Il gran giorno di Berrettini (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Semeraro)

Rassegna stampa

Il gran giorno di Berrettini (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 9 giugno 2021

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Berrettini, c’è voglia d’impresa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Non troverà Mister Wolf a risolvergli i problemi come accade in un celebre film dell’amato Tarantino. Nel duello contro il più forte giocatore del mondo, Matteo Berrettini sarà solo. Con le sue armi di gioco e la rinnovata consapevolezza di appartenere ormai all’empireo del suo sport. Tornerà anche il pubblico (5000 spettatori) per applaudire il suo quarto di finale contro Djokovic, uno snodo cruciale nell’ancor giovane carriera del talento romano. Perché sono queste la partite che sogni fin da piccolo, quelle per cui ti alleni, ti sacrifichi, ti offri totalmente al tuo lavoro: sfidare il numero uno del ranking, il vincitore di 18 Slam che a Parigi vorrebbe diventare il primo giocatore dai tempi di Laver a conquistare tutti gli Slam almeno due volte, nel tempio della terra rossa. Gli annali raccontano che solo una volta, in 13 occasioni, un italiano è riuscito a sconfiggere la prima testa di serie al Roland Garros: Panatta nel 1976 eliminò Borg, sempre nei quarti, e poi si involò verso il trionfo. Coach Vincenzo Santopadre, mentore non solo tecnico di Berretto fin da quando aveva 11 anni, non si affida ai ricorsi storici, ma alla qualità intrinseca del suo pupillo: «Può battere Djokovic, e non sarebbe un miracolo, bensì il completamento di un lungo percorso che ha portato Matteo a meritare di stare con i più grandi del tennis attuale. Anzi, secondo me è pronto a vincere uno Slam. Lo dicono i risultati, e anche la fiducia che ha acquisito negli ultimi due anni». Siccome la spacconeria non è mai stata un vizio della casa, la perentorietà del pronostico richiede un approfondimento: «Nelle prime tre partite del torneo, Matteo ha dimostrato perché è numero 9 del mondo – spiega con orgoglio il coach — giocando con grande lucidità i punti decisivi e gestendo con freddezza le situazioni potenzialmente complicate. Con la sua esplosione improvvisa nel 2019, si è ritrovato in top ten quasi senza saperlo, e ha dovuto fare i conti con una situazione nuova, ma poi non ci resti due anni, al netto della pandemia, se quello non è davvero il tuo valore. Io credo che continui a rimanere un po’ sottovalutato, anche se il suo percorso ci dice che al momento è il più forte giocatore italiano di questa generazione. Forse ha pagato un po’ il fatto di non essere stato considerato fin da subito un predestinato». L’enorme rivale di questa sera lo accoglie così: «Berrettini ha un servizio molto potente e un dritto devastante, due armi molto pesanti, ed è sicuramente in forma. Anche la smorzata è molto buona. Negli ultimi due anni ha mantenuto un livello da Top 10 e ora è nei quarti di uno Slam, quindi per darmi una possibilità di vincere dovrò dare il meglio di me stesso». Il Djokovic dei primi due set contro Musetti, però, consente di intonare un inno alla speranza: «Ogni partita ha una sua storia — ricorda Santopadre — e la vittoria contro Lorenzo ha comunque dimostrato che Nole non è disposto ad arrendersi mai, sta sempre dentro la partita, può cambiare l’inerzia del match con uno scambio. Dall’altra parte, però, è stato due set sotto, quindi può essere vulnerabile. Lo ripeto, io sono convinto che Matteo possa battere Djokovic, Nadal e Federer in ogni torneo e anche negli Slam, per questo sono curioso di vedere come andrà». […]

Provaci Berrettini, la storia ti aspetta (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

L’appuntamento con la storia è fissato. Stasera, non prima delle 20, Matteo Berrettini giocherà contro Novak Djokovic il suo secondo quarto di finale Slam, un traguardo mai raggiunto da nessun italiano dopo il 1978, dai tempi di Corrado Barazzutti. Sogna di diventare il secondo azzurro a battere un numero 1 del mondo in carica in un major nell’era Open. Ci è riuscito solo Adriano Panatta, capace di sconfiggere Bjorn Borg nel cammino verso la conquista del Roland Garros 1976. Il numero 1 d’Italia vivrà un’altra delle tante prime volte che hanno scandito la sua rapida scalata verso una posizione stabile in Top 10, nell’élite del tennis mondiale. Il romano infatti non ha ancora mai affrontato un numero 1 del mondo in carica in uno dei quattro tornei più prestigiosi in calendario. Da parte sua, il serbo può diventare – vincendo stasera – il secondo uomo dopo Federer a raggiungere quaranta semifinali nei tornei dello Slam. «Mi piace pensare che la mia sia una bella storia, quella di un ragazzo che ci ha creduto ed è arrivato ai massimi livelli» ha detto l’azzurro, che si è regalato un autoritratto sintetico quanto suggestivo. «Matteo ha un gran servizio e un gran diritto. due armi importanti. È in forma, ha finito bene l’anno scorso e iniziato molto bene questa stagione – ha detto il serbo — essendo molto aggressivo, può avere tante occasioni per attaccare di diritto da metà campo. Però sa anche eseguire molto bene la palla corta, è bravo a rete. È in Top 10 da un paio d’anni, devo essere al meglio per avere una chance di vincere». […]

