Jannik Sinner, il ragazzo dai capelli rossi che ci fa sognare. Destinazione numero 1 (Semeraro). Cocciaretto: "Io tra le big del tennis, non mollo gli studi" (Monachesi)

Rassegna stampa

Jannik Sinner, il ragazzo dai capelli rossi che ci fa sognare. Destinazione numero 1 (Semeraro). Cocciaretto: “Io tra le big del tennis, non mollo gli studi” (Monachesi)

La rassegna stampa di giovedì 31 dicembre 2020

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Jannik Sinner, il ragazzo dai capelli rossi che ci fa sognare. Destinazione numero 1 (Stefano Semeraro, Stampa Speciale)

C’è un ragazzo dai capelli rossi seduto accanto ai nostri sogni. Si chiama Jannik Sinner, da due anni si è preso il cuore e gli occhi dell’Italia, non solo dei malati di tennis. Il suo allenatore, Riccardo Piatti, per raccontarlo usa parole rubate a Lucio Dalla: «La dote eccezionale di Jannik è di essere un ragazzo normale, in un mondo che non lo è. Per questo è difficile prenderlo ad esempio». Uno che non si crede né troppo né troppo poco, ma si diverte ad essere quello che ha sempre voluto – un tennista di talento – e per questo non rischia di sbagliare strada, in un mondo che di botole te ne apre mille ad ogni quindici che giochi. Che vuole diventare numero uno del mondo e non ha nemmeno paura a dirlo, anche se sa benissimo che si tratta di un desiderio da maneggiare con cura. Non ha ancora vinto molto, anzi quasi niente – le Next Gen Finals nel 2019, il torneo Atp di Sofia quest’anno, mentre ad esempio Matteo Berrettini ha già ottenuto molto di più – ma è il modo in cui ci è riuscito che ha fatto sembrare due coppe, in fondo minori, un assegno in bianco. Con una cifra che aspetta ancora di essere immaginata. Negli States direbbero che è un «natural», uno a cui riesce tutto facile, che la fatica la sa nascondere dietro gesti svelti. La sua vera arte è usare il pensiero per aggiungere qualità, sottraendo il superfluo. «In campo Jannik semplifica tutto, proprio come Djokovic», dice sempre Piatti, e lui li ha avuti fra le mani entrambi. E se Nole se l’è fatto sfuggire quando arrivava il bello, con Sinner sta progettando il capolavoro di una vita. Perché, inutile nascondersi dietro una racchetta (Jan non lo fa mai), dal più giovane italiano a vincere un torneo Atp – a 19 anni e due mesi -, dal bambino-adulto capace a tredici anni di traslocarsi vita e futuro dalle Dolomiti a Bordighera e di scalare 500 posti in classifica in due anni, ora si aspettano tutti cose grosse. Pepite e diamanti, non bigiotteria, che poi nel tennis significa vincere tornei dello Slam, diventare il numero 1 del mondo. Magari prendersi le Atp Finals, il torneo dei maestri che, guarda i casi della storia, dal 2021 e per cinque anni si giocherà a Torino. Non se lo aspettano solo gli italiani, in digiuno Slam (maschile) dai tempi di Panatta, ma chiunque abbia il tennis sui polpastrelli, da McEnroe a Federer, da Nadal, che se l’è scelto come partner di allenamenti per i prossimi Australian Open, a tanti marchi – Lavazza, Alfa Romeo, Rolex, Parmigiano Reggiano, o Fastweb, che l’ha infilato nella stessa corsia di Filippo Tortu, quella dei giovani in corsa verso un futuro vincente – che hanno già capito che oggi è lui insieme la stella cometa e la lieta novella del nostro sport. […] Per il ragazzo venuto dal freddo che anche nell’anno vuoto di tennis e stravolto di dolore ha dimostrato all’Italia, da italiano non banale, che affrettandosi con calma, puntando sulla competenza e non accontentandosi di quello che ci si trova in tasca, si può arrivare lontano. Lo stop delle gare in teoria avrebbe dovuto svantaggiarlo, invece appena il tennis è ripartito Jan si è fatto trovare pronto: per battere Zverev a Roma, mettere paura a Nadal a Parigi, trionfare su tutti in Bulgaria. […]

Cocciaretto: “Io tra le big del tennis, non mollo gli studi” (Lorenzo Monachesi, Resto del Carlino Macerata)

C’è anche il libro di Economia politica nella valigia della tennista Elisabetta Cocciaretto che si sta preparando per gli Australian Open. «Devo studiare, ho l’esame» dice la 19enne iscritta a Camerino alla Facoltà di Giurisprudenza. «A marzo ho sostenuto il primo esame». […] Lei è 132esima nel ranking mondiale ed è molto giovane: c’è da accontentarsi oppure da lavorare sodo per migliorarsi? «Mai accontentarsi, ho avuto degli alti e bassi anche se non sono mancati i buoni risultati». Su quali aspetti deve migliorare? «Devo crescere sul piano fisico, poi devo essere più concentrata ed essere meno altalenante durante la gara». Ora che è una professionista, non c’è il rischio che tutto possa diventare un peso? «Sono partita dal basso, ero millesima e nel 2019 ho giocato tante gare, ho fatto molti punti riuscendo così a salire al 180esimo posto. Il 2020 è stato il mio primo anno da professionista, ma si è giocato poco per la pandemia per cui il 2021 sarà il mio debutto». E cosa dice della pressione di dovere fare risultati? Perché non c’è altra via per rimanere a certi livelli… «Il mio coach mi ripete che avere pressione è un privilegio perché vuol dire che vali». Cosa le ha insegnato il tennis per la vita? «È uno sport meritocratico: se vinci sali di classifica. Non ti regala niente nessuno per cui occorre dare il massimo ogni giorno, perché dall’altra parte del campo ci sarà una giocatrice che ovviamente avrà fatto di tutto per vincere. Se ti impegni ogni volta porti a casa qualcosa, nel tennis come nella vita». Cosa chiede al 2021? «Di poter fare una stagione intera e confrontarmi con giocatrici di alto profilo per capire cosa mi manca perché un giorno possa arrivare a quel livello» […]

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