US Open, Leylah Fernandez: "Noi canadesi siamo qui per fare la differenza"

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US Open, Leylah Fernandez: “Noi canadesi siamo qui per fare la differenza”

Giovanissima ma con le idee chiare e soprattutto con una maturità invidiabile fuori e dentro il campo

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Senza girarci troppo intorno: Leylah Fernandez è la più grande sorpresa di questi US Open. Chi mai avrebbe scommesso un solo euro, o dollaro canadase fate voi, sul fatto che questa splendida 19enne avrebbe potuto battere nell’ordine Naomi Osaka, Angelique Kerber e Elina Svitolina alla sua seconda apparizione in questo Slam? Pochi, forse nessuno. Questo però ovviamente non vuol dire che i successi non siano meritati, anzi. Sono vittorie figlie sicuramente dell’effetto sorpresa e dello stato di grazia che la giovane canadese attraversa, ma che hanno una solida base di fondamentali che rendono il tutto maledettamente efficace. Aspetto non secondario è la maturità dimostrata in campo nei momenti importanti degli incontri, nella sapiente gestione del pubblico che sembra amarla incondizionatamente, ma anche nella gestione delle emozioni e delle parole in sala stampa.

Il match di oggi con Svitolina è stato uno dei più difficili e duri non solo dal punto di vista prettamente tennistico ma anche dal punto di vista mentale ed emotivo. Elina è una grandissima giocatrice, una grande combattente e vincere contro di lei non è mai facile. Ho avuto un momento di calo con molti errori nel secondo set ma ho recuperato nel terzo vincendo un tie break molto difficile. Alla fine del terzo set ero molto stanca ma ho pensato che anche lei lo fosse anche se la vedevo continuare a correre bene su ogni palla. A quel punto mi sono aggrappata al mio gioco e alla mia forma fisica e questo ha fatto in me la differenza”.

Il suo angolo è assai affollato, con il suo fitness coach Duglas Cordero – ex del team di Fognini e Thiem, di gran lunga il più chiassoso di tutti durante i match! – a dirigere temporaneamente l’orchestra che ha in Leylah il proprio baritono di riferimento. Orchestra di solito diretta dal padre-coach, che non è presente a New York: “Ho chiamato mio padre alla fine del match ed era molto felice per me (come dargli torto?! ndr). Mi ha detto che era contento per come avevo combattuto ad ogni punto e per aver meritato la vittoria, riportandomi però subito con i piedi per terra, che significa godersi la vittoria per poi tornare subito al lavoro per il prossimo match. Ha preferito rimanere il Florida e rispetto la sua scelta”.

Dicevamo della maturità di questa giovane ragazza nell’affrontare determinati incontri su determinati campi, aspetto questo che non la impensierisce: “Fin da piccola ho sempre voluto giocare sui campi centrali di fronte ai miei genitori, penso che sia qualcosa che io abbia dentro e che mi motiva. Anche a scuola a parte le presentazioni davanti la classe, cosa che odiavo, ho sempre amato stare sul palco al centro dell’attenzione, cantare, ballare, recitare nelle commedie e negli anni ho imparato ad usare la forza del pubblico che era lì a vedermi, a mio vantaggio”.

Non tutto rose e fiori però nell’adattamento a questa nuova realtà: “I primi giorni sono stati decisamente un po’ difficili. Sono stata molto fortunata nell’avere una grande squadra intorno a me, fondamentale nel tenermi con i piedi per terra e nel far sì che tutte le cose belle che mi stanno accadendo non mi distolgano dai match”. Inevitabile, in chiusura, una sua considerazione sul periodo di forma particolarmente brillante che sta vivendo il tennis canadese con due atleti in semifinale a New York (l’altro è Felix Auger-Aliassime, che ha battuto Alcaraz ai quarti di finale e ora sfiderà Medvedev).

Credo che il motivo principale sia che siamo super affamati e questo fa la differenza nel mondo del tennis. Conosco molti di loro dai tornei junior, abbiamo riso, scherzato tante volte e viaggiato insieme. Sono contenta che il duro lavoro di tutti stia pagando e vogliamo avere un forte impatto nel mondo del tennis. Questo torneo prova che ci adattiamo ad ogni condizione. Il nostro obiettivo è fare la differenza”.   

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