L’Odissea di Mannarino e dei francesi a contatto con il contagiato Benoit Paire

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L’Odissea di Mannarino e dei francesi a contatto con il contagiato Benoit Paire

Aver giocato a carte con Paire ha messo nei guai gli altri francesi. E non solo. Sette piani da salire solo in scale d’emergenza e sempre scortati per il divieto di prendere l’ascensore. Il cibo lasciato fuori dalla porta dove Mannarino e altri sono reclusi

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Ha battuto il nostro Lorenzo Sonego in 4 set (6-1 6-4 2-6 6-3) ma onestamente non si capisce come sia riuscito a concentrarsi dopo tutto quel che ha passato, dacché il suo amico Benoit Paire è stato trovato positivo al Covid-19 nonostante fosse a New York da un bel pezzo e fosse stato trovato negativo in tutti i precedenti test.

Tutto ciò ha fatto dire al giustiziere di Sonego, Adrian Mannarino: Non siamo in una vera e propria bolla… tutte le sere il personale degli hotel torna a casa… penso che il mio amico Paire sia stato molto sfortunato perché il virus lo ha probabilmente preso qui. Eppure lui aveva, come noi del resto, rispettato tutte le regole del protocollo. Certo abbiamo giocato a carte, ma sempre con le mascherine…”.In effetti sono circa 1400 persone quelle a stretto contatto, con un incarico o l’altro, in una location o un’altra, all’US Open.

Adrian Mannarino, mancino di 32 anni, racconta di due giorni di stress infernale da quando è emersa la positività di Paire: “Per prima cosa mi è spiaciuto molto per lui, non se lo meritava, sul campo può sembrare un po’ un pazzo ma fuori non lo è per nulla. Non sapevo se a seguito di quanto accaduto a Pella avrebbero espulso dal torneo anche tutti noi che avevamo avuto più occasione di stargli vicino. E prima ancora è chiaro che eravamo preoccupati di potere essere stati infettati anche noi. Dopo aver firmato nuovi protocolli di sicurezza rigidissimi. Ma per un giorno e mezzo non siamo stati sicuri se avremmo potuto scendere in campo o meno.

Non abbiamo dormito per quasi due notti, nell’incertezza di quanto era successo e poteva ancora succedere. Siamo stati rinchiusi nelle nostre camere, non potevamo neppure più andare a fare i test – diventati quotidiani –, ce li fanno in camera con tutto uno stuolo di dottori. Il mangiare ce lo lasciano fuori dalla porta e lo ordiniamo via whatsapp, non possiamo usare gli ascensori, io sto al settimo piano… devo fare sempre le scale su e giù, e siamo sempre accompagnati da una scorta (così anche gli altri francesi e quanti sono stati più a contatto con Benoit). Non possiamo prendere le navette con gli altri giocatori, ma ciascuno va con auto singola”.

“Non eravamo solo giocatori francesi”, ha subito precisato Mannarino rispondendo a Ben Rothenberg. Tra i ‘reclusi’ non c’è però Daniil Medvedev, come invece aveva dichiarato Sascha Zverev a Eurosport. È stato proprio il giornalista del New York Times a smentire le parole del tedesco con un tweet: “Ho parlato con il coach di Daniil Medvedev, Gilles Cervara, e mi ha detto che Medvedev non è in alcun modo coinvolto“.

“Sabato sera ho ricevuto un messaggio da parte dell’ATP che era urgente parlarmi. Non mi hanno detto il perché”, ha continuato Mannarino. “Ho temuto di essere rimasto contagiato io. Un bello choc! Sono andato in camera mia ad aspettare che venissero a parlarmi… Lì mi hanno interrogato. Poi senza dirmi che era Paire il “positivo” mi hanno chiesto chi avevo visto, con chi ero stato di più a contatto… in quali condizioni. Poi mi hanno detto di Benoit… Sono andati via e mi hanno detto che il dipartimento della salute di New York avrebbe preso una decisione domenica. Così non ho chiuso occhio. E mi sono sentito con gli altri, che si erano ritrovati nella stessa situazione.

