Djokovic, bersaglio grosso «Ora voglio solo i Major» (Crivelli). Erba azzurra: 13 italiani in campo (Mastroluca). Gli occhi su Roger (Azzolini). Williams dice no: a Tokyo non vado (Marcotti)

Rassegna stampa

Djokovic, bersaglio grosso «Ora voglio solo i Major» (Crivelli). Erba azzurra: 13 italiani in campo (Mastroluca). Gli occhi su Roger (Azzolini). Williams dice no: a Tokyo non vado (Marcotti)

La rassegna stampa di lunedì 28 giugno 2021

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Djokovic, bersaglio grosso «Ora voglio solo i Major» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quando oggi attraverserà le Doherty Gates, non porterà soltanto lo scettro di campione in carica. Ad accompagnare Novak Djokovic verso il Centre Court più celebre del mondo, infatti, ci sarà pure l’oneroso miraggio di un’impresa che vale l’immortalità sportiva: il Grande Slam. Vincere Wimbledon, dove ha trionfato nelle ultime due edizioni e si presenta ancora da deciso favorito, significherebbe lasciarsi un solo ostacolo, seppure monumentale come gli Us Open, sulla strada verso il sogno di fare la storia e annettersi, forse definitivamente, il ruolo di più forte giocatore di tutti i tempi. Intanto, se riuscisse a conquistare per la sesta volta i Championships, Nole raggiungerebbe un altro traguardo per lui assai appagante e sinceramente imprevedibile: i 20 Slam di Federer e Nadal. Avremmo tre uomini al comando nel più straordinario inseguimento a un record negli annali dello sport e il serbo potrebbe finalmente guardare alla stessa altezza gli eterni rivali. E infatti, a 34 anni e con il fisico sollecitato da mille battaglie, il Djoker è consapevole che adesso sono le scelte a marcare la differenza: «I tornei dello Slam sono la motivazione più grande che ho in questa fase della mia carriera. Cerco di raggiungere il picco di forma durante gli Slam. Quindi devo adeguare la mia programmazione per concedermi del tempo da passare con la mia famiglia, riducendo il numero di tornei e sistemando tutto per essere al massimo durante i quattro tornei più importanti. Comprendo che la gente ami discutere su chi è il più grande, chi avrà il maggior numero di titoli eccetera. Ma una volta sul campo, io cerco di rimuovere ogni forma di distrazione. Nel corso degli anni sono riuscito a sviluppare un metodo che mi permette di farlo. Non mi sono potuto godere troppo il successo di Parigi perché quattro giorni dopo ero già sull’erba ad allenarmi. Non nego però che la fiducia sia alta in questo momento. In Francia ho speso molto a livello fisico, mentale ed emotivo, ma ora mi ritrovo con un’incredibile quantità di energia positiva che sto cercando di cavalcare».

Erba azzurra: 13 italiani in campo. Sinner e Berrettini allenati da Nole (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Chissà se il tredici porterà fortuna anche a Wimbledon. Tanti, infatti, gli azzurri al via ai Championships: dieci in singolare maschile, record storico per il tennis italiano, tre nel torneo femminile. Quest’anno l’Italia si presenta allo Slam tradizionalmente più sfavorevole con un jolly, Matteo Berrettini, con chance non marginali di arrivare in fondo. È sereno il numero 1 azzurro. Dopo i quarti di finale al Roland Garros e il trionfo all’ATP 500 al Queen’s, il più prestigioso successo in carriera, Berrettini ha dimostrato che l’erba può davvero essere casa sua. Anche a Wimbledon, dove l’azzurro può diventare il quarto colore in un tempio che ammette solo il bianco dei vestiti, il viola e il verde. Il romano ci crede, e intanto studia Novak Djokovic, che essendo campione in carica, come da tradizione, sarà il primo a saggiare l’erba del Campo Centrale. L’azzurro si è infatti allenato con il numero 1 del mondo, come dimostrano le foto pubblicate su Instagram. Berrettini è inserito nella parte bassa del tabellone, che scatterà martedì. Il numero 1 italiano, che ha raggiunto gli ottavi nel 2019 perdendo contro Roger Federer, debutterà contro l’argentino Guido Pella. Guardando più in là, il vincente incontrerà al secondo turno Van De Zandschulp o Barrere, entrambi qualificati. Le insidie nella sua sezione di tabellone potrebbero includere poi John Isner al terzo – turno, il norvegese Casper Ruud negli ottavi, il tedesco Alexander Zverev nei quarti mentre in semifinale Medvedev o Federer.  Oggi debuttano Jannik Sinner, Fabio Fognini, Andreas Seppi, Stefano Travaglia e Marco Cecchinato. Sinner, testa di serie numero 19, è al debutto nel main draw. Non scontato il match contro l’ungherese Marton Fucsovics (1-1 i precedenti). Oggi scende in campo anche Fabio Fognini, già all’All England Club da qualche giorno, atteso dal mancino spagnolo Albert Ramos-Vinolas. Completano il programma azzurro Andreas Seppi, che apre il 64° Slam di fila contro il portoghese Joao Sousa, Stefano Travaglia e Marco Cecchinato, che qui non hanno mai passato un turno. ll 29enne di Ascoli Piceno, tornato a lavorare con Uros Vico, sfida lo spagnolo Pedro, invece il palermitano giocherà contro il britannico Liam Broady. Martedì sarà il giorno dell’esordio assoluto ai Championships di Lorenzo Musetti.

