Maria Sakkari, figlia d'arte - Pagina 3 di 4

Al femminile

Maria Sakkari, figlia d’arte

Da Angeliki Kanellopoulou a Maria Sakkari come da Julia Apostoli a Stefanos Tsitsipas: in Grecia il tennis professionistico è una questione di famiglia

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Maria Sakkari
 

La carriera da professionista
Tenace e anche combattente. In una parola: spartana. Così si definisce lei stessa, e non solo in senso figurato; perché se Maria è nata ad Atene, il padre è davvero nato a Sparta. E se non fosse un luogo comune difficilmente dimostrabile nello sport, si potrebbe sostenere che la carriera di Sakkari è la prova che la voglia di applicarsi permette di andare perfino oltre le aspettative lasciate intravedere da ragazzina.

A parte un piccolo assaggio nel 2011, Sakkari inizia a giocare con una certa continuità a livello ITF dal maggio 2012, quando sta per compiere 17 anni. È la solita trafila che segue ogni aspirante giocatrice che punta al traguardo dei tornei WTA. Si comincia con i piccoli impegni locali, poi si passa alle trasferte all’estero dove crescono i punti, i montepremi e il valore delle avversarie.

Per questo nel 2013 Sakkari si sposta a Barcellona, alla Portas Academy, alla ricerca di un aiuto tecnico più adatto al tennis professionistico, anche perché ormai l’attività da junior è al termine. Come nei tornei giovanili, i primi anni non sono eccezionali. Senza entrare troppo nel dettaglio, la percentuale tra vittorie e sconfitte è sempre poco oltre il 50%. Ma ci sono alcuni dati che dimostrano piccoli progressi. Per esempio dopo avere perso le prime cinque finali, comincia a vincerne alcune nel 2014, sino a fare l’en plein nelle tre che affronta nel 2015.

Se consideriamo il ranking, la crescita sostanziale si verifica dal 2013 (a fine stagione è numero 610) al 2015, che chiude da numero 168. A 20 anni appena compiuti, riesce così a entrare per la prima volta nelle qualificazioni Slam (US Open) e a superarle a sorpresa. Sconfigge infatti due giocatrici di talento, anche se in quel momento non nella migliore condizione, come Sevastova e Martic.

Il 2016 rappresenta la stagione di transizione da ITF a WTA. Sakkari raggiunge tre tabelloni principali Slam su quattro (superando due qualificazioni) e batte per la prima volta avversarie comprese fra le prime cento come Schmiedlova, Lucic, Goerges, Giorgi, Watson, Kontaveit. Ma forse la prestazione migliore è legata a una sconfitta; a Wimbledon, dopo avere passato le qualificazioni perde al secondo turno 7-5 4-6 6-3 contro Venus Williams, che in quella edizione sarebbe arrivata sino alla semifinale (fermata da Angelique Kerber). A fine stagione Maria ha ormai la classifica per giocare stabilmente a livello WTA: numero 89.

L’anno nel quale comincia davvero a emergere per vittorie di un certo rilievo è il 2017: terzo turno all’Australian Open e soprattutto la semifinale al Premier 5 di Wuhan in settembre. Partendo dalle qualificazioni sconfigge la prima Top 10: Caroline Wozniacki, che il mese dopo avrebbe vinto le Finals a Singapore. La ferma in semifinale Caroline Garcia, che sta vivendo due settimane da sogno (i due successi nei Premier di Wuhan e Pechino permettono a Garcia di conquistare 1900 punti e accedere al Masters). L’impresa in Cina vale comunque a Maria un balzo di diverse decine di posizioni, sino alla 41 di fine anno.

È un significativo cambiamento di status. Dal 2018 Sakkari diventa una giocatrice che le avversarie guardano sempre con rispetto. Per la verità parte malissimo nei primi due mesi (sei sconfitte di fila), ma poi si riprende, diventando un osso duro per tutte. Perché la si può battere, ma è molto difficile “metterla sotto”: Maria dimostra di possedere spiccate doti di combattività, mentale e fisica.

Forse non è proprio regolarissima nel rendimento, con giornate mediocri alternate ad altre più ispirate, ma quando trova la partita buona spesso produce l’upset. Tanto è vero che contro le prime 30 del ranking chiude con un bilancio di 8 vinte e 9 perse. Questi i nomi delle avversarie battute, in ordine di classifica decrescente: Pliskova (nel memorabile match di Roma, caratterizzato da un grave errore arbitrale che fa perdere le staffe a Karolina), Venus, Bertens, Vandeweghe, Osaka, Barty, Suarez Navarro, Kontaveit.

Il resto è storia recente. Nel 2019 Sakkari vince il primo torneo della carriera (sulla terra di Rabat, in finale su Johanna Konta), e conquista altri cinque scalpi di Top 10 (Kvitova due volte, Svitolina, Bertens, Sabalenka). Da ricordare anche i tre terzi turni negli Slam (su cemento ed erba). Chiude l’anno per la prima volta da Top 30, alla posizione numero 23.

Nel 2020 non vince tornei, ma raggiunge due semifinali a San Pietroburgo e Ostrava e due quarti turni Slam, (Australian e US Open) in una stagione nella quale non si è disputato Wimbledon. Per la classifica ufficiale WTA a fine anno è numero 22, ma se si contassero solo i punti del 2020 risulterebbe 18ma.

a pagina 4: Le caratteristiche tecniche

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