Non sapevamo nulla, se eravamo contagiati o meno. Ho vissuto tutte le emozioni possibili. E c’è voluto diverso tempo domenica prima che decidessero. Verso mezzogiorno ci hanno detto che non saremmo stati espulsi, ma che stavano studiando a quali procedure sottometterci. Solo verso le 17:30 ci hanno detto quale era il protocollo con le nuove misure di sicurezza che dovevano sottoscrivere. Verso le 8 di sera ci hanno dato il permesso di venire al National Tennis Center ad allenarci… ma le nostre condizioni sono molto diverse da quelle di tutti gli altri. Giocare non è stato facile, ero esausto mentalmente prima di scendere in campo… ma al contempo ero contento di poter giocare”.

Adrian Mannarino – US Open 2020 (photo by Brad Penner/USTA)

Lì gli ho chiesto io se, conoscendo Benoit Paire come un amante del gioco delle carte avesse giocato con lui… e se aveva pensato sulle prime che proprio il passaggio delle carte potesse averlo contagiato e quanta fosse la preoccupazione per il torneo che avrebbe potuto saltare all’ultimo momento.

“Per prima cosa mi sono preoccupato per il mio amico Benoit che per fortuna sta bene. Di questo sono contento. Siamo molto amici. Poi di tutto il resto. Non sapevo se avevo il virus. Verrò testato ogni giorno e finché sarò negativo potrò giocare il torneo. Abbiamo giocato molto a carte, ma sempre con le mascherine, e in un gran tavolo distanziato, rispettando il protocollo. Noi tutti. Io credo che lui abbia preso il virus qui”.

Quindi è possibile prendere il virus là? “Non possiamo essere sicuri ma è molto probabile. Siamo in un safe enviroment, non in una vera bolla. Forse può essere stato davvero sfortunato, magari toccato qualcosa nell’hotel, nel bus… ma Benoit ha incontrato metà di tutti i partecipanti, e chiunque potrebbe aver preso qualcosa…

E per gli allenamenti, come siete messi? Regole più serie. Ci scortano nello stadio. Non possiamo andare in giro per il Center, non posso andare nel Balcony per guardare il campo centrale, il mio coach deve stare sempre con me, devo sempre scendere e salire le scale d’emergenza, ma sono contento di poter competere. L’ultima cosa che voglio è essere pericoloso per gli altri, non so se se potrei essere stato contagiato, non lo sono finora… qui in questa conferenza stampa non indosso la maschera perché hanno fatto uscire tutti. Non siamo in contatto con nessuno. Anche per i test non posso andare dove gli altri fanno i test. Vengono a farli in camera mia ogni giorno. Ma si deve aver pazienza. Dobbiamo ringraziare chi ci ha permesso di disputare questo torneo in questa difficile situazione.

Gli ho alla fine chiesto del match con Sonego, congratulandomi perché vinto nonostante tutto ciò che lo aveva preceduto e considerando che Lorenzo non era per nulla arrendevole e aveva vinto il terzo set: “Lorenzo è un ottimo giocatore. Mi ha battuto due volte, sapevo che era un match difficile per me. Avevo giocato un solo match a Cincinnati in 5 mesi… e dovevo cercare di tenere su la mia intensità. All’inizio del quarto set lui stava giocando bene, ma anch’io sono stato fortunato a recuperare il break di svantaggio. Ho servito piuttosto bene, ci siamo fatti un paio di break ciascuno, ma sono contento di aver chiuso al quarto set, perché dopo tanto tempo senza giocare match veri, andare al quinto sarebbe stato pericoloso. La settimana scorsa sono arrivato al terzo set ed ero distrutto… mi ci sono voluti due giorni per recuperare. Spero di chiudere bene l’anno”.

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