Kokkinakis svela: "Ho superato anche la depressione"

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Kokkinakis svela: “Ho superato anche la depressione”

“Per quanto il dolore fisico sia grave, quello mentale è molto peggio”. Così l’australiano in un podcast, ripercorrendo gli anni bui dei tanti infortuni che hanno avuto ripercussioni anche psicologiche

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Thanasi Kokkinakis - Austalian Open 2021 (dal suo profilo Twitter)
 

Nel percorso ad ostacoli degli ultimi cinque anni, Thanasi Kokkinakis ha dovuto dribblare anche un avversario più infido dei guai fisici. “La depressione ha rappresentato un problema reale – ha raccontato nel podcast di Ordineroli Speaking -, entravo nei bar e mi sentivo addosso l’ansia di dover uscire in tutta fretta. Diventavo nervoso, sentivo aumentare il battito cardiaco. Non c’erano pensieri positivi. Quando arrivavano, svanivano molto velocemente“. Meccanismo comprensibile, per ciò che ha dovuto passare quello che era stato indicato come il talento più limpido della nuova generazione australiana. Pur avendo solo 24 anni, si è trovato più volte a prendere in seria considerazione l’ipotesi del ritiro. Non un’assurdità, quando in così poco tempo hai già dovuto affrontare guai sparsi a spalle, inguine, pettorali, schiena, ginocchia, gomito, persino una febbre ghiandolare che lo ha escluso dall’Australian Open del 2020.

SPERANZE – Per Kokkinakis, oggi al numero 238 del ranking, lo Slam di Melbourne ha dato il via a un 2021 che si spera possa essere realmente l’anno della rinascita. Con la carta d’identità che gioca nettamente a suo favore. Al debutto ha lasciato appena sei game al sudcoreano Soonwoo Kwon, tornando a vincere una partita a Melbourne Park dopo sei anni. Al secondo turno, poi, la soddisfazione di aver trascinato al quinto set il numero sei del mondo Stefanos Tsitsipas. Inutile ricordare cosa è stato e le tante promesse non rispettate di una carriera che si preannunciava scintillante: nel 2015, quando raggiunse il suo best ranking (69 ATP), era uno dei quatto più giovani top 100 insieme a Coric, Chung e Sascha Zverev. Alti e bassi, per cause di forza maggiore.

Nel 2018 la perla del successo di Miami su Roger Federer. Poi, solo un anno dopo, il giro dei Challenger (tra cui Barletta, dove pure si è ritirato) con qualche occasionale apparizione nel circuito maggiore. Nel 2020 tutto fermo, per ovvie ragioni. Tempo utilizzato anche per ritrovarsi. “Solo chi ci è passato può capire – ha concluso – per quanto il dolore fisico sia grave, quello mentale è molto peggio“. Vista la classifica, potrebbe ripartire da una wild card. Magari, in omaggio a quella impresa di tre anni fa, proprio Miami.

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