Sul ritiro dei fratelli Bryan: non potevano giocare uno contro l'altro e sono diventati un doppio da leggenda

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Sul ritiro dei fratelli Bryan: non potevano giocare uno contro l’altro e sono diventati un doppio da leggenda

Il New York Times ha omaggiato il duo più vincente di sempre, che qualche giorno prima dello US Open ha annunciato il ritiro. “Non volevamo salutare senza i tifosi”

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Bryan brothers, ATP Finals 2017 (foto di Alberto Pezzali Ubitennis)
 

Dopo la notizia del ritiro di Julia Goerges, che ha colto un po’ tutti di sorpresa, abbiamo deciso di ripescare la traduzione di un articolo del New York – che trovate qui in versione originale. Parla delle del ritiro di Bob e Mike Bryan, la coppia di doppio più vincente della storia del tennis, che ha deciso di lasciare il tennis senza concedersi la passerella dello US Open perché il torneo si è disputato senza tifosi: avrebbero voluto salutare il tennis di fronte a uno stadio pieno, ma non ci sono riusciti.


Da rive opposte ma ancora sulla stessa lunghezza d’onda, i gemelli Bob e Mike Bryan, il team di doppio maschile di maggior successo nella storia del tennis, si sono ritirati a 42 anni.

Entrambi sentiamo che è il momento giusto“, ha detto Mike Bryan, più anziano del fratello… di due minuti. “A questa età ci vuole tanto sacrificio per andare in campo e competere. Amiamo ancora giocare, ma non riusciamo più a preparare i nostri corpi per il tennis professionistico. Il recupero è molto più duro adesso. Ci sentivamo competitivi quest’anno, l’anno scorso, l’anno prima. Vogliamo dare l’addio adesso che possiamo ancora giocare del buon tennis“.

I Bryan, californiani esuberanti ed eccezionalmente disponibili coi fan, il cui marchio di fabbrica era l’esultanza “petto contro petto”, sono stati cresciuti anche sportivamente dai genitori, Wayne e Kathy, entrambi maestri di tennis, che li hanno formati per diventare campioni e ambasciatori del gioco. “Avevamo già allora un progetto“, ha detto Wayne Bryan in un’intervista telefonica.

I fratelli Bryan hanno vinto tanto durante i loro 22 anni di carriera professionale: 16 titoli del Grande Slam in 30 finali e un totale di 119 titoli di coppia – i due hanno praticamente sempre giocato insieme. Sono stati appaiati al N.1 per un totale di 438 settimane, e hanno terminato 10 stagioni in testa al ranking ATP di doppio.

Tutti questi sono record dell’Era Open, spesso con ampi margini. Forse ci sono stati doppisti migliori – John Newcombe, Roy Emerson e John McEnroe vanno certamente menzionati, poiché giocavano in epoche in cui il doppio aveva più valore e in cui le stelle del singolare lo giocavano – ma i Bryan hanno accorciato il divario fra le specialità grazie a un mix di carisma e longevità. Nessuna squadra maschile ha conseguito gli stessi risultati (né firmato più autografi); gli australiani Todd Woodbridge e Mark Woodforde occupano, ad una considerevole distanza, la seconda posizione a livello di titoli nell’era Open, con 11 Slam e 61 titoli ATP.

Al loro apice, tra il 2012 ed il 2013, i Bryan detenevano tutti e quattro i titoli dello Slam e la medaglia d’oro olimpica, spesso travolgendo gli avversari grazie alla loro energia positiva, alla connessione quasi telepatica in campo e a stili complementari. “Siamo stati praticamente inarrestabili durante quegli anni“, ha detto Bob durante una chiamata su Zoom. “Anche quando ci trovavamo sotto di un break continuavamo a sorridere; il nostro gioco non era mai intaccato da sensazioni negative“.

