Djokovic: “Voglio che si giochi dappertutto al meglio dei tre set”

Interviste

Djokovic: “Voglio che si giochi dappertutto al meglio dei tre set”

Il numero uno del mondo dopo la vittoria su Schwartzman: “L’età media degli appassionati di tennis nel mondo è di 61 anni” (anche se non è proprio così). Il serbo è convinto che non ci sia volontà di affrontare la questione

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Novak Djokovic - Finali Coppa Davis 2019 (photo by Jose Manuel Alvarez / Kosmos Tennis)
 

Dopo l’incontro vinto contro Schwartzman, Novak Djokovic ha affrontato le domande dei giornalisti offrendo anche qualche spunto di indubbio interesse, senza che ciò implichi necessariamente una connotazione positiva. Dipende dai punti di vista. A proposito di vista, il fatto che non ci sia nessuno a vedere gli incontri “è molto strano, a dir poco” spiega Nole. Mi sembra una sessione di allenamento, ma poi l’arbitro chiama il punteggio e ti senti già dentro il match ufficiale. Il mio atteggiamento mentale non è cambiato in termini di approccio all’incontro e di quello di cui ho bisogno per concentrarmi. Ma mi manca la folla, è uno degli aspetti principali del tennis professionistico, del perché giochiamo e viaggiamo tanto”.

Dopo aver confermato che, pubblico o no, il suo modo di celebrare la vittoria non cambia perché “anche se può sembrare una frase fatta, mi serve per ricordare a me stesso di non prendere le cose per scontate, gli viene detto del comunicato del premier dello Stato della Victoria riguardante il prossimo Australian Open, meno rassicurante rispetto a quanto affermato da Craig Tiley, CEO di Tennis Australia. Comunicato di cui Nole non sa nulla; allora, dopo aver riassunto quello che gli ha detto direttamente Tiley, ammette che “Tennis Australia deve anche seguire le disposizioni del governo, quindi dobbiamo aspettare e vedere cosa succede”.

La bolla di Melbourne non rappresenta che l’inizio della prossima stagione, ancora caratterizzata da diverse incertezze. “Ci sanno degli incontri qui nei prossimi giorni in cui saranno decisi i primi due mesi del calendario 2021 spiega. “Poi, immagino in Australia, decideranno sul resto della stagione, vedranno come la situazione si starà sviluppando. Ho sentito che i tornei in Medio Oriente ci saranno. Sinceramente, spero che tutto si svolga normalmente, secondo il programma a cui eravamo abituati, ma probabilmente dovremo aspettarci meno spettatori o addirittura nessuno, almeno per i primi due mesi. Ovviamente, sarebbe bello avere subito gli stadi pieni, ma ne sarei sorpreso”.

Quando gli viene domandato se il passaggio, avvenuto nel 2008, dai cinque ai tre set nell’atto conclusivo delle Finals e dei Masters 1000 non tolga l’opportunità ai tennisti di prepararsi per gli incontri Slam o se piuttosto non sia il momento di passare al 2 su 3 in tutti i tornei, Novak non ha dubbi: Sono un sostenitore del 2 su 3 dappertutto, anche se, ovviamente, gli Slam sono sempre stati al meglio dei cinque set. Essendo storicamente così, non so se ci sia la possibilità di cambiare. Il motivo è che, secondo me, abbiamo abbastanza tornei, abbastanza incontri durante l’anno. Abbiamo la stagione più lunga fra tutti gli sport nel mondo, dal 1° gennaio alla fine di novembre. Ci sono tornei letteralmente ogni settimana”.

Sì, se un tennista professionista ha voglia di giocare (o bisogno di lavorare), può farlo per la maggior parte delle settimane dell’anno. Ma non è obbligatorio partecipare a qualsiasi evento, anzi. Novak, però, incalza: Non vedo motivo per giocare al meglio dei cinque set, anche se è una tradizione. Credo che il tempo di attenzione degli appassionati, specialmente dei giovani, sia minore. Così, per migliorare davvero il prodotto tennis dal punto di vista commerciale e del marketing dobbiamo adattarlo alle giovani generazioni. Sfortunatamente, c’era una statistica un po’ impressionante, secondo cui l’età media degli appassionati di tennis nel mondo è di 61 anni continua Djokovic citando quello studio Nielsen (ormai famoso in quanto unico argomento di cui parla Patrick Mouratoglou in ogni intervista da un anno e mezzo a questa parte) che in realtà riguardava gli spettatori statunitensi, esclusivamente televisivi e di tutti gli sport; un dato parziale perché il mondo (chiaramente) non è composto solo dagli USA e lo sport (tennis compreso) si guarda sempre di più fuori dalla TV, sulle piattaforme dedicate di streaming.

Tuttavia, perché permettere alla verità di mettersi di traverso quando un dato estrapolato a caso sostiene in pieno la propria tesi? È anche vero, però, che nel terzo millennio le persone vanno di fretta, studiano, lavorano e non hanno più il tempo da dedicare a cinque set (e nemmeno a tre) come pare avessero negli anni ’80 e ’90. E, a proposito della bassa soglia di attenzione della ritalin generation, è obiettivamente difficile controbattere.

Dobbiamo cambiare qualcosa prosegue il numero 1 del mondo, “che sia il punteggio, meno set o quello che è, un diverso calendario… Non abbiamo mai davvero esaminato questa possibilità”. Modifiche in questo senso ci sono, pur limitate, al momento, alle Next Gen Finals che, oltre ai set ai quattro giochi, sfoggiano il killer point – il punto secco sulla parità che snatura l’essenza stessa del tennis –, da tempo protagonista anche nel circuito del doppio insieme al match tie-break al posto del terzo set. Un’altra drastica modifica, quella che ha coinvolto la Coppa Davis, ha richiamato a Madrid un pubblico (non spagnolo) tutt’altro che numeroso e la precoce cancellazione dell’edizione 2020 ha alimentato qualche sospetto, mentre già spuntano idee per ulteriori ritocchi. “Ogni volta che qualcuno ne parla” conclude Nole, mi sembra che non ci sia appoggio, non tanta volontà di affrontare la questione e pensare in modo strategico alle cose che possono attrarre un pubblico più giovane”.

È quindi lecito supporre che questo sarà uno dei cavalli di battaglia della PTPA, l’associazione dei giocatori creata la scorsa estate dallo stesso Djokovic. Meno punti, meno set, meno tornei: meno tennis, insomma. Ma se, in un mondo dove tutto viene consumato e dimenticato troppo rapidamente, fosse proprio il tennis come ancora lo conosciamo l’ancora di salvezza “contro il logorio della vita moderna”?

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