Nadal non molla. Doma Tsitsipas e vola in semifinale. Nole, tocca a te (Crivelli). Djokovic al bivio, Zverev è un incubo (Marcotti). Djokovic attento il tennis breve è uno sgarbo alla sua storia (Clerici)

Rassegna stampa

Nadal non molla. Doma Tsitsipas e vola in semifinale. Nole, tocca a te (Crivelli). Djokovic al bivio, Zverev è un incubo (Marcotti). Djokovic attento il tennis breve è uno sgarbo alla sua storia (Clerici)

La rassegna stampa di venerdì 20 novembre 2020

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Nadal non molla. Doma Tsitsipas e vola in semifinale. Nole, tocca a te (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Restare vivo, come cantavano i Bee Gees. Stavolta Nadal trova la medicina giusta alla febbre di un’eliminazione precoce dal Masters, il torneo maledetto che lo ha sempre respinto. L’incrocio con Tsitsipas, ormai il campione uscente, rappresentava l’ultimo appiglio per coltivare ancora la speranza di conquistare l’ultima grande perla che manca alla collezione del maiorchino: una sorta di quarto di finale, perché chi vinceva tra i due rimaneva in corsa, qualificandosi per la semifinale. Sorride Rafa dopo un primo set perfetto marcato dal suo enorme rendimento al servizio e dall’ormai consolidata capacità di prendersi punti gratis anche a rete, sterilizzato però dalla rimonta dell’indomito Apollo greco che ha venduto caro l’onore con giocate di alta qualità, fino all’apoteosi del terzo quando il satanasso mancino tracima sia di fisico sia di testa con un ritmo troppo elevato per Tsitsi. Raggiunta di nuovo la semifinale dopo cinque anni, domani gli tocca Medvedev: si attendono scintille. Scontro aperto Oggi invece sarà l’altro superbig Djokovic a lottare per la sopravvivenza in un delicatissimo dentro o fuori contro Zverev. Le battaglie fuori dal campo stanno costando impegno ed energie al numero uno del mondo. Dietro il calo fisico di metà primo set contro Mdevedev, due giorni fa, ha influito infatti anche la condizione psicologica: poche ore prima del match l’Atp aveva comunicato la nuova norma approvata dal Board, la quale prevede che un membro dell’Associazione non possa appartenere a nessun altro ente del movimento tennistico.

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Lo scontro, dopo essere rimasto sotto la cenere per tutti questi mesi, si è dunque incendiato

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Amici mai Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Anche perché il Djoker non ha nessuna intenzione di arretrare: «Onestamente sono rimasto *** molto deluso dalla nuova regola, perché nessuno dell’Atp mi ha avvicinato per parlare di questo tema. Io non mi sono ricandidato dopo essermi dimesso ad agosto per correttezza, mi hanno rivoluto gi altri giocatori. Sono sempre stato molto trasparente e onesto con tutti, ho fondato la Ptpa perché al momento non c’è alcuna organizzazione nel tennis che rappresenti al cento per cento i diritti dei giocatori. L’Atp è composta al 50% dai giocatori e al 50% dagli organizzatori dei tornei. La maggior parte delle volte c’è un conflitto di interessi ed è per questo che in tanti hanno firmato un documento per essere parte della Ptpa: sono scontenti del sistema attuale».

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I NUMERI Le finali perse Nadal ha raggiunto la 6 semifinale al Masters, con due finali perse: 2010 e 2013 6 Le stagioni al numero 1 Djokovic ha chiuso l’anno al numero uno per la sesta volta: ha eguagliato il record di Sampras più bassa». Intanto, però, ci sarà un match spigoloso da giocare per garantirsi un futuro immediato nelle Finals: «Contro Medvedev sono sceso di livello per sette game di fila e quando mi sono ripreso la partita in pratica era già finita. Chiaramente questa volta dovrò rimanere concentrato dal primo all’ultimo punto». Sempre che le sirene della politica non lo abbiano definitivamente incantato

Djokovic al bivio, Zverev è un incubo (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Non sono ancora un’ossessione, ma certamente un pensiero fisso. Ormai sono cinque anni che per Novak Djokovic l’ultimo appuntamento dell’anno, le ATP Finals, rappresentano un’occasione per eguagliare il record di Roger Federer, per sei volte “Maestro tra i maestri”. Il campione serbo è fermo a cinque trionfi, l’ultimo centrato nel lontano 2015, imponendosi in finale proprio contro il campione di Basilea. Da lì in poi un forfait per infortunio (2017), ma anche due sconfitte in finale (2016 e 2018). Dopo l’ottimo (e comodo) debutto contro Diego Schwartzman, la corsa del 33enne di Belgrado – alla 13esima apparizione al torneo dei maestri (37 vittorie e 15 sconfitte) – è stata bruscamente stoppata da Daniil Medvedev che mercoledì sera lo ha nettamente battuto con un doppio 6-3.

