Numeri: il "pollice verde" di Matteo Berrettini

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Numeri: il “pollice verde” di Matteo Berrettini

Solamente Roger Federer ha vinto più partite sull’erba nelle ultime 3 stagioni sui prati. Sarà da corsa anche a Wimbledon?

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1177- i punti conquistati da Matteo Berrettini nei tornei giocati sull’erba nelle ultime tre stagioni. Il tennista romano è tra i principali outsider della corsa al titolo del Wimbledon in partenza il prossimo lunedì e, anche approfondendo qualche statistica da noi raccolta, si capisce il perchè dell’alta considerazione goduta dal numero uno italiano tra addetti ai lavori e appassionati.

Tra quelli dello Slam, i Championships sono sempre stati il torneo più difficile da pronosticare, a causa del ridotto numero di eventi che si giocano sull’erba e della molto breve stagione preparatoria, quest’anno tra l’altro tornata ad essere di appena due settimane. Tuttavia, in questa edizione – escludendo il ruolo di gran favorito ricoperto da Djokovic – è ancora più complesso stilare una griglia di partenza dei possibili vincitori: il mancato svolgimento di Wimbledon nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19 ha reso i riferimenti tecnici ancora minori e maggiormente datati.

Per provare a capirne qualcosa in più su chi possa vincere lo Slam londinese abbiamo recuperato i risultati ottenuti sull’erba nel circuito maggiore dai top ten in gara e dai giocatori considerati dai bookmakers degni di una buona quota (abbiamo escluso per motivi statistici dal nostro studio Jannik Sinner, in quanto il nostro giovane tennista sin qui in carriera ha giocato un solo torneo sull’erba nel circuito maggiore, il Queens la scorsa settimana, evento nel quale ha perso al primo turno una brutta partita contro Draper).

Abbiamo proceduto restringendo il nostro spettro d’analisi a un periodo più recente, considerando esclusivamente i piazzamenti nei tornei giocati sull’erba nelle stagioni 2018 e 2019 e quanto accaduto la scorsa settimana, durante la quale erano calendarizzati i due tornei più importanti di preparazione a Wimbledon, gli ATP 500 del Queens e di Halle.

Come si può leggere nella tabella riepilogativa da noi preparata, le statistiche non fanno che dare ragione ai vincitori di tredici delle diciassette edizioni del torneo londinese, Federer e Djokovic, con il serbo dato quasi da tutti come grande favorito: dal 2018 sull’erba ha perso una sola delle diciannove gare giocate sui prati, la finale del Queens di tre anni fa, durata quasi tre ore, dalla quale è uscito sconfitto al terzo set contro Marin Cilic. Ad aver vinto più partite di tutti sull’erba negli ultimi tre anni è stato però Roger Federer, che ne ha portate a casa ben ventiquattro, sebbene solo una di esse, quella contro Ivashka ad Halle, risalga alle ultime settimane (un successo pesantemente controbilanciato dalla brutta sconfitta patita nel turno successivo contro Auger-Aliassime).

Un numero tale di partite portate a casa che, unito soprattutto all’incredibile record di otto vittorie ai Championships, fa sì che Roger – secondo le principali agenzie di scommesse sportive – sia tra i principali candidati alla vittoria finale, anche in barba alla carta d’identità e ai relativi acciacchi. In caso di debacle del grande favorito della vigilia, Djokovic, Tsitsipas e Medvedev vengono considerati sostanzialmente allo stesso livello del campione svizzero: seppur giovani questi ormai due ex Next Gen (il greco ad agosto fa 23 anni, il russo a febbraio ne ha compiuti 25), sono tennisti che sull’erba in due vantano una sola partecipazione alla seconda settimana (ci riuscì il greco nel 2018, quando fu sconfitto da Isner in ottavi) e un bilancio vittorie-sconfitte il quale sommato recita un misero 17 W-13 L.

Tra un paio di settimane sapremo se questi numeri saranno o meno sconfessati dagli ottimi tabelloni garantiti dalle loro teste di serie alte nel tabellone del singolare maschile e dai probabili miglioramenti avuti nell’evoluzione tennistica che caratterizza la loro giovane età.

Discorso diverso per un altro giocatore molto ben considerato in questi giorni di vigilia, Sacsha Zverev: pur avendo solo 24 anni il tedesco vanta già buonissimi risultati sui prati, seppur datati: di lui si ricordano le due finali perse ad Halle nel 2016 (quando in semi sconfisse Federer) e nel 2017 e un ottavo di finale raggiunto a Wimbledon quattro anni fa. Tuttavia il n.6 ATP negli ultimi tre anni, come si legge dalla tabella, ha deluso, raccogliendo complessivamente appena 235 punti, complici anche ben tre sconfitte rimediate contro tennisti fuori dalla top 100: dal prossimo lunedì capiremo quale versione di Sascha sarà protagonista sui campi di Church Road.

Dopo i tennisti nominati, tutti con una migliore classifica di Berrettini, viene quasi universalmente quotato proprio il tennista romano come possibile vincitore, un ruolo che i risultati ottenuti sul campo dicono meriti pienamente. Anche la sua dote di 1177 punti -che ha maggior valore perché ottenuta quasi interamente solo a partire dal 2019 – è seconda solo a quelle di Federer e Djokovic tra quelle appartenenti a giocatori attualmente tra primi 100 del ranking ATP. In realtà, ci sarebbe Kevin Anderson ad averne fatti di più di Matteo, grazie alla finale raggiunta dall’ex 5 ATP nel 2018 a Wimbledon, ma il 35enne sudafricano sembra lontano parente di quel giocatore, anche rilevando le brutte sconfitte rimediate proprio in queste settimane in Challenger giocati sull’erba, in cui ha perso contro tre giocatori abbondantemente fuori dalla top 100.

Matteo Berrettini – ATP Queen’s 2021 (via Twitter, @QueensTennis)

Berrettini può fare molto bene, come confermano anche il numero di partite da lui vinte sui prati, 21 -secondo in tal senso dietro al solo Federer in tutto il circuito, nel periodo da noi considerato- e il suo bilancio positivo sui prati contro i migliori (2-1 contro i top 10, 2-0 contro i colleghi posizionati tra la 11° e la 20° posizione). Come si vede non ci sono altri tennisti dall’ottima classifica ad aver raccolto negli ultimi anni risultati maggiormente positivi di quelli del nostro rappresentante (e Matteo non è più “vecchio” degli altri top ten per pensare che sinora questi ultimi non ne abbiano avuto la possibilità).

Merita però attenzione il sempre sottovalutato Bautista Agut, semifinalista nell’ultima edizione giocata, e capace anche lui di totalizzare dal 2018 almeno 1000 punti sui prati. Con curiosità andrà seguito il cammino di Humbert, che dopo essere esploso nel grande tennis nel 2019 proprio a Wimbledon si è confermato sui prati vincendo il torneo di Halle, così come meritano attenzione i cammini di tre giovani tennisti come Shapovalov, de Minaur e Auger Aliassime, i quali, nonostante la loro verde carta d’identità, dal 2018 in poi hanno fatto più punti di tanti colleghi già più celebrati.

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