Sinner non ha fretta: "Bello giocare le Finals a Torino, ma non devo esserci per forza"

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Sinner non ha fretta: “Bello giocare le Finals a Torino, ma non devo esserci per forza”

Jannik si concentra su Mannarino, prossimo avversario a Sofia. “I mancini? Contro Nadal non mi sono trovato così male come pensavo”. Ripensando alla vittoria Next Gen di un anno fa: “A Milano mi sentivo sempre bene, oggi in campo c’è sempre qualcosa che non mi piace”

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Jannik Sinner - Sofia 2020 (foto Ivan Mrankov)
 

Ora penso a questo torneo, la strada è lunga. Sicuramente è bello che il prossimo anno si giochi a Torino, ma non per questo penso di dover essere per forza lì. Non mi metto fretta perché è la cosa più difficile da gestire“. Arriva come un manifesto programmatico la risposta di Jannik Sinner, fresco di semifinale raggiunta a Sofia dopo aver battuto Alex de Minaur, alla domanda (un po’ prematura) sull’eventuale pensierino rivolto alle Finals 2021 che si disputeranno a Torino.

Certo non è facile mantenere i piedi per terra, quando tutti intorno pronosticano per te un futuro di successi e grandeur. Non si è sottratto neanche il suo prossimo avversario Adrian Mannarino, che pure parla mal volentieri di chi sta per incrociare in campo (‘perché tanto sappiamo bene come giocano tutti i top 100‘, aveva detto a Bercy), ma questa volta il direttore di Ubitennis ha aggirato l’ostacolo. La domanda è stata posta come segue, dopo che Ubaldo era stato avvertito da Fabienne Benoit, media manager dell’ATP, di non accennare al suo prossimo avversario: “Da giornalista italiano… avendoti sentito poco fa che sei ancora migliorato a 32 anni, sono curioso di sapere che cosa pensi di Jannik Sinner che ha solo 19 anni e quindi ha diversi anni davanti per migliorare…”.

Così Mannarino non poteva esimersi dal dare una risposta: “Sinner entrerà sicuramente in top 10, forse già tra un anno. Lo pensano un po’ tutti i miei colleghi… non mi sento di dire già oggi se anche top-five…“.

Dicevamo, non è facile pensare al presente, ma Jannik dimostra ogni partita di più di esserne perfettamente in grado. Lo ha fatto anche oggi, rimettendo in piedi un match decisamente complicato. “Non è facile quando perdi il primo set al tie-break, specie quando ti trovi a due punti dal set. Ho provato a tenere le cose positive. Il terzo set ho iniziato bene, forse ho servito un po’ meglio variando di più“. A proposito del servizio, Jannik predica umiltà: “Né quest’anno né il prossimo anno arriverà il momento in cui potrò dire ‘oggi ho servito bene’. Serve tempo. Ci stiamo lavorando molto, soprattutto sul cambiare spesso la palla, forse lo potrò dire tra tre o quattro anni“.

Ci sono certe palle che devo gestire meglio, sono d’accordo” dice allargando il discorso ai miglioramenti tecnico-tattici richiesti per rimanere stabilmente in top 50. Alla domanda di Ubaldo se si fosse reso conto di essere fortissimo, e solido, quando gli avversari tirano forte e lui deve incontrare la palla, ma meno solido invece quando gli arriva una palla con meno peso – di qui, ad esempio, ben 5 errori nel tiebreak del primo set, 4 dritti e un rovescio – la sua risposta è anch’essa ponderata e intelligente.

“Se la palla mi arriva più lenta ho magari il tempo di riflettere, di scegliere se giocare in un modo oppure in un altro, e se penso troppo se devo tirare incrociato o lungolinea, nei punti importanti mi faccio due domande invece di andare subito a tirare (d’istinto) e magari mi manca un passo e sbaglio in lunghezza. Sì, mi piace quando il mio avversario tira forte, ma in generale credo che sia più semplice giocare a tennis quando l’altro tira un po’ più piano“.

Jannik Sinner – Sofia 2020 (foto Ivan Mrankov)

Mannarino, che accusa un leggero fastidio alla coscia destra, è n.35 ATP (ma n.22 nel marzo 2019 quale best ranking) non tira fortissimo ma ha una buona mano ed è mancino, una difficoltà che Jannik ha già affrontato e superato al secondo turno contro Huesler. “Non mi faccio mai problemi per l’avversario che devo affrontare. Certo preferisco giocare contro un destro, il mancino è una difficoltà in più, però ad esempio contro Rafa non mi sono trovato così tanto in difficoltà come pensavo. Mannarino serve molto bene, gioca molto piatto soprattutto con il rovescio… ha grande esperienza“.

E non c’è dubbio che Jannik dica il vero a proposito di Adrien Mannarino: il francese di Soisy sur Montmorency che risiede fiscalmente a La Valletta, Malta, dal 2010 è stato sempre top 100 – tranne che nel 2012 quando si era infortunato – e il primo ingresso a caccia di punti ATP risale al 2004, 16 anni fa! Ha vinto il suo primo torneo un anno fa a ‘s-Hertogenbosch, dopo 8 finali perse. Ora le finali perse sono diventate 9, con quella recente di Nur-Sultan. È anche in gran forma: ha raggiunto i quarti a Colonia, la finale appena citata a Nur-Sultan, il terzo turno a Bercy, questa semifinale a Sofia… Insieme a Humbert è il miglior francese del momento

In chiusura Alessandro Stella ha chiesto a Jannik di mettere a confronto questa vittoria con quella ottenuta un anno fa (era il 9 novembre 2019) sull’indoor di Milano, nella finale del torneo Next Gen nella quale batté proprio de Minaur. “Credo di essere più consapevole di quello che faccio in campo. Ed è anche normale, perché più stai nel circuito e più incontri difficoltà e devi imparare a risolverle. Lui è migliorato molto e sono migliorato anche io, soprattutto nelle scelte che faccio“.

Colpisce particolarmente una riflessione sulla (relativa) tranquillità di competere solo con i pari età e la difficoltà di trovarsi invece di fronte i più forti del mondo. “A Milano mi sentivo sempre bene, in tutti i match, adesso inizio a capire che non è sempre così. Anzi, in campo ti senti sempre ‘male’, c’è sempre qualcosa che non ti piace e devi trovare una soluzione. Come oggi nel primo set, quando ho sbagliato tanto; però devi rimanere lì e giocare tutti i punti. In questo credo di essere cresciuto“.

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