«Matteo è un top» (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Musetti ricorda McEnroe, sentiamo dire. E Sinner, Ivan Lendl. Capperi, esiste viatico migliore per due giovani carriere ancora alle prese con la scelta più significativa che ogni giovane è chiamato a compiere, quella tra l’essere e il dover essere? Sono complimenti, direte, niente più che elogi, e se ai due fanno piacere è giusto se li tengano stretti, sebbene vi sia qualcosa che strida negli accostamenti proposti. Ha più senso il confronto fra Sinner e Lendl, sotto certi aspetti, mentre quello su Musetti e McEnroe ci trova onestamente un po’ freddini. C’è poi una terza via, alla quale ci auguriamo i nostri ragazzi vogliano guardare con attenzione. È quella che indica Matteo Berrettini, se si ha la voglia di chiedersi chi possa ricordare uno come lui… Nessuno, è la risposta. Berrettini ricorda solo Berrettini. Ha un gioco su due colpi che torme di tennisti inseguono, e un servizio che si accende con il voltaggio di un lampo. Se altri raggiungono velocità ancora più smodate, nessuno ottiene percentuali pari alle sue: dall’83 al 92% di punti con la prima battuta. Ed è inutile chiedersi a quanto viaggi il dritto che segue la randellata di servizio. C’è chi dice 165 chilometri orari… Vi sembrerà bizzarro, ma vorremmo che Musetti si affrettasse a somigliare a Musetti, più che a McEnroe. E coltivasse la propria unicità. Lo stesso vale per Sinner, che non deve inseguire Lendl, ma semplicemente se stesso. Come ha fatto il numero uno Matteo, oggi atteso da un quarto con Djokovic che potrebbe rappresentare una tappa essenziale per la stagione in corso. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Santopadre, coach fra i più sensibili e collaborativi. Lui ritiene che Berrettini sia pronto per una nuova, grande impresa. «Dai giorni degli Us Open a questo quarto di finale parigino, Matteo è cambiato, non è più lo stesso tennista. Il lavoro che andava fatto, quello di immagazzinare tutte le informazioni piovutegli addosso con la prima semifinale Slam, direi che è ormai completato. Oggi è più forte dentro, più sicuro, e ha personalità da vendere. In campo si fa sentire, e non solo perché tira forte. Lo vidi stupito di come Nadal mettesse soggezione agli avversari, già dai palleggi di riscaldamento. E una questione di presenza, di esperienza, di mestiere, di obiettivi da perseguire. Ora anche lui è così. Non si tratta di spavalderia fine a se stessa, ma di una dimensione personale. Oggi Matteo si sente pienamente Top Ten. Dunque ci siamo. Non sarà questavolta con Djokovic? Sarà la prossima, o la successiva. Ma far bene nei grandi tornei è ormai l’obiettivo fisso». Sa che con Djokovic il confronto sarà quanto mai duro. «Mi chiedete che cosa gli abbia consigliato di non fare, ma la risposta devo per forza ribaltarla – spiega Santopadre –: mettere in campo tutto ciò che sa fare, questa è l’unica via. Sempre. Tanto più con tennisti di così alto livello come il serbo. Sarà interessante, Matteo gioca per prendere il sopravvento, Nole è un mago in arti difensive e su quelle costruisce poi le sue sortite e le vittorie. Ci sono gli ingredienti per una grande sfida, mi sembra». […]

Come sopravvivere ai numeri uno. Il nuovo Berrettini al test Djokovic (Stefano Semeraro, La Stampa)

L’anno scorso, sconfitto al terzo turno, a Matteo Berrettini del Roland Garros erano mancati «l’atmosfera, i fan, insomma tutto». Accontentato. Stasera alle 20, per il suo quarto di finale contro Novak Djokovic, il Centrale potrà ospitare per la prima volta dopo dieci giorni di torneo una quota di spettatori 5.000. Semmai il problema è che davanti Matteo non avrà l’irrilevante Altmaier, ma il numero 1 del mondo. A Parigi, l’unico italiano capace di battere la testa di serie numero 1 – nell’occasione Bjorn Borg, che però era n.2 del mondo – è stato Adriano Panatta, nel suo anno magico, il 1976. Matteo, dopo l’orribile 2020 e un incoraggiante inizio di 2021 insegue proprio un clic, uno scatto capace di farlo decollare definitivamente. Affrontare un Number One, per giunta sul campo centrale di uno Slam, del resto non è un match come gli altri, ma un rito di passaggio, un’esperienza ulteriore. Batterlo, una rarità. Berrettini i Tre Grandi li ha già incontrati, perdendoci sempre, anche se non tutti nella veste di numeri uno. E con il Number One Emerito, Roger Federer, si è letteralmente sciolto due anni fa sul Centre Court di Wimbledon, rimediando una storica lezione. «Io penso che oggi Matteo possa vincere contro tutti e tre, Roger, Rafa e Novak, su tutte le superfici. E anche vincere questo Roland Garros», azzarda, per una volta sbilanciandosi, coach Santopadre. «Non è più lo stesso Matteo di due anni fa, ha una consapevolezza diversa, è cresciuto sotto tutti gli aspetti. Per questo mi è dispiaciuto che non abbia potuto giocare con Federer. Anche se un po’ ci ha fatto comodo…». Per Boris Becker Berrettini oggi è il favorito, «perché si è riposato, e vedendo il match con Musetti ha capito che Novak è vulnerabile». […]

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