Caruso rincorre e scopre l'America, Berrettini scatenato (Cocchi). Berrettini: "Io, Nole e la PTPA i Robin Hood dei tennisti poveri" (Rossi)

Rassegna stampa

Caruso rincorre e scopre l’America, Berrettini scatenato (Cocchi). Berrettini: “Io, Nole e la PTPA i Robin Hood dei tennisti poveri” (Rossi)

La rassegna stampa di venerdì 4 settembre 2020

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Caruso rincorre e scopre l’America, Berrettini scatenato (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Un’altra impresa. Un altro piccolo miracolo di umiltà, abnegazione, fatica. Salvatore Caruso da Avola porta la Sicilia a New York e regala all’Italia, ancora una presenza al terzo turno di questo strano Us Open. Senza pubblico, nella bolla, e alla prima presenza nel main draw del torneo, forse è ancora più facile restare concentrati e puntare dritto al bersaglio. “Sabbo”, italianamente nato sulla terra rossa, ha battuto lo statunitense Ernesto Escobedo. Il ragazzo di Los Angeles è entrato nello Slam di casa per il rotto della cuffia grazie al ritiro di Paire (per la positività al Covid) e quella di Granollers, il primo dei sostituti. Il 24enne aveva a disposizione bombe al servizio per colpire e togliersi dai guai, ma non sono bastate a limitare le aspirazioni di Caruso. Perso il primo set, Salvatore ha giocato sul velluto, recuperando la concentrazione, leggendo la partita sempre meglio a ogni game e portandosi a casa e tre successivi, prendendosi il lusso di farsi annullare un match point. Ora c’è il russo Rublev per un terzo turno difficilissimo, ma mai come quello del Roland Garros 2019 contro Djokovic. Un match che potrebbe regalare sorprese e, perché no, la seconda settimana di permanenza negli Usa per Caruso. Ventisette anni, un 100 tondo tondo alla voce ranking mondiale, Caruso aveva già stupito l’anno scorso, quando il tennis era normale e al Roland Garros era arrivato fino al 3° turno, fermato da Djokovic. Tutto merito della cultura del lavoro imparata in famiglia, dove non c’era tempo per le distrazioni. Prima lo studio, poi la racchetta, era il credo di mamma e papà. E lui, obbediente, si è guadagnato la maturità scientifica a discapito dei risultati sul campo. Tanta gavetta nei Challenger, ma ora le gioie arrivano anche sul velocissimo cemento di Flushing Meadows, dove eguaglia il miglior risultato Slam in carriera: «Mi piace pensare di essere un giocatore completo – aveva detto Sabbo -: sulla terra sono nato, ma per il mio stile e le impugnature sono sempre stato più adatto al veloce e anche l’erba mi diverte molto». Sarà la frequentazione con sua eccellenza Roger Federer che qualche anno fa lo volle come sparring partner in Svizzera. Esperienza indimenticabile: «Sono stato con lui tre giorni, un’esperienza meravigliosa». Peccato che quest’anno Wimbledon ce lo siamo giocati grazie alla pandemia, altrimenti, con questa versione di Caruso, avremmo potuto divertirci. L’aria di New York, che lo scorso anno gli, e ci, aveva fatto vivere due settimane da sogno, con la semifinale contro Nadal, giova a Matteo Berrettini. Pubblico o no, poco importa, perché il romano numero 8 al mondo si è sbarazzato in fretta del francese Humbert […]

Intervista a Matteo Berrettini: “Io, Nole e la PTPA i Robin Hood dei tennisti poveri” (Paolo Rossi, Repubblica)

A lui, a Matteo Berrettini, l’idea di un Djokovic alla “Robin Hood” che vuole aiutare gli altri in difficoltà, è piaciuta subito. Eppure la neonata associazione, la Ptpa, associazione di soli tennisti, oltre a essere vista di traverso da Atp, Itf e dai tornei, è stata bocciata anche da Federer e Nadal, che hanno pubblicamente detto di preferire lo status quo. Matteo, cosa succede? «Non capisco tutta questa sorpresa, se ne parlava già da qualche anno. E poi non c’è nulla di negativo: non si vuole ostacolare nessuno». E cosa volete fare? «L’unico proposito è aiutare quelli che stanno dietro in classifica, e a me questo principio è piaciuto molto: è la filosofia che muove questa associazione, sostenere chi non ha voce in capitolo». […] «Non so come fa Djokovic, numero uno del mondo, a trovare tempo ed energie per occuparsi anche degli altri: mi sembra incredibile, e non capisco questo accanimento contro di lui». Una delle critiche è che non ci sono le donne: quindi accusa di sessismo. «Sbagliato, perché in questa associazione entreranno anche le ragazze, saranno coinvolte». E lei ha anche una compagna collega di lavoro. «Esatto. Con Ajla (Tomijanovic) è stato argomento delle nostre conversazioni, ma più in generale posso garantire che ci sono stati contatti e interessamenti, ma solo per ragioni varie le ragazze ancora non sono entrate in scena, e sarà molto bello quando accadrà». E non ci sarà nessuno scisma. «Ma assolutamente no. Questa associazione serve solo a far sì che le cose funzionino meglio, non so più come ripeterlo: l’obiettivo è solo cercare di migliorare il sistema. Non faremo guerra a nessuno, nessuna ascia dissotterrata. Secondo me si è esagerato con Djokovic, e delle persone sono state male informate dei fatti». E I tennisti italiani che ne pensano? «Per quanto riguarda noi italiani io ho parlato con gli altri, e stanno valutando. Tra i firmatari c’è anche Gianluca Mager e nelle prossime settimane, dopo che sarà finito lo Slam di New York, faremo il punto della situazione con le adesioni: credo che anche altri entreranno». […] Cosa è previsto ora? Come vi muoverete? «Questo è stato il primo passo. Come detto, dopo Flushing Meadows faremo il punto della situazione ma mi piace e spero che passi l’idea, questo messaggio: e cioè che nel tennis — che è lo sport più individuale che ci sia — finalmente qualcuno pensa anche al movimento in generale per aiutarlo a crescere e fare passi in avanti».

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