Il Park Tennis Genova a caccia di un altro titolo dopo i trionfi del 2016 e del 2020

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Il Park Tennis Genova a caccia di un altro titolo dopo i trionfi del 2016 e del 2020

Alessandro Giannessi e il Presidente Federico Ceppellini ci raccontano il clima che si respira al Circolo genovese

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Alessandro Giannessi - Park Tennis Club Genova, Serie A1 2021 (via Facebook, @parktennisclubgenova)
 

Alessandro Giannessi è uno dei veterani del Park Tennis Club, sono infatti già undici anni che frequenta il Circolo di via Zara. Lo abbiamo contattato, appena rientrato dalla maratona croata dove nella giornata di sabato ha disputato quarti e semifinali per poi, nel cuore della notte, correre a Genova per prendere parte all’incontro di serie A contro Massa Lombarda.

Buongiorno Alessandro, grazie del tuo tempo. Sappiamo che per te sono stati giorni intensi.

Puoi dirlo (ride, ndr). Sabato doppio turno a Lussino (il Challenger 80 croato dove ha raggiunto la semifinale), a causa della pioggia che il giorno prima aveva fatto saltare l’intera sessione. Poi mi sono precipitato a Genova per il terzo turno di serie A (sforzo purtroppo non premiato dai risultati perché ha perso contro il giovane argentino Alex Barrena).

Questa cosa colpisce molto perché tutti parlate della Serie A come di un momento di svago, senza l’obbligo di dover lottare col coltello tra i denti per i punti ATP. Poi non ci state per niente a perdere.

La serie A è sicuramente un momento in cui stacchiamo un po’ la spina, ma allo stesso tempo ci teniamo tutti tantissimo. Io sono undici anni che gioco con loro e per me è veramente come una famiglia. Conosco tutti, i soci sono per me facce familiari. Una bellissima sensazione che fa sì che per me non sia assolutamente un peso giocare la serie A, ma piuttosto un momento di grande felicità. Ovvio quindi che ci tenga a ben figurare e anche a vincere.

Forse influisce positivamente il fatto che tutti i giocatori italiani siano liguri. Musetti lo consideriamo adottato visto che si allena a La Spezia.

È molto bello perché ci conosciamo tutti da una vita e siamo amici anche fuori dal campo. In questo modo riusciamo a parlare non solo di tennis ma anche del nostro privato. Non mi piacerebbe giocare in una squadra dove coi miei compagni avessi solo dei rapporti superficiali.

Come valuti questa tua stagione?

I primi sei mesi sono stati estremamente positivi (tre semifinali Challenger a Antalya 2, Marbella e Roma 2. Ma il meglio è stato a Parigi dove nelle quali ha superato giocatori come Tallon Griekspoor e Francisco Cerundolo e nel primo turno del main draw è arrivato a un passo dall’eliminare Key Nishikori, ndr) grazie anche al fatto che stavo bene fisicamente e avevo davvero voglia di giocare. Cosa che non è così scontata soprattutto ad una certa età, quando la motivazione tende a calare. Nel secondo semestre purtroppo non sono praticamente riuscito a giocare per i problemi al gomito. Anche agli US Open non ero assolutamente competitivo. Adesso sto meglio e la semifinale di Lussino è un buon risultato, considerando che non ero neanche troppo allenato.

I tuoi programmi?

Giocherò Ortisei, Helsinki, probabilmente Bari. E per concludere forse un paio di tornei a fine anno in Portogallo per racimolare qualche punto, in attesa di capire quale sarà la situazione delle qualificazioni per gli Australian Open.

A proposito del forte legame del Park Tennis Club col territorio ligure abbiamo fatto due chiacchere col Presidente Federico Ceppellini.

Sì, i giocatori sono tutti liguri e questa è stata un’intuizione di chi mi ha preceduto. Un’idea da me sicuramente condivisa e che ha fatto di questa squadra una specie di rappresentativa ligure (ride, ndr). Per completare il mosaico ci manca solo Fognini che è un po’ il nostro sogno nel cassetto.

Le facciamo la stessa domanda che abbiamo già rivolto a Giannessi. Nella squadra si percepisce un bel clima.

Vero, sono giocatori molto legati tra loro che si sentono spessissimo anche fuori dal campo. Questo è un valore aggiunto che credo tante altre formazioni non abbiano. Quello che ha fatto Giannessi per essere in campo, di ritorno dalla Croazia, è encomiabile. Non lo ringrazierò mai abbastanza, e mi commuovo se penso che ha viaggiato tutta notte per poter essere in campo. Poi certo era esausto e ha perso le sue partite, ma il suo gesto vale molto di più di qualsiasi vittoria. È stato di esempio per tutti i ragazzi giovani della squadra e per tutto l’ambiente. Saranno questi gli episodi che ricorderemo in futuro più che le vittorie.

Quanto è importante la serie A per il Park Genova?

È importante perché porta nel tennis, che è sport individuale per eccellenza, i valori dello sport di squadra. Valori che trasferisce sui giovani della squadra e su tutti i ragazzi che frequentano il circolo. La vittoria in sé, con quattro giocatori presi in giro per il mondo, lascia un po’ il tempo che trova.

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