Hanno avuto diverse dispute fraterne nel corso degli anni: nel 2006, Bob ruppe la chitarra di Mike dopo una discussione tra i due a Wimbledon (vinsero comunque il titolo). Si sono tuttavia addolciti con l’allungarsi della carriera, in un’epoca in cui i progressi nella nutrizione, nell’allenamento e nel recupero hanno permesso a molte star del tennis di prolungare la propria carriera: basti pensare a Roger Federer, 39 anni, e Serena Williams, 38.

Bob, mancino, aveva il servizio più potente e un gioco più esplosivo. Mike, destro, era più continuo in risposta ed era provvisto di un gioco di volo solidissimo. Anche per conto proprio sapevano farsi valere: Bob ha vinto il titolo NCAA [campionato universitario americano, ndr] in singolare nel 1998 da sophomore [secondo anno] quando frequentavano la Stanford University, dove vinsero anche due titoli di coppia.

Bob e Mike Bryan – Montecarlo 2018 (foto Roberto Dell’Olivo)

Ma insieme i gemelli trascendevano il gioco, ed erano anche più in pace con sé stessi. Nel singolare i paragoni fra i due erano inevitabili, e questo poteva generare tensione. Da junior, i loro genitori solitamente non permettevano loro di giocare l’uno contro l’altro nei tornei – se finivano contro, a turno si ritiravano e facevano passare l’altro. Ma quando giocavano in doppio diventavano un tutt’uno: trionfi e sconfitte erano sempre condivisi.

Molti ragazzi che giocano a tennis sognano di essere il numero uno al mondo nel singolare“, ha detto Wayne Bryan. “Ma con due gemelli identici, con lo stesso DNA, gli stessi genitori, lo stesso metodo di allenamento e lo stesso tennis club, le cose possono diventare parecchio competitive. Come puoi essere il numero uno al mondo se sei il numero due nella tua camera da letto? Per questo motivo non abbiamo mai voluto che giocassero né che competessero l’uno contro l’altro. Sono nati per giocare in doppio“.

Wayne Bryan è un ex-giocatore di punta della University of California di Santa Barbara, mentre Kathy Bryan è stata undicesima d’America. Entrambi facevano gli istruttori, ed erano fra i proprietari del Cabrillo Racquet Club di Camarillo, in California, che all’epoca disponeva di 17 campi da tennis e una sala fitness.

I ragazzi hanno iniziato presto, colpendo palloncini con le racchette il salotto all’età di due anni e vincendo il loro primo titolo di doppio a sei. All’età di otto anni, si erano già prefissati l’obiettivo di raggiungere la vetta del ranking, e avevano attaccato un post-it a riguardo sul frigorifero di casa.

Per certi versi ci si potrebbe chiedere: quale altra coppia avrebbe potuto diventare la migliore se non loro?” ha detto Kathy Bryan sul successo dei suoi figli. “Avevano un ambiente ideale per crescere: da una parte il nostro amore e dall’altra il fatto che vivessimo di tennis e avessimo esperienza nel gioco”. Ma Kathy Bryan sa bene che non era tutto così scontato. “Pensavamo, come potranno elevarsi al di sopra delle schiere di altri grandi giocatori che popolano il mondo del tennis?

I Bryan non avevano una televisione, di modo da incoraggiare i figli a concentrarsi sul tennis, sull’istruzione, e anche su un’altra passione di famiglia: la musica. I gemelli avrebbero infatti in seguito fondato anche la Bryan Brothers Band, suonando concerti tra un match e l’altro mentre viaggiavano per il mondo, con Bob alla tastiera e Mike alla batteria o alla chitarra.

A Stanford, quando furono assegnati a diversi dormitori come matricole, Bob mise un materasso sul pavimento della stanza di Mike in modo da poter dormire con il fratello. Per buona parte della loro vita adulta hanno condiviso un conto in banca. Si chiamano e mandano messaggi più volte al giorno anche se Bob risiede a Hallandale Beach in Florida con sua moglie Michelle e i tre figli piccoli, mentre Mike e sua moglie Nadia sono rimasti a Camarillo con il figlio nato da poco.

