Sing & Volley: tra accordature e incordature

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Sing & Volley: tra accordature e incordature

Con una racchetta e una chitarra si può creare una canzone perfetta: dove l’amore incontra l’arte e il rock scandisce il tormento. Da Bertè-Borg fino ad Agassi-Streisand

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Una racchetta si incorda, una chitarra accorda, tutto al punto giusto. Dar vita alla propria canzone.

“prendi e te ne vai
e non mi chiami mai… mi manchi… mi manchi …
quella fortunata
io la donna più invidiata… dicono di me…
ma tu già mi manchi”


Loredana Bertè scriveva questo in attesa di capire Bjorn Borg “il tennista” come lo chiama lei, che fine avesse fatto e dove. Fece notizia il matrimonio tra il campione icona del tennis e la cantante. Doveva avere una propensione per questo sport Loredana, già apparsa anni prima al fianco di Adriano Panatta. Era bellissima, come anche cantava, dalla invadente fisicità. Un carattere burrascoso, sorella famosa, una storia familiare complicata ed ecco confezionato un bel personaggio. Loredana cantava con l’anima e la sua era di quelle ribelli. Come poteva una così finire nelle mani di Borg, prototipo dello sportivo serio, scrupoloso, razionale, cinico e freddo? Semplice: il Borg visto in campo aveva sedato dentro di sé un mostro che prima o poi sarebbe venuto fuori e riscosso tangente. La carriera di Borg fu strepitosa ma durò poco, sostituita da dissolutezze e disastri finanziari grossi quanto gli Slam vinti. Un autore non sempre è quello che la sua canzone fa cantare.

Una stilettata di rovescio per chiudere morbidamente a rete, una poesia in rock: se c’è Borg deve esserci anche McEnroe, una strofa vuol sempre il proprio ritornello.

“Take me now, baby, here as I am
Pull me close, try and understand
Desire is hunger is the fire I breathe
Love is a banquet on which we feed”

Testo di Bruce Springsteen, canta Patti Smith. Non è che il Boss l’avesse scritta per lei, ma la leggenda narra che non gli entrò nel disco e al momento di scartarla, pensò di cederla alla tipa che stava registrando nella sala affianco dello stesso studio. Patti accettò, ringraziò, adattò il testo a sé e ne fece un successo mondiale.

A livello lessicale quasi… un incrocio col tennis, perché una sera ad un party, a un’altra Smyth un po’ meno nota – Patty, di origini irlandesi ed estrazione musicale rock – presentarono John McEnroe. Amore a prima vista, anche se sarebbe servito un po’ di tempo per dichiararselo. John le avrebbe chiesto anche di suonare con lei, visto che aveva sempre covato il sogno di divenire una rock star, ma Patty, ben più saggia non avrebbe mai chiesto a John in cambio di partecipare al doppio misto a Wimbledon.

John incise anche un disco presentandolo in tour, ma su consiglio di Patty decise di continuare a dedicarsi alle corde che gli davano i suoni migliori, quelle della sua Dunlop. Amante dell’arte e dello spettacolo John veniva da un primo matrimonio con la promessa hollywoodiana Tatum ‘O Neil, figlia di Ryan. Son davvero tanti i tennisti che nella loro vita avrebbero potuto coniugare i mondi dello sport e dell’arte più di Supermac? No, a voler essere seri.

Nel proprio piccolo che piccolo in queste cose mai è, l’intreccio tutto italiano di tennis e canzoni Paola & Paolo. Lui, Paolo Canè, tennista di estro volubile dai grandi sprazzi, lei, Paola Turci cantante da quarti di finale nello Slam delle charts e da serata finale di Sanremo. Unirono le loro sorti per un periodo. A volerli cercare, dei punti di incontro con i due grandi newyorkesi. Paolo di John aveva il modello di racchetta, la tendenza ad usarla come un fioretto e la capacità di perdere la brocca in campo, Paola di Patty l’immagine e somiglianza al punto che da ragazza faceva vedere la copertina di “Easter” alla madre che credeva fosse la figlia. Canè rimane nella storia del tennis italiano come un animale da Davis, Turci una cantante dalla buona carriera, duratura, costante con una storia di un incidente stradale che ha rischiato di ucciderla, di cui porta ancora i segni e da cui ne è uscita volando più forte.

“E volo così a braccia aperte tra le nuvole
Volo così nell’aria aperta senza limiti
Volo più in alto e mi respiro l’impossibile
Volo planando e così mi sento vivere
Volo fra questi scogli superando il mare
Volo nel sole perché ho voglia di bruciare
Volo così, volo così, volo così”

Andrè Agassi fu tennista dal look punk, anche se negli anni ’80 il punk era diventato talmente mainstream da rendere difficile comprendere dove fosse il limite tra esserlo, apparirlo o apparire altro. L’epopea del giovane armato di chitarra non si era certo spenta, anzi evoluta, passata dalla chitarra spara fiori della Summer of Love, a quella spara borchie della Anarchica London calling, meno sobria, decisamente più rumorosa, appariscente e paradossalmente consumista. Non aveva la passione del suonare, come l’avevano Jim Courier e Pat Cash, pirata musicalmente meno capace e famoso di Little Steven o, naturalmente, del dio Keith Richards a cui il personaggio di Depp nei Caraibi dovrebbe erigere un monumento. Ovviò Andrea, lui così cool e giovanile, fidanzandosi con la classica Streisand dalla mirabile voce.

A Woman in Love può accettare che il suo uomo si diverta come un bambino a lanciar palle come proiettili, in realtà Andrè, di anni in meno rispetto alla compagna cantante famosa ne aveva diversi e si persero presto. Anche a lui era capitato di darsi al cinema oltre che alla canzone, sposando l’illibata, si diceva, Brooke Shields. Ci sarebbero voluti i taglienti rovesci di una tennista a portarlo sulla propria strada definitiva, ma che Steffi Graff fosse abile come nessuna a scagliar dardi, lo si poteva dedurre.

Yannik Noah aveva personalità senza confini, non scelse cantanti per la vita, fece tutto da solo e cantò direttamente. Una volta appesa la racchetta al chiodo, incise un disco che gli fece scalare le classifiche, cosa già accadutagli da tennista. Era un performer nato Yannick, sia con racchetta che microfono, con in dono dal destino, il senso del tempismo. “Saga Africa” singolo di maggior successo, fu pubblicato nel 1991, anno della vittoria della Francia in Davis, divenendone l’inno, cantato e danzato durante i festeggiamenti in quelle giornate di Lione.

Da Bobo Zivojinovic della Jugoslavia che fu, a Grigor Dimitrov che campione chissà se sarà, l’intreccio tra tennis e mondo della canzone in quanto a relazioni sentimentali, ha diversi paragrafi, così come capitoli, il mondo dello sport e dello spettacoli più in generale. Eventi pop(olari) mai troppo distanti che spesso si incontrano, specie nella Società dell’Immagine ora ingigantita dalla presenza dei social e dal valore di un “like”. Una racchetta si incorda, una chitarra accorda, tutto al punto giusto, per dar vita alla propria canzone.


Nella prima versione del pezzo avevamo (colpevolmente! cilicio per noi) confuso Patty Smith – cantante e moglie di John McEnroe – con Patti Smith, l’effettiva poetessa del rock che ha portato al successo Because the night. Ci scusiamo, ferragosto può tirare brutti scherzi anche all’irreprensibile redazione di Ubitennis…

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