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Sono in leggero favore del serbo gli sconti diretti (32), compreso l’ultimo match disputato sulla terra rossa di Parigi. In perfetta parità, viceversa, i due confronti che si sono giocati alla 02 Arena di Greenwich nel 2018, battendo proprio Djokovic in finalr il tedesco viene da un anno duro, in campo e fuori, ma è reduce da due trionfi e dalla finale a Bercy

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Protagonista della strepitosa annata, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, fin qui il campione serbo ha vinto 40 match e ne ha persi solo 4, conquistando il suo 17° Slam ad inizio anno in Australia

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Decisamente più difficoltosa l’annata di Zverev – dentro e fuori dal campo – che però si è riscattato nelle ultime settimane vincendo per due volte di fila a Colonia, e arrivando in finale aBercy. Ora c’è il n.1 al mondo sulla strada verso la sua terza semifinale di fila alle Finals. «Sto giocando sempre meglio, ma Novak è probabilmente l’avversario peggiore in questo momento del torneo», l’ammissione del tedesco. Ieri pomeriggio sconfitta senza conseguenze per Dominic Thiem, già sicuro del primo posto nel gruppo Londra 2020, che si arrende in due set al russo Andrey Rublev, già eliminato.

Djokovic attento il tennis breve è uno sgarbo alla sua storia (Gianni Clerici, La Repubblica)

Un mio caro amico mi ha voluto, bontà sua, informare delle parole di Novak Djokovic. Delle sue intenzioni di voler ridurre a tre set i match degli Slam. Djokovic, un tanto caro ragazzo ma ignaro di storia, della storia del tennis. Perché, se avesse non dico letto ma almeno appreso del “Trattato del giuoco della palla” di Antonio Scaino, pubblicato nel 1555 a Venezia, avrebbe atteso qualche altro minuto, prima di esporsi. Avrebbe saputo, il serbo, che quello di Scaino sarebbe stato uno dei primi esempi di manualistica sportiva, nato da una partita dello stesso disputata contro il duca Alfonso.

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Al buon Nole vorrei ricordare che il punteggio delle partite non era molto dissimile da quello attuale: Scaino usava il termine ‘cacce’. Ogni punto aveva il valore simbolico di 15, poi 30 e infine 45, che perderà il 5 per ragioni eufoniche. E poi certificò i tre gradi di vittoria (i set, diremmo oggi?), per un massimo di cinque cacce. Il tennis, all’epoca, non si chiamava ancora così ma era già regolato, nero su bianco. Ed era già metafora di una contesa più alta. Scaino codificò interpretazioni educative e qualità cavalleresche, metafora della strategia militare. Era presente nelle corti di tutta Europa, dai Tudor agli Asburgo, dai Medici ai Gonzaga, dagli Sforza ai duchi di Montefeltro. Caro Novak, devo consigliarti di recarti a Venezia ancor oggi, per ragioni tennistiche oltre che turistiche, al Palazzo Querini Stampalia dove ha sede l’omonima Fondazione che conserva, tra l’altro, un dipinto di Gabriele Bella, “II gioco della racchetta”. Risale al 1770 circa. Raffigura un doppio, diremmo oggi. Disputato nell’edificio dove oggi ha sede il Club delle Balette. Indoor, aggiungeremmo come altra parola moderna. E c’era già il pubblico, che influenzava i racchettieri (non chiamiamoli tennisti)

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Ecco, mio caro Nole, vecchio compagno di breakfast all’hotel dei Cavalieri di Monte Mario, durante gli Internazionali di Roma. Questo vorrei permettermi di suggerirti, se posso. La storia va ascoltata, per non dire assecondata. E so quanto tu sia rispettoso della tradizione. Avrai tempo per pensarci, anche se ora sei preso da altre cose più urgenti, tipo la partita di oggi contro quel giovane biondo scapigliato di Sascha Zverev

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