Gli occhi su Roger (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La vita comincia a quarant’anni, dicono quelli che li stanno per compiere. E forse lo dice anche Roger Federer. Seduta su una panca, l’espressione corrucciata di chi non trova risposte, la piccola Mafalda disegnata dal genio di Quino, continua a interrogarsi… «D’accordo, ma se tutto comincia a 40 anni, perché ci mandano qui con tanto anticipo?». Alla fine, è ancora lui a fare la differenza, il tennis, in questo caso lo sport, nella sua accezione più ampia. E’ lì che i 40 sono difficili. La vita ci sarà pure, ma c’è ancora sport dopo la fatidica data? Il Più Grande non lo sa, ma conosce la prassi: darsi comunque delle motivazioni, se non altro per fare al meglio quello che c’è da fare. Mostrare ancora una volta di poter essere competitivo. Il resto, importa poco. Fa parte del gioco. Anche una mamma (quella di Djokovic) che in ogni occasione lancia strali acuminati contro la sua persona, gli dà dell’arrogante, dell’antipatico. Anche un avversario (Djokovic in persona) che ha tutta l’intenzione di operare il sorpasso sui Fedal. Venti pari a Wimbledon, questo Wimbledon… Poi 21-20 agli US Open, con tanto di Gran Slam, che certo finirebbe con l’attribuire al Djoker il titolo di “Più Forte’. Ma non di Più Grande, crediamo, dato che quest’ultimo giunge non dal voto di una giuria di esperti, bensì da quello di una giuria popolare. E Nole con il popolo non c’é mai andato a nozze. Tra siffatti pensieri, Federer è di nuovo a Wimbledon, si allena con Murray e assicura di essere felice come un bimbo. «Quando arrivo qui, ho sempre l’impressione di non essere mai andato via. Riprendo subito le vecchie consuetudini, le abitudini che mi accompagnano da tanto». Ventuno partecipazioni, siamo alla ventiduesima. Otto vittorie. Cinque consecutive. Quattro finali. Una semifinale. Quattro volte i quarti. In 17 Championships su 21, Federer è stato fra i primi otto. «In realtà c’è molto di simile, e anche molto di diverso dai Wimbledon vissuti in questi anni. Intanto, c’è la bolla, che gli altri tennisti conoscono meglio di me, anche se questa di Wimbledon è nuova anche per loro. I miei Wimbledon erano con la famiglia, i bambini che correvano da tutte le parti. Questo non è così, ma si tratta di abituarsi, non mi lamento. Poi vengo da un periodo talmente lungo di lontananza dai campi… Due operazioni, appena 8 incontri giocati quest’anno. Eppure, provo un grande entusiasmo. So che se azzecco dei buoni match, tutto potrebbe rimettersi in moto, allinearsi nel modo giusto». […]

Williams dice no: a Tokyo non vado (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Ogni giorno, una nuova defezione. L’ultima, ma solo in ordine di tempo, quella di Serena Williams, ufficializzata alla vigilia di Wimbledon. Niente Olimpiadi per la campionessa Usa che, però, incalzata dalle domande dei giornalisti, ha preferito declinare sulle ragioni del suo rifiuto. Probabilmente alla base della sua decisione ci sono anche le restrizioni imposte dal Comitato Olimpico di Tokyo 2020 che non permettono la presenza dei figli per non aumentare il rischio di contagi. «Io non sono presente nell’elenco dei convocan olimpici – le parole della 23 volte campionessa Slam -. Almeno che io sappia… dunque non ci sarò». Serena, 39 anni, nonostante la delusione a Rio de Janeiro, dove aveva mancato il podio, ha già vinto quattro ori olimpici, tra torneo di singolare e doppio. Abbastanza per decidere di saltare quelli che verosimilmente si annunciano come gli ultimi Giochi della sua carriera. «Ci sono moltissimi motivi per i quali ho preso questa decisione – ha aggiunto Serena -. Ma in questo momento proprio non voglio, non me la sento di parlarne. Magari ne parlerò un’altra volta, vedremo». A Roma, però, a proposito delle restrizioni di Tokyo, Serena era stata sufficientemente esplicita nel condividere i suoi dubbi. «Non sono mai stata lontana da mia figlia per 24 ore, è la mia migliore amica, la mia compagna di vita. E questo penso che basti e avanzi per comprendere le mie perplessità rispetto ai Giochi». Dopo aver perso le ultime due finali, Serena insegue l’ottavo sigillo sui prati londinesi, che le consentirebbe di eguagliare il record di Slam (24), detenuto da Margaret Court. «Ma non è certo la mia ossessione vincere un altro Slam. Se ci riuscirò sarà bellissimo, ma anche così sono più che soddisfatta della mia carriera. Non significa che non abbia più ambizioni, al contrario. Se non ne avessi così tante non sarei qui, né viaggerei ancora per il mondo. Ma non mi toglie il sonno la notte».

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