Boom del tennis italiano? Le chiavi per capirne le ragioni. I meriti e i demeriti FIT - Pagina 2 di 3

Editoriali del Direttore

Boom del tennis italiano? Le chiavi per capirne le ragioni. I meriti e i demeriti FIT

Ora tutti chiedono il perché di tre italiani in ottavi a Parigi, quattro a Roma, un top-ten e altri giovani, Sinner, Musetti e Zeppieri in via di affermazione. Come se Berrettini e Sonego fossero vecchi!

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Jannik Sinner - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

L’INSUCCESSO TECNICO DEL CENTRO FIT DI TIRRENIA: UN SOLO TOP 100 IN 16 ANNI

Dal 2004 a oggi Tirrenia, per una serie di motivi che vi potrebbero descrivere meglio i ragazzi che l’hanno frequentato e i loro genitori – ma purtroppo non ve lo diranno mai i maestri che sono stati lì perché la FIT fa sempre paura a chi insegna tennis – non ha tirato fuori un solo giocatore top 100. Anzi, per la verità uno sì: Alessandro Giannessi. Bravissimo ragazzo di La Spezia, educato e perbene come pochi. E forse il giocatore che a Tirrenia c’è stato più a lungo di tutti. Se non ricordo male cinque anni, ma potrebbero essere sei. Se chi ha selezionato decine e decine di ragazzi in 16 anni (60? 80? 100?) avesse poco naso, se quei ragazzi da piccoli promettenti si perdessero per non so quale ragione, beh, appunto non so. Fatto sta che i risultati tecnici prodotti dal centro sono stati quelli che dico e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. È un bene che adesso invece di un centro di formazione per futuri campioni o anche top100, il centro si sia trasformato principalmente in un centro di assistenza a 360 gradi, e di allenamento, per chi è già buon giocatore.

I MERITI DEL CAMBIO POLITICO FIT RIGUARDO AI TEAM PRIVATI

Finalmente in FIT, dai e ridai, hanno capito. Anziché puntare su una covata di propri pulcini selezionati, perché non attingere a quelli tirati su da altri, con altri criteri evidentemente più produttivi?Perché non aiutare quei team che si sviluppavano anche vicino alle case, alle famiglie di quei ragazzi senza strapparli più alle loro radici, ai loro cari, anche ai loro amici, evitando così di farne dei possibili, probabili anzi, alienati?

Perché non mettere anche lo stesso centro di Tirrenia, eventualmente a disposizione per raduni temporanei, per allenamenti che sviluppassero anche conoscenze reciproche non solo fra i giovani giocatori, ma anche fra i loro maestri, in modo da avvicinarli, da sviluppare il seme della collaborazione fra loro e anche con i tecnici federali di stanza a Tirrenia ma anche altrove, nei vari punti di raccolta? Perché non offrire ai team privati, spesso anche se non sempre sofferenti economicamente, il supporto delle proprie strutture, dello staff medico e parascientifico di cui la FIT poteva disporre, degli stessi tecnici federali?

Uno su tutti – per parlare di questi ultimi – il bravissimo Umberto Rianna che a suo tempo aveva lavorato da Bollettieri e conosceva bene altre realtà: aveva poi lavorato al Matchball di Firenze, e con Starace. Lo si è capito e così abbiamo visto che anche se – è solo un esempio – Matteo Berrettini era cresciuto praticamente dacché era bambino con Vincenzo Santopadre, in diversi tornei Rianna è stato inviato a supportare Santopadre e Matteo. Creando un rapporto utile e costruttivo. Due teste, se vanno d’accordo, possono far meglio di una sola.

ORA LA FIT AIUTA I GIOCATORI CHE SE LO MERITANO, CON CRITERI OGGETTIVI DI FINANZIAMENTO

Adesso da pochi anni tanti giocatori giovani possono dire di essere stati aiutati in maniera costruttiva, con finanziamenti impostati su basi oggettive, dalla FIT.E ora fra i vari team, a livello di coach come di giocatori, c’è sostegno, solidarietà, amicizia, scambio di informazioni. I risultati di uno portano benefici a tutti. Non è solo un discorso di esempio. Di condizionamento, trascinamento emotivo. Non più tardi di ieri il coach di Martina Trevisan mi ha detto di aver trovato da oltre un anno ospitalità e sostegno a Tirrenia – e per lui e lei era più semplice visto che si sono allenati da sempre a Santa Croce sull’Arno, a due passi da Tirrenia – e ha giustamente ringraziato la FIT per questi aiuti.

