Ivan Ljubicic: "Berrettini sottovalutato, nei prossimi cinque anni spaccherà il mondo" (Crivelli)

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Ivan Ljubicic: “Berrettini sottovalutato, nei prossimi cinque anni spaccherà il mondo” (Crivelli)

La rassegna stampa di martedì 27 aprile 2021

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Intervista a Ivan Ljubicic – Azzurro intenso: “Berrettini sottovalutato, nei prossimi cinque anni spaccherà il mondo” (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Nel 1993, un ragazzino quattordicenne si lasciava alle spalle la guerra civile jugoslava e sceglieva Moncalieri e l’Italia per inseguire il sogno di diventare un tennista professionista. Da quei giorni, Ivan Ljubicic ne ha fatta di strada: da giocatore è stato numero 3 del mondo, da allenatore è la guida di Federer, cioè il più grande di tutti i tempi, e da circa un anno si occupa anche di management con la sua agenzia LJ Sports, che in portafoglio ha pure Berrettini. Quello del croato, insomma, è un osservatorio privilegiato per analizzare il grande ritorno di Matteo a Belgrado e la fioritura del tennis tricolore. Ivan, Berrettini mordeva il freno di fronte ai successi di Sinner, Sonego e Musetti? «Assolutamente no, non è nel suo carattere. Era solo arrabbiato perché aveva iniziato benissimo la stagione in Australia e l’infortunio agli addominali l’ha fermato in un momento molto brillante. Il tennis in questo periodo non gli è mai venuto meno, si trattava solo di recuperare la condizione». Però si avverte spesso la sensazione che le sue qualità siano sempre sottovalutate. «È vero, e capita soprattutto in Italia dove qualcuno continua a pensare che sia un top ten per caso. Dimenticando da dove è partito, quali tornei giocava all’inizio del 2019 e dove si è ritrovato alla fine di quell’anno. Non ti qualifichi al Masters per grazia divina: chiedete a qualunque giocatore del passato e del presente quale valore tecnico abbia ottenere il pass per quel torneo». Quando lei annunciò l’inizio della vostra collaborazione, disse di aver messo sotto contratto un giocatore già in grado di vincere uno Slam. Conferma il pronostico? «Assolutamente. Matteo deve solo stare bene fisicamente, per il resto ha un gioco da top player e solo 25 anni: significa che almeno per i prossimi cinque anni spaccherà il mondo. I suoi limiti li conoscerà solo lui». […] Lei che lo conosce bene, ci può descrivere l’uomo Berrettini? «Matteo è un ragazzo fantastico, a volte addirittura fin troppo buono. E poi è umile e sensibile, si tiene lontano dall’immagine gonfiata che possono dare i social. È facile lavorare con lui, non c’è bisogno di costruirgli un’immagine vincente, perché ha dei valori sani che si illustrano da soli». Quanto è importante lo stimolo di altri giocatori fortissimi della stessa nazionalità? «Guardi, a un certo punto della mia carriera in Croazia è esploso Mario Ancic, che era un giocatore di grandissimo talento. Lui era il giovane emergente che metteva in pericolo la leadership del campione affermato, cioè io. Personalmente lo presi come uno stimolo buono per migliorare, e lo stesso sta accadendo a loro: si stanno spingendo a vicenda». Campione si nasce oppure si diventa? «Di sicuro si nasce con il talento, ma il campione non è soltanto un prodotto dei geni. Sono fondamentali gli impulsi e gli insegnamenti della famiglia, l’educazione che ti viene impartita. Ecco perché in Italia dovete essere fiduciosi e contenti: la nuova generazione dei vostri tennisti ha dei principi morali importanti». […] Non possiamo esimerci però dal fare una domanda al Ljubicic coach: come sta Federer? «Benissimo, Roger si sta allenando per il rientro, previsto a Ginevra a metà maggio. Quando è tornato a Doha mi sembra abbia dimostrato che qualcosina con la racchetta in mano sia ancora capace di farla, quindi c’è fiducia. L’obiettivo è che possa mettere insieme tanto tennis per ritrovare il ritmo, sul tipo di partite che dovrà giocare nessuno di noi ha mai avuto dubbi: quelle per i titoli più importanti».

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