Nessuna domanda per Hurkacz: di chi è la colpa? Per i "social" i giornalisti. Ma la gente non sa...

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Nessuna domanda per Hurkacz: di chi è la colpa? Per i “social” i giornalisti. Ma la gente non sa…

Nessun giornalista si è presentato alla conferenza stampa di Hubert Hurkacz. Ecco come è potuto accadere. Le responsabilità di tornei e ATP

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Hubert Hurkacz - Miami 2021 (via Twitter, @atptour)
 

Tra i video curiosi pubblicati da Tennis TV sui social media durante la giornata di martedì, c’è stato anche quello della conferenza stampa di Hubert Hurkacz dopo il suo vittorioso esordio contro Thomas Fabbiano.

Nessun giornalista collegato con la conferenza stampa (ricordiamo che anche i pochissimi giornalisti presenti sul posto devono parlare con i giocatori in videoconferenza a causa dei protocolli anti-COVID dell’ATP) ha posto domande al campione di Miami, che così è potuto andare via dopo neppure un minuto, dedicando solo una ventina di secondi a registrare un messaggio vocale – in polacco – per i media del suo paese.

L’ATP non ha molto apprezzato il fatto di aver portato un giocatore davanti alla stampa inutilmente, anche perché è accaduto ben due volte durante la giornata: anche Dusan Lajovic, dopo la sua sconfitta contro Daniel Evans, è stato accompagnato in sala interviste ma nessuno gli ha chiesto domande.

E per poco non accadeva la stessa cosa con Fabio Fognini: all’inizio della sua conferenza stampa c’erano solamente Ubaldo Scanagatta e Alessandro Stella di Ubitennis presenti. Come forse molti di voi sapranno, Fognini non parla con Ubitennis ormai da diversi anni, ma per evitare una nuova debacle il moderatore dell’ATP ha chieso a Ubaldo di fare una domanda e Fognini si è quasi sentito obbligato a rispondere.

Ovviamente sui social media si sono riversati insulti di ogni tipo nei confronti dei giornalisti presenti-assenti (in realtà presenti non erano, ma questo pochi lo sanno), molto probabilmente perché non esiste grande familiarità da parte del grande pubblico con le procedure delle conferenze stampa.

Prima di procedere alla spiegazione, una premessa: non ho deciso di scrivere questo pezzo per cercare di giustificare l’accaduto, e nemmeno per impietosire il lettore nei confronti delle difficoltà del nostro lavoro. Nessuno mi fa fare quello che faccio, sono qui per mia libera scelta e sono anche contento di farlo, ma vorrei cercare di spiegare che a volte le cose sono molto meno bianche o nere di quanto possano sembrare di primo acchito.

Ogni media accreditato a un torneo ha la possibilità di richiedere di parlare con un giocatore impegnato in gara durante la giornata: la richiesta deve essere fatta per iscritto all’incaricato deputato dell’ATP, generalmente via email, il più presto possibile nel corso della giornata. Bisogna specificare quando si vuole parlare con il giocatore (di solito dopo il match), se si tratta di una richiesta per una intervista esclusiva o per una conferenza stampa in cui possono essere presenti altri media, e se si vuole intervistare il giocatore indipendentemente dal risultato del suo match o solamente in caso di vittoria.

Evidentemente qualcuno aveva richiesto di parlare con Hurkacz, ma poi non ha partecipato alla conferenza stampa. Queste cose non dovrebbero accadere, ma vediamo cosa può essere successo.

Solitamente alla fine della partita uno dei Communication Manager dell’ATP avvicina il giocatore, gli spiega le richieste ricevute e si accorda con lui per un orario. In caso di presenza sul posto, l’orario viene annunciato in sala stampa; ora, con la maggior parte dei giornalisti che lavorano in maniera remota, esiste una chat di WhatsApp che segnala gli orari delle interviste, e manda un messaggio di pro-memoria quando il giocatore sta arrivando in sala interviste.

In questo caso, non è stato dato alcun annuncio dell’orario dell’intervista, ma è soltanto stato mandato un messaggio quando il giocatore polacco era già in arrivo in sala interviste.