I RICONOSCIMENTI DEI TENNISTI AGLI AIUTI FIT SEMPRE FEDELMENTE RIPORTATI DA UBITENNIS

A chi dice che Ubitennis si sia sempre schierato pregiudizialmente contro Binaghi e la Federtennis, rispondo sempre di andarsi a leggere o ad ascoltare decine di interviste che abbiamo fatto a tutti quei giocatori e giocatrici che – sia pure soltanto in tempi abbastanza recenti – hanno ringraziato la FIT per averli aiutati. Non abbiamo mai lontanamente pensato a censurare una virgola. Nessun pregiudizio antifederale, ma nemmeno nessuna condiscendenza per procacciarsi eventuali favori. Era giusto anche ricordare che per ben oltre il primo decennio di Binaghi dalla prima delle sue elezioni nel 2000 (12/14 anni?) non era così. Per tanti anni è chiaramente sembrato a Binaghi e & che investire dei soldi per ingaggiare coach davvero bravi che in Italia non avevamo – e non uno solo per fare da specchietto per le allodole, si chiamasse Piatti, Infantino oppure Furlan – fossero soldi buttati.

LE PRIORITÀ DIMENTICATE E BUTTATE IN INVESTIMENTI SBAGLIATI

Per anni quei soldi sono stati purtroppo buttati in altre presunte priorità che io ho ritenuto di contestare, pur risultando una voce fuori dal coro. Fuori dal coro perché, molto semplicemente, nessun media, e di riflesso nessun giornalista, ha mai avuto e avrà mai interesse a mettersi contro un potere forte come quello della federtennis, un potere che può distribuire soldi o vari tipi di favori (anche soltanto con assegnazioni di gare, di eventi) con grande e (di fatto) incontrollabile discrezionalità a circoli, giocatori, testate, aziende. Inoltrarsi nei meandri del bilancio FIT è roba da cervelloni superdotati. Chiunque viva commercialmente di tennis – non foss’altro che per i rapporti inevitabilmente allacciati con le aziende sponsor – se si manifesta autonomo e indipendente nei confronti della Federtennis ne paga fortemente le conseguenze. Credetemi se vi dico che lo so bene. Pochi – come i maestri di tennisti promettenti ma non “selezionati FIT” di una volta – hanno la garra per affrontarle, ieri, oggi e domani.

Non so se sono riuscito a rendere l’idea. Sono argomenti complessi, difficili da sintetizzare in un articolo probabilmente noioso per la maggioranza dei lettori. Se Manzoni aveva 25 lettori io mi accontento di averne due. Ma vi assicuro che gli elementi a supporto di quanto scrivo non mi mancano. Solo che, alla fin fine, interessano a pochissimi. Me ne frego e scrivo lo stesso.

LA CRESCITA ECONOMICA DEL TORNEO DI ROMA E LO SVILUPPO DEI CHALLENGER

Il secondo punto di svolta che ha favorito la crescita del tennis e che, anch’esso, consegue a una scelta strategica federale… seppure anch’essa afferrata con con grande ritardo… ma meglio tardi che mai? – è quello della spinta verso un’attività organizzativa sempre più diffusa. È indubbio questo incremento per l’organizzazione dei tornei challenger e futures. Sul finire degli anni ’80-‘90 in Italia si viveva ancora i… resti del boom provocato dai successi di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Il tennis era in piena espansione, giocavano tutti, non più solo le élite di chi se lo poteva permettere. Si arrivò ad organizzare nello stesso anno anche sette tornei ATP.

A pagina 3: la fine dei tornei ATP, la crescita economica della FIT, l’avvento dei Challenger, la Serie A, la spinta delle ragazze top 10

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