CONI, il governo approva in extremis il decreto: l'Italia non rischia sanzioni per Tokyo

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CONI, il governo approva in extremis il decreto: l’Italia non rischia sanzioni per Tokyo

L’ultimo atto del governo Conte bis prima delle dimissioni: un decreto legge restituisce autonomia al Comitato Olimpico. La soddisfazione di Malagò e di Bach a 24 ore dalla riunione del CIO

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L’ultimo atto del governo Conte bis, prima della salita al Quirinale del presidente del Consiglio per presentare le dimissioni, ha salvato (in extremis) l’Italia dal rischio di sanzioni da parte del CIO. Il Consiglio dei ministri di questa mattina ha infatti approvato un decreto legge che restituisce l’autonomia al CONI sul piano del controllo della pianta organica. Il provvedimento arriva alla vigilia della riunione del 27 gennaio del Comitato Olimpico Internazionale, che avrebbe quantomeno ammonito formalmente l’Italia, con il rischio sullo sfondo di vedere gli atleti azzurri all’Olimpiade di Tokyo privati dell’inno e della bandiera. Appena ricevuta la notizia, il presidente del CONI Giovanni Malagò ha tempestivamente informato il numero uno del CIO Thomas Bach. “La legge è ok, l’autonomia è salva“, il contenuto della telefonata riportato dall’Ansa. “Sono molto felice“, la replica di Bach.

IN PARLAMENTO – Il primo commento istituzionale è arrivato dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. “Ora l’ultima parola spetta al Parlamento in sede di conversione del decreto legge – le sue parole – per la lunga e gloriosa storia sportiva e democratica del nostro Paese era improbabile che l’Italia venisse così duramente sanzionata già domani, ma la decisione di oggi fuga ogni dubbio e risolve il problema dell’indipendenza del Coni lasciato aperto dalla riforma del 2019”. Quella che, con l’introduzione della società pubblica Sport e Salute voluta dal primo governo Conte (sull’asse Cinque Stelle-Lega), ha sostanzialmente tolto la cassa dello sport italiano dalle mani del Comitato olimpico. Il dibattito (che rimane aperto) adesso si sposterà nelle aule di Camera e Senato e all’attenzione di un nuovo governo. Nel frattempo, è stata evitata una brutta figura.

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