Siamo ancora migliori amici, e il nostro legame è più forte che mai“, ha detto Mike. “Potete immaginare quanto possa essere difficile fra fratelli andare d’accordo tutto il tempo. E invece siamo riusciti a resistere così a lungo pur sopportando situazioni di forte pressione e pur mangiando e trascorrendo ogni allenamento assieme. Per molte persone il rapporto si sarebbe inaridito, noi invece siamo stati bravi a tenere in piedi il nostro ‘matrimonio’. Qualche volta abbiamo avuto bisogno di farci consigliare in terapia, ma alla fine ha funzionato, e guardandoci alle spalle ciò che abbiamo fatto è qualcosa di cui andare orgogliosi, soprattutto perché siamo riusciti a farlo rimanendo sempre insieme”.

Bob Bryan e Mike Bryan – ATP Finals 2016 (Alberto Pezzali © All Rights Reserved)

Anche ritirarsi in coppia era importante. Il piano per il 2020 era quello di fare un tour d’addio, per poi smettere dopo lo US Open. La pandemia l’ha però mandato a rotoli, causando lo stop del tour per cinque mesi. I gemelli hanno giocato il World Team Tennis tra fine luglio e inizio agosto, ma quando è arrivata la conferma che lo US Open si sarebbe giocato a porte chiuse hanno deciso di ritirarsi invece di partecipare.

Non stavamo giocando quest’ultima stagione per ottenere punti o per fare soldi“, ha detto Bob. “Volevamo ringraziare tutti e goderci l’atmosfera per un’ultima volta. Il pubblico – è questo ciò che rende magico lo US Open per noi. Facciamo un plauso all’organizzazione di Flushing Meadows per essere riuscita ad organizzare il torneo nonostante le mille avversità, per essere riuscita a restituire il tennis ai tifosi in TV, e per aver dato ai giocatori l’opportunità di competere di nuovo e guadagnare soldi. Ma non era il modo in cui volevamo salutare”.

Una volta i Bryan pensavano che si sarebbero ritirati dopo aver vinto le Olimpiadi di Londra 2012, dove vinsero l’unico titolo importante che mancava nel loro palmarès, e hanno anche dovuto smettere improvvisamente di giocare insieme nel 2018, quando Bob si è infortunato gravemente all’anca e ha scelto di operarsi. Mike aveva continuato la stagione con Jack Sock, vincendo Wimbledon e lo US Open, raggiungendo così un totale di 18 Slam di doppio maschile, due in più del fratello.

Dopo essersi riuniti nel 2019, hanno vinto altri tre tornei. “Non vedevo l’ora che tornasse“, ha detto Mike a Bob, il quale durante il suo recupero ha più volte presenziato agli allenamenti di Mike e Sock con un bastone da passeggio.

Non è sempre stato tutto rose e fiori“, ha aggiunto Mike. “Sono passato attraverso un divorzio, una situazione non facile nemmeno per Bob o per il nostro rapporto, perché condizionava il nostro tennis. Non ho giocato al mio miglior livello per un anno o due perché non ero felice. Ma per fortuna abbiamo sempre avuto l’un l’altro nei momenti di difficoltà”.

Il loro ultimo titolo – il centodiciannovesimo – è arrivato a Delray Beach, in Florida, lo scorso febbraio, in quello che si è rivelato anche essere il loro ultimo torneo ATP. Da lì sono volati alle Hawaii e hanno vinto la loro ultima partita ufficiale, un tie di Coppa Davis contro l’Uzbekistan, chiuso con una vittoria americana poco prima dello stop del tour.

Durante la pausa forzata, i fratelli e le loro famiglie inizialmente si sono stanziati a Camarillo, mettendosi in quarantena nella stessa abitazione con i genitori. Entrambi hanno capito col passare dei mesi che la fiamma competitiva stava pian piano affievolendosi. Hanno in programma di continuare a giocare esibizioni, ma al momento la famiglia è la nuova priorità che hanno in comune.

Semplicemente, la spinta che per tanti anni ci ha fatto alzare dal letto per andare in palestra (e che ci faceva pensare 24 ore al giorno al tennis) non c’è più“, ha concluso Mike.

Traduzione a cura di Marco Tidu

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