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RubricheUS Open

Brady continua a stupire: è la prima semifinalista dello US Open 2020

La statunitense fa percorso netto: cinque partite, dieci set giocati (e vinti), soltanto 24 game persi. L'ultima vittima è Yulia Putintseva, incapace di opporsi. Giocherà la sua prima semi Slam

Last updated: 17/09/2020 10:43
By Alessandro Stella Published 08/09/2020
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5 Min Read
Jennifer Brady - US Open 2020 (courtesy of USTA) (1)

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Stupisce, ma fino a un certo punto, vedere il nome di Jennifer Brady tra le semifinaliste dello US Open 2020. La venticinquenne di Harrisburg, capitale della Pennsylvania, è addirittura la prima a qualificarsi per il penultimo atto dello Slam statunitense dove troverà la vincente della sfida tra Osaka e Rogers.

Non stupisce certamente in relazione al quarto di finale vinto, anzi-stra-vinto contro la volitiva (e oggi non molto altro) Yulia Putintseva, a cui poco sono valsi i preziosi suggerimenti tecnici in telecronaca di Roberta Vinci – anche perché non ha potuto ascoltarli. Stupisce un po’ di più alla luce del suo curriculum stagionale, buono ma non straordinario: quarti a Brisbane partendo dalle qualificazioni e battendo sulla strada la n.1 Barty, semifinale a Dubai (sconfitta solo da una Halep scintillante) e un titolo a Lexington, al rientro, ottenuto però battendo due sole top 50. Allargando l’analisi alle potenzialità della giocatrice, lo stupore torna al minimo: Jennifer Brady è dotata di un dritto di violenza quasi maschile e di un servizio potente e vario, e ciò che la differenzia dalla altre giocatrici è soprattutto il valore della seconda (oggi positivo al 72%).

Con queste due armi, per centrare un risultato di livello serviva ‘soltanto’ trovare l’allenatore giusto – sembra averlo trovato, Michael Geserer – e iniziare a muoversi un po’ meglio. Ça va sans dire, anche il lavorìo di gambe qui a New York convince assai più che in passato. Così la statunitense si troverà a giocare la sua prima semifinale nello Slam delle occasioni e delle assenze, di giocatrici e di pubblico.

LA PARTITA – Il tempo di provare a ipotizzare l’esito dello scontro tra i punti di forza delle due giocatrici – il dritto di Brady e la combattività di Putintseva – e già la statunitense è avanti 4-0. La kazaka prova a difendersi in back, ma non è certo la sua arte (Robertina in cronaca la bacchetta: “Deve essere più lineare, meno svolazzante!“) e i risultati si vedono. Quello che può fare è cercare di tenere la palla in campo, sporcare e alzare un po’ le traiettorie per impedire a Brady di trovare il vincente con regolarità: i 178 centimetri della giocatrice di casa sono però abbastanza per domare anche le traiettorie più insidiose, e quando si ritrova a scagliare persino un vincente lungolinea – non certo il suo colpo di riferimento – sul viso di Yulia compare un comprensibile sconforto.

La differenza di cilindrata è tale che Brady non si disunisce per i due game persi (i migliori del match giocati dalla kazaka) dopo l’iniziale vantaggio e riprende a macinare con il servizio per il 6-3 che la proietta a uno solo set dalla semifinale. Set che vincerà senza troppe ambasce, rompendo il tenero servizio di Putintseva tre volte su quattro e concedendo una sola volta il suo nel quarto game, lo stesso che ci ricorda uno dei motivi per cui non abbiamo visto Brady costantemente ad alti livelli nella sua carriera: il rovescio ballerino. Chiaramente, è su quella diagonale che Osaka – favorita nel suo quarto di finale – l’aspetterebbe al varco. Altrettanto chiaramente, se Brady ha la possibilità di colpire tutti i dritti che vuole diventa un problema per chiunque. I numeri di questo torneo parlano chiaro: ha giocato dieci set, li ha vinti tutti lasciando per strada soltanto 24 game.

“Ho cercato di affrontarlo questa partita come un primo turno, sono partita forte e ho mantenuto l’inerzia per costruirci sopra la vittoria” ha detto prima di infilarsi nel lungo pre-partita di 48 ore che la divide dalla sfida più importante della sua carriera. Dovesse capitarle in dote lo scontro con Shelby Rogers, avrebbe più di un motivo per sentire i polsi tremare. Ammesso che non li senta tremare già.


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TAGGED:Jennifer Bradyus open 2020Yulia Putintseva
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