimi. Entrano le due fisioterapiste e la prima a comunicare l’intenzione del ritiro è Vickery, che brucia sul tempo l’avversaria.

Risultato: Vickery perde, e va a Melbourne; Mertens vince (per ritiro) e rimane in Tasmania, dovendo rinunciare allo Slam. Durata del match Mertens vs. Vickery: un game.

Le norme WTA di allora consentivano di iscriversi a più eventi con sovrapposizioni di calendario, e le giocatrici che ipotizzavano di perdere spesso a inizio settimana ne approfittavano. Ma dopo Hobart la WTA decide che si è passato il segno. Sette forfait (e sette lucky loser) prima dell’inizio, altri due ritiri a torneo in corso su 32 partecipanti; e la scena della doppia rinuncia al primo game come ciliegina sulla torta: a fine stagione cambieranno le regole.

I destini di Vickery e Mertens (che si sono incrociati ben due volte a Hobart) da questo momento divergono. Sachia va a Melbourne e perde al primo turno di qualificazione: niente Slam, e niente Top 100. Elise che è dovuta rimanere in Tasmania, si “consola” con il miglior torneo della vita (sino ad allora). Batte Kiki Bertens, Diana Fett e poi in finale anche Monica Niculescu e vince il primo torneo WTA della carriera. Questo successo le permette di entrare per la prima volta in Top 100, e di evitare le qualificazioni negli Slam successivi.

Un salto di status che Elise mette a frutto in pieno: comincia a giocare con notevole solidità, tanto che chiuderà il 2017 al numero 35 del ranking. Detto per inciso: Vickery invece chiuderà la stagione fuori dalle prime cento, eliminata nelle qualificazioni sia al Roland Garros che a Wimbledon.

Non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se quel giorno a Hobart Mertens avesse comunicato una frazione di secondo prima l’intenzione di ritirarsi, perdendo l’incontro e con quello anche i fondamentali 280 punti conquistati vincendo il torneo, che le hanno permesso di entrare direttamente in molti tabelloni WTA.

Non solo. Dopo Hobart, Mertens viene convocata in Fed Cup per la prima volta, e da quel momento entra in pianta stabile nel team belga, di cui si ritroverà numero uno nel giro di qualche mese. Al primo impegno, nel mese di febbraio, Elise batte quasi da sola la Russia: in trasferta a Mosca vince i suoi due singolari (contro Pavlyuchenkova e Vesnina) e poi anche il doppio, che vale il 3-2 definitivo. Eroina del confronto, da esordiente.

Tutto quello che le era costato diversi anni di applicazione con poche soddisfazioni, si realizza nel giro di pochi giorni. Dal viaggio australiano del 2017, per Mertens inizia una nuova fase di carriera, con una stagione che le vale complessivamente ben cinque semifinali e due finali (oltre a quella vinta a Hobart quella persa sulla terra di Istanbul).

Il 2017 è anche l’anno che segna un cambio di collaborazione tecnica. Elise in quel periodo periodo ha come base la Clijsters Academy, ma dall’inizio dell’anno unisce aspetti sentimentali e tecnici, visto che il suo coach è anche il fidanzato, Robbe Ceyssens. Per un periodo a cavallo fra 2018 e 2019, Mertens proverà come coach di riferimento altri nomi (prima Dieter Kindlmann, poi David Taylor) per poi riprendere con Ceyssens da Doha 2019 in poi.

a pagina 3: Ancora l’Australia: la semifinale di Melbourne 2018

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TAGGED:australian open 2018elise mertenswta hobart 2017
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