Musetti, avventura finita (Crivelli, Bertellino). ATP Finals, Berrettini evita Djokovic (Mastroluca, Piccardi, Crivelli, Rossi)

Rassegna stampa

Musetti, avventura finita (Crivelli, Bertellino). ATP Finals, Berrettini evita Djokovic (Mastroluca, Piccardi, Crivelli, Rossi)

La rassegna stampa di venerdì 12 novembre 2021

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Musetti, avventura finita (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il trofeo delle Next Gen Finals non rimarrà in Italia. Il successore di Jannik Sinner, ultimo campione nel 2019 dopo lo stop dell’anno scorso per la pandemia, arriverà dalla Spagna (Alcaraz), dagli Stati Uniti (Korda o Nakashima) oppure dall’Argentina (Baez), con Musetti che avrebbe dovuto battere il figlio d’ arte Konda in 3 o 4 set per allungarsi fino alle semifinale e continuare a sperare. Invece si è arreso alla solidità glaciale dell’avversario, uscendo comunque tra gli applausi del Palalido. E con la promessa che non finirà qui: «La mia stagione resta comunque positiva, ci sono state tante prime esperienze da cui ho imparato molto, farò di tutto per tornare anche l’anno prossimo e fare contenta la gente. Uno dei miei sogni era giocare la Coppa Davis, adesso che mi hanno convocato cercherò di onorare al massimo l’impegno». Alcaraz e Korda hanno perciò confermato i pronostici, Baez è la sorpresa e Nakashima il tennista della porta accanto che matura per gradi e sa cogliere le occasioni. Brandon porta sulle spalle il peso di dover giocare non solo per se stesso, ma per un Paese, gli States, che ha dominato il tennis fin dai primordi e adesso da più di un decennio non trova il fuoriclasse da prima pagina. Eppur qualcosa si muove, e Brandon ne sembra consapevole: «Voglio entrare in top ten nel giro di un paio d’anni, poi punterò al numero uno e a vincere gli Slam: penso di poter essere competitivo su tutte le superfici». Non è spacconeria, piuttosto entusiasmo giovanile mischiato alla consapevolezza che il lavoro duro scuola Djokovic (non a caso il suo coach è Dusan Vemic, che viene dallo staff tecnico di Nole) alla fine pagherà. […]

Musetti perde e saluta (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Verdetti ieri a Milano nell’ ultima giornata di Round Robin delle Intesa San Paolo Next Gen ATP Finals. Il secondo semifinalista del Gruppo A è uscito dal confronto tra l’americano Brandon Nakashima, n. 63 ATP, e il danese Holger Rune. È stato il primo a staccare il biglietto per la fase successiva del torneo, uscendo alla distanza e dopo aver perso il set d’avvio. Una vittoria complessivamente meritata per Nakashima, più continuo nella sua prestazione rispetto a Rune, che ha toccato altissime punte di intensità e qualità ma ha anche commesso ben 36 errori gratuiti. ll tennista USA è stato più solido, ha tenuto meglio il campo ed è stato bravo a prendersi dei rischi calcolati nei momenti decisivi. Il programma diurno era stato aperto dal match ininfluente ai fini della seconda fase tra l’asso iberico Alcaraz, già qualificato, e l’argentino Cerundolo, già bocciato. L’ultimo a qualificarsi per le semifinali è stato Sebastian Korda, al quale bastava aggiudicarsi almeno due set contro Lorenzo Musetti per chiudere primo nel Gruppo B. Un Korda perfetto con il diritto e il servizio nella prirna parte di match.

Berrettini evita Novak (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Un campo da tennis blu sotto gli archi delle Officine Grandi Riparazioni. L’architettura industriale di uno dei simboli di Torino incontra il futuro nel segno dello sport. È da qui che Matteo Berrettini ha scoperto i suoi avversari alle Nitto ATP Finals. Il romano sfiderà il russo Daniil Medvedev, il tedesco Alexander Zverev e il polacco Hubert Hurkacz che ha sconfitto in semifinale a Wimbledon, nel gruppo rosso. Novak Djokovic guida il gruppo verde con Stefanos Tsitsipas, il russo Andrey Rublev e Casper Ruud, primo norvegese a partecipare alle Nitto ATP Finals. «Per noi che l’abbiamo inseguito, ottenuto e organizzato, rappresenta il coronamento di un sogno iniziato tre anni fa – ha detto il presidente della Federazione Italiana Tennis, Angelo Binaghi -. Voglio ringraziare Giancarlo Giorgetti, oggi ministro dello Sviluppo economico che tre anni fa ha creduto in noi. Mi hanno detto che non posso fare il tifoso, sono organizzatore del torneo. Ma quando giocherà Matteo Berrettini batterà forte il cuore». leri a Torino è stato il giorno di Novak Djokovic. Il serbo, dopo un rapido passaggio all’hotel Principi di Piemonte, è andato subito ad allenarsi. […]

ATP Finals, Berrettini evita Djokovic ma non sarà discesa (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

