Quattro temi (e mezzo) da Lexington - Pagina 3 di 3

Al femminile

Quattro temi (e mezzo) da Lexington

Da Jennifer Brady a Serena Williams, passando (in parte) per Jil Teichmann: in vista dello US Open il circuito WTA è tornato a giocare sul cemento, proponendo spunti interessanti

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Jennifer Brady - Brisbane 2020 (via Twitter, @BrisbaneTennis)
 

4. Shelby Rogers
Per quanto riguarda la sconfitta subita da Serena, credo sarebbe ingiusto concentrarsi solo su Williams, trascurando i meriti di Shelby Rogers. È vero che Rogers a Lexington è entrata in tabellone solo grazie a una wild card, visto che il suo numero 118 in classifica l’avrebbe obbligata alle qualificazioni; ma quel ranking non corrisponde al suo effettivo potenziale: è invece la conseguenza di una serie di traversie fisiche che l’hanno fortemente penalizzata.

Rogers è infatti reduce da un paio di stagioni compromesse da un serio problema al ginocchio sinistro. Nel 2018 aveva giocato solo due match, fermandosi in marzo dopo Indian Wells per via di un dolore causato dalla cartilagine della articolazione. Fallita la terapia conservativa, la guarigione è arrivata solo a metà 2019, dopo l’inevitabile operazione e una lunga convalescenza.

Superati i mesi di rodaggio del 2019, e con una classifica tutta da ricostruire, nei programmi di Shelby il 2020 doveva essere la prima stagione “normale”, disputata interamente senza problemi fisici. Ma anche nel suo caso il coronavirus ha ritardato tutti i programmi di rientro ad alti livelli.

Magari è solo una mia impressione, ma per il suo modo di giocare e per le caratteristiche fisiche, Shelby Rogers mi ricorda Kaia Kanepi: molto pericolosa da ferma, con un dritto che nelle giornate giuste può fare molti danni, e con un rovescio “di manovra” meno incisivo ma che è migliorato nel tempo. Come Kanepi, anche Rogers non ha nella mobilità un punto forte, ma se riesce a tenere in mano l’iniziativa dello scambio può diventare molto pericolosa, anche per le primissime della classifica. Kanepi per esempio ha sconfitto al primo turno dello US Open 2018 Simona Halep per 6-2, 6-4; Rogers ha fatto qualcosa di simile al primo turno delll’Australian Open 2017, battendo Halep per 6-3, 6-1.

Ma da “kvitoviano” ricordo anche un match nel quale Rogers mi ha dato un grande dispiacere: al terzo turno del Roland Garros 2016 aveva battuto Kvitova per 6-0, 6-7, 6-0; ebbene, nel terzo set di quella partita praticamente ogni volta che colpiva la palla di dritto otteneva un vincente. Una giornata di ispirazione fenomenale.

Shelby ha 27 anni, e quindi non è detto che non possa tornare ai suoi livelli migliori, quando si era spinta fra le prime 50 del mondo. Intanto con i punti conquistati la scorsa settimana è tornata in Top 100: posizione numero 95.

5. Coco Gauff
Con il meccanismo dei punti in scadenza congelato dalle nuove regole, è naturalmente salita in classifica anche Coco Gauff, che grazie alla semifinale di Lexington si è portata sino alla posizione numero 50 (sfiorando il proprio best ranking da numero 49).

Gauff è stata sconfitta in semifinale piuttosto nettamente dalla futura vincitrice Brady, ma nei turni precedenti a mio avviso ha confermato di possedere una dote naturale abbastanza sorprendente e rara per una teenager. Si tratta di una qualità che avevo notato già in precedenza: legge con acutezza le partite sul piano agonistico, e reagisce tatticamente di conseguenza. Devo chiarire bene questo punto, perché potrebbe sembrare in contraddizione con quanto ho spesso sostenuto; vale a dire che è molto difficile capire il vero carattere delle giocatrici quando sono così giovani, perché hanno la fortuna di scendere in campo con meno pressioni, e quindi con la possibilità di rischiare e sbagliare a cuor leggero.

Ma quelli sono aspetti soprattutto agonistici. Qui invece parlo di questioni psicologico-tattiche. Non è che lei vinca le partite o le ribalti mettendosi a rischiare colpi estremi o soluzioni iper-azzardate, colpendo a braccio libero. Al contrario: sembra percepire con un istinto da giocatrice matura quando l’avversaria va incontro a fasi difficili, e reagisce di conseguenza. Per esempio nel quarto di finale contro Ons Jabeur, Coco ha attraversato un momento molto critico: a un certo punto si è trovata sotto per 4-6, 2-4 e palla del potenziale 2-5, con Jabeur che sarebbe andata a servire con due break di vantaggio. Quasi un match point contro. Ebbene, Gauff ne è uscita giocando con più attenzione che azzardo, e una volta mantenuta la battuta sul 3-4, ha capito che in quel momento Jabeur avrebbe potuto subire il contraccolpo della occasione sfuggita.

E allora, senza strafare, Gauff ha cominciato a scambiare al centro, limitando i rischi. Evidentemente percepiva che in quel frangente i punti glieli avrebbe potuti “regalare” una avversaria in potenziale involuzione. Ed è proprio quello che è accaduto. Il tennis scintillante di Jabeur si è inceppato, sono cresciuti gli errori gratuiti di Ons, e Gauff ha finito per conquistare quattro game di fila, raccogliendo il massimo possibile grazie a una condotta tatticamente avveduta e abbastanza prudente, che le ha permesso di pareggiare il conto dei set. Nel terzo set Coco è tornata a giocare con più spinta, ma nel frattempo le dinamiche psicologiche erano diventate quasi ineluttabili. Risultato finale: 4-6, 6-4, 6-1 con un parziale conclusivo di 10 game a 1 per Gauff.

In generale questa sensibilità nel leggere l’andamento delle partite e delle forze in campo è un pregio. Però a mio avviso in alcune particolari situazioni potrebbe rivelarsi controproducente. Per esempio nel match perso contro Brady ho avuto l’impressione che considerasse l’avversaria in una giornata di tale ispirazione da renderla quasi imbattibile. Effettivamente Brady stava giocando benissimo, e probabilmente avrebbe vinto in ogni caso. Ma a volte per conquistare risultati straordinari occorre credere davvero, nel profondo, che sia possibile vincere anche quando tutto sembra suggerire il contrario. Contro la logica e la razionalità. Coco invece mi è sembrata perfino troppo consapevole della grande giornata di Brady, ma un tale atteggiamento di lucida oggettività non poteva che determinare la sconfitta (6-2, 6-4).

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