Sono passati 56 giorni dalla finale degli US Open in cui Daniil Medvedev ha battuto in tre set Novak Djokovic interrompendo la corsa del serbo verso il Grande Slam all’ultimo passo, e adesso i due primi tennisti della classifica mondiale si rincontrano nella finale dell’ultimo Masters 1000 della stagione. In caso di vittoria a New York, il serbo avrebbe staccato i suoi rivali nel conteggio dei Major, ma non è stato quello il caso, e adesso una dinamica simile gli si presenta anche a Bercy: se dovesse portare a casa il trofeo, infatti, Nole incamererebbe il successo numero 37 in uno torneo di questa categoria, lasciando indietro di uno Nadal, con Federer invece più staccato a quota 28.
Ovviamente la pressione per questo traguardo non dovrebbe compromettere chissà quanto il rendimento del numero 1 del ranking, ma è comunque un dato di cui tenere conto. Il record che invece si è già intascato questa settimana è quello di concludere l’anno in vetta alla classifica per la settima volta in carriera staccando Sampras. Non ci sono dubbi sul fatto che Djokovic voglia certificare la sua posizione con una vittoria sul contendente russo. Questa volta non sembra che la posta in palio possa essere fonte di distrazione, ma bensì uno stimolo per fargli tenere le antenne alzate.
Oggi domenica 7 novembre alle ore 15 si disputerà il match che concluderà il torneo del Rolex Paris Masters, e per la seconda volta nella sua storia ci sono in lizza i primi due della classe: l’unico precedente risale al 1990, quando il N.1 Stefan Edberg superò il N.2 Boris Becker per ritiro. Dall’altra parte della rete invece questa volta troviamo un Medvedev a caccia del suo quinto titolo ‘1000’ su sei finali disputate; nonostante le rimostranze per le condizioni non proprio favorevoli su questi campi indoor, Daniil non ha sofferto minimamente contro Zverev. Il russo giocherà per la decima volta in carriera contro Djokovic cercando di portare il conteggio in parità, e la cosa sorprendente degli scontri diretti è che le quattro vittorie di Medvedev sono sempre arrivate quando il serbo era numero uno delle classifiche. “Ovviamente vincere lo US Open mi ha dato forse alcune chiavi tattiche che voglio provare a ripetere o usare contro Novak”, ha detto Medvedev. “Allo stesso tempo sappiamo tutti chi è Novak. Se non fosse in grado di adattarsi alle circostanze non sarebbe dov’è ora, quindi cercherà sicuramente di cambiare qualcosa rispetto all’ultima volta“.
A livello di stile sappiamo come i due siano in qualche modo simili, con Medvedev che per spezzare il ritmo ricorre senza problemi alle accelerazioni improvvise da posizioni apparentemente difensive mentre Djokovic non ha problemi ad allungare lo scambio per fiaccare il suo avversario alla distanza manovrando senza rischiare troppo. Le condizioni indoor di Bercy sembrerebbero favorire Nole, che con il suo gioco d’anticipo ha meno bisogno di appoggiarsi ai colpi dell’avversario; il serbo tuttavia finora ha lasciato due set per strada – uno nel match inaugurale contro Fucsovics e un altro nella semifinale contro Hurkacz – mentre Medvedev ha perso solo il primo negli ottavi contro Korda. Il serbo dovrebbe inoltre presentarsi leggermente più riposato, avendo usufruito del ritiro di Monfils al terzo turno che gli ha evitato di scendere in campo.
Con un match in meno è difficile fare un paragone delle statistiche accumulate questa settimana a Parigi tra i due contendenti per la finale, ma ciò che si evince è una grande affidabilità al servizio. Djokovic viaggia con il 64% di prime palle in campo di cui il 76% convertite in punti, mentre Medvedev è al 68% in campo e 73% in punti. L’unica voce su cui si registra una discrepanza degna di nota è quella sulle palle break salvate: il russo ne riesce a disinnescare la metà (sei su dodici finora) mentre il serbo solo il 30% (ne ha salvate tre su dieci). Entrambi i tennisti possono rivendicare il titolo di miglior risponditore nel circuito (seppur con stili totalmente diversi, visto che Djokovic ama mettere pressione all’avversario rispondendo da vicino mentre Medvedev parte generalmente dai teloni), e quindi proprio l’efficacia di questo colpo nei momenti chiave sarà fondamentale per l’esito del match.
“L’ultima volta che abbiamo giocato mi ha surclassato”, ha detto Djokovic. “Io avevo fatto lo stesso a lui nella finale degli Australian Open. Sono state partite abbastanza semplici per il vincitore. Spero di riuscire a ribaltare la situazione questa volta, imparando da quell’esperienza a New York. L’ho visto giocare un po’ oggi contro Zverev. Sta giocando un tennis fantastico… Non sbaglia molto e serve alla grande. Sembra che stia trovando il ritmo”.
Il terzo faccia a faccia stagionale tra i due è dunque di nuovo una finale e questa volta i bookmakers vedono leggermente favorito Medvedev, con le quote che si aggirano attorno all’1.80 per lui e circa 2 per Novak. In caso di vittoria sarebbe il quinto titolo stagionale per Medvedev, che raggiungerebbe Zverev e Ruud in cime a questa classifica. Come detto c’è in palio anche il record di maggior numero di Masters 1000 vinti in carriera, e Djokovic è a caccia del suo trentasettesimo; nelle ultime dieci stagioni è sempre riuscito a portare a casa almeno un evento di questo calibro (con l’eccezione delle 2017 dimezzato da un problema al gomito) e questa sarà l’ultima chance per fare altrettanto nel 2021. Una cosa che Medvedev ha dovuto necessariamente imparare per raggiungere il livello dei top player è di non abbassare la guardia, ed è chiaro come non lo farà neanche oggi. “Contro alcuni giocatori ti senti come se aver vinto contro di loro qualche mese prima ti farà guadagnare fiducia. Contro Novak sai che in realtà vorrà batterti ancora di più dopo che lo hai sconfitto”.