II gruppo Rosso non è miele rispetto al veleno del gruppo Verde dominato da re Djokovic. Gli otto migliori tennisti del mondo, due gironi che ammettono uno scivolone (la formula, infatti, non piace ai puristi), semifinali incrociate. Matteo Berrettini a Torino ha evitato il Djoker ma le sue Atp Finals non saranno in discesa: se la vedrà con il campione dell’Open Usa, il numero 2 del ranking Daniil Medvedev, con l’oro olimpico Sasha Zverev, e con Hubert Hurkacz, il polacco battuto nei quarti di Wimbledon. Sarebbero stati un atterraggio più morbido Casper Ruud, Andrei Rublev e quello Stefanos Tsitsipas in forma precaria che a Parigi indoor si e ritirato per un versamento al braccio destro e che ieri ha dovuto posticipare l’orario dell’allenamento, compagni di viaggio di Djokovic nell’altro girone? Forse si, ma ormai il dado è tratto. Berrettini è pronto al debutto: domenica sera alle 21 contro Zverev, precedenti 3-1 per il tedesco. Nel 2019, quando si era qualificato last minute per le Atp Finals a Londra, da testa di serie numero 8 Matteo Berrettini era finito nel girone di ferro: due degli Immortali, Djokovic e Federer, più l’austriaco Thiem. Due anni dopo l’azzurro è un giocatore diverso: ha raggiunto il best ranking (n.7), ha aggiunto due titoli al palmares (per un totale di 5), ha giocato la prima finale Slam della carriera (a Wimbledon), assaggiando i colpi di Djokovic in tre Major su quattro. II momento di far valere il fattore campo è ora. A Torino è arrivata anche Ajla ibmljanovic, la sua ragazza. Nella bolla di Londra era stata preziosa. La mozione degli affetti.

Matteo vede rosso (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ferro. Il girone. Fuoco. La passione che il pubblico di Torino, nella prima storica edizione delle Finals in Italia, dovrà riversare sul campo in tutte le partite di Matteo Berrettini, perché ogni sua uscita sarà una battaglia. Certo, il Masters all’inizio della sua avventura venne chiamato così perché raccoglieva gli otto Maestri più forti della stagione, e dunque il luogo comune che in un appuntamento del genere un avversario valga l’altro ha qualche ragion d’essere in più rispetto al solito. Ma certo la sorte non ha buttato un occhio di riguardo sull’enfant du pays. Nel gruppo Rosso, Berretto, testa di serie numero sei, è finito con la due Medvedev, la tre Zverev e la otto Hurkacz e debutterà domenica alle 21 contro il tedesco. Nel Verde, con il numero uno Djokovic ci sono la quattro Tsitsipas, la cinque Rublev e la sette Ruud. Ecco, un incrocio con il greco e il norvegese forse avrebbe garantito più speranze. Perché Medvedev, il campione in carica, è ormai il consolidato valletto di Djokovic e il più pronto tra i suoi eredi, e siccome rimanda indietro tutto è particolarmente indigesto al numero uno azzurro; perché Zverev, re delle Finals 2018, dall’Olimpiade in poi ha perso appena tre partite e ne ha vinte 27; perché Hurkacz, battuto da Berretto in semifinale a Wimbledon, è un enigma complicato, specialmente sul duro. Sarà importante, in un gruppo così complicato, che Matteo fin dal primo punto abbia risposte confortanti dal fisico dopo aver rinunciato per precauzione a Bercy causa riacutizzarsi di un dolore al collo: «Ormai ho imparato a convivere con gli infortuni, soprattutto ho capito che quando mi ritrovo con qualche guaio è perché il mio corpo mi sta mandando segnali, dicendomi che sono arrivato oltre il limite. Del resto il nostro calendario è il più duro tra quelli degli sport di vertice, in pratica non ti fermi mai per 11 mesi. Nei prossimi anni la gestione degli impegni sarà un aspetto cruciale della mia carriera». […]

Santopadre: “Berrettini in campo non scherza. In campo per il titolo” (Paolo Rossi, La Repubblica)

Se fosse un attore gli darebbero sempre la parte del buono, e non soltanto per il suo nome: Vincenzo Santopadre non è mai stato visto, nel box giocatori, fare un gesto fuori luogo. Nemmeno quando Matteo Berrettini ha raggiunto la finale di Wimbledon. Sempre compìto, mai fuori le righe. Oggi Santopadre e Berrettini, insieme al resto dello staff, sono a Torino per la loro seconda esperienza alle Atp Finals. Santopadre, ma anche santa pazienza… «Possiamo dirlo forte, considerati tutti gli scherzi di Matteo che mi tocca sopportare…sono la sua vittima. Io durante i nostri spostamenti e viaggi cerco di riposare: sono un po’ come l’Eta Beta di Topolino, riesco a dormire in qualunque posizione. E Matteo mi mette alla berlina».

E la sua vendetta si realizza poi negli allenamenti.

Ma no no… fondamentalmente amiamo gli scherzi, anzi: insieme mettiamo in piedi dei teatrini durante i tornei, che i vari staff si ricordano sempre di noi. Non passiamo inosservati. Ci basta un’occhiata e il nostro cavallo di battaglia è far finta di litigare, di brutto. La gente si imbarazza, non sa come porsi. L’ultimo scherzo? All’osteopata, che si è aggiunto a noi di recente. È rimasto impietrito, poverino.

Sembra che nel clan regni dunque il buonumore: ovvio dopo un 2021 di questo livello.

Possiamo dire che è stato un altro anno indimenticabile, come il 2019 per il boom di Matteo e il 2020 per il Covid. Siamo oltre la finale di Wimbledon, per l’ulteriore salto di crescita di Matteo. E perché la verità è che oggi anche quelli cui non piace Matteo, vuoi per il tipo di gioco, per il fisico o per un qualsiasi altro motivo, sono costretti a constatare la sua grandezza, forza e maturità. Ha ottenuto, finalmente, il rispetto.

Lei, aveva detto — alla vigilia di Wimbledon — come Matteo fosse pronto per vincere uno Slam. Effettivamente non ci è andato tanto lontano, e ora siamo alle Atp Finals…

Non posso far altro che ribadire che, se era pronto per vincere uno Slam, figuriamoci se non è pronto per diventare Maestro. E posso aggiungere una cosetta? Magari, per una volta, può andare anche all’incasso grazie al pubblico: Matteo è tipo di atleta che trae energia dal pubblico, la assorbe. E l’ultimo anno lo ha giocato senza, sarebbe stata una possibile energia supplementare.

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