Ora, da ormai più di un anno a questa parte, tutti noi che seguiamo i tornei abbiamo dovuto abituarci a lavorare in maniera diversa, come d’altronde è successo a tantissimi lavoratori. Mentre si è presenti sul posto, si vive e si respira il torneo, si passano le intere giornate in sala stampa e si è totalmente assorbiti dall’evento. Ora che si guardano le partite in televisione e si lavora da casa propria, l’effetto full immersion è svanito, e per tutti noi è necessario bilanciare la copertura dei tornei con le incombenze della vita quotidiana. Per esempio: ai tornei esiste di solito la mensa giornalisti, ma a casa mia la mensa non c’è. Se voglio mangiare, devo prepararmene da solo, e ogni tanto andare pure al supermercato. Ciò richiede tempo, e per tornei che magari hanno match che vanno dalle 11 del mattino fino a oltre mezzanotte, come per lo scorso Masters 1000 di Miami, questo vuol dire che ogni tanto bisogna trovare il tempo per allontanarsi dal PC per svolgere queste incombenze.

Non avere alcun tipo di preavviso di quando un’intervista può avvenire è decisamente sconveniente, perché non consente di programmare il nostro lavoro e le varie pause per poter fare tutto il resto. Anche perché il nostro lavoro non è solo partecipare alle interviste: è anche scriverne, parlarne, e, eventualmente, ogni tanto, anche guardare qualche partita…

Sicuramente chi aveva richiesto il giocatore avrebbe dovuto quantomeno avvertire se aveva cambiato idea, oppure non era più in grado di partecipare alla conferenza stampa. Magari c’è stato un contrattempo, un’emergenza, ma di solito si cerca di mandare almeno un messaggio ai Communication Manager. Quando bisognava essere presenti “in carne ed ossa”, a volte capitava di essere su un altro campo a vedere un’altra partita, e allora si chiamava o si mandava un messaggio. Oggi ci possono essere altri contrattempi: il capo che chiama, una scadenza improvvisa; si tratta pur sempre di un lavoro anche questo.

Qualcuno di voi potrà dire: ma non si possono fare i turni, come in tutti i posti di lavoro di questo mondo? Sì e no. Perché prima di tutto è difficile programmare i turni non sapendo quando le partite iniziano e finiscono (e gli orari delle interviste variano in funzione di quando finiscono le partite), con eventualmente anche l’incognita della pioggia. Poi ci sono anche problemi di natura esterna: non tutti i membri della redazione hanno accesso alle conferenze stampa e alla chat WhatsApp. I tornei decidono a loro discrezione a chi dare accesso, e per quel che riguarda il torneo di Montecarlo, al vicedirettore di Ubitennis Alessandro Stella era stato inizialmente negato l’accredito come unico esponente del sito, oltre al direttore Ubaldo Scanagatta.

L’accredito a Ubaldo, che probabilmente in vita sua ha passato al Monte Carlo Country Club più tempo del custode, è arrivato la settimana scorsa, e solamente la sua insistenza gli ha permesso di delegare uno della redazione per seguire le interviste. All’inizio della stagione è stato chiesto all’ATP di poter assegnare accessi generici alla redazione di una testata, in modo da non costringere una persona sola a seguire tutte le interviste (che possono arrivare nel corso di giornate da 13-14 ore, per una o due settimane consecutive), ma la richiesta è stata respinta, o quantomeno lasciata alla discrezione dei singoli tornei.

Quindi a Ubitennis l’accredito era stato rifiutato per mancanza di spazio (spazio virtuale, si intende), nonostante il nostro sito vanti oltre 40 milioni di pagine visualizzate l’anno, è comodamente il sito tennistico più visitato d’Europa ed è un punto di riferimento per il mercato italiano che rappresenta più di un terzo degli spettatori del torneo di Montecarlo in anni normali. Ciò che sto tentando di dire è che se viene limitato così tanto l’accesso ai media, non ci si può poi lamentare più di tanto se non c’è nessuno a fare domande, soprattutto in una giornata molto piena a causa della pioggia del giorno prima, con tante partite che si svolgevano contemporaneamente.

Tutto ciò per dire che sicuramente ci sono state colpe da ambo i lati nella “disavventura media” di Hurkacz (e immagino anche di Lajovic), e che forse si poteva evitare di dare così tanta pubblicità all’incidente. Stiamo tutti lavorando in una situazione nuova, ci stiamo adattando e si possono fare degli errori. L’importante è saperli prendere con il giusto atteggiamento.

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