ATP Finals – Mistero Berrettini. Gioca o non gioca? Perché aspetta a dirlo? Sinner fra color che son sospesi

Editoriali del Direttore

ATP Finals – Mistero Berrettini. Gioca o non gioca? Perché aspetta a dirlo? Sinner fra color che son sospesi

Mini sondaggio: in sala stampa si discute e si ipotizza. Le ragioni di chi pensa che stasera giocherà Sinner sembrano prevalenti. Ma un collega è come Matteo: non si vuole arrendere: “Berrettini giocherà”

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Matteo Berrettini - Vienna 2021 (Foto Felice Calabro’)
 

L’insostenibile leggerezza di un articolo. Questo articolo.

Lo premetto a scanso di equivoci. Prevedo che per molti di quei pochi che lo leggeranno potrebbe apparire del tutto inutile se finalmente, dopo 30 ore di attesa, Matteo Berrettini decidesse di svelare il mistero che avvolge la vera entità del suo infortunio all’addome e, di conseguenza, la sua partecipazione serale al duello contro Hurkacz. Ieri aveva fissato un campo per allenarsi alle,17,45 di oggi…

C’è una sola cosa certa. Contro il polacco che battè Sinner nella finale del Masters 1000 di Miami, conquistando quei 400 punti che al tennista altoatesino avrebbero garantito un posto fra i magnifici otto, giocherà comunque un italiano. O Berrettini o proprio Sinner.

Non credo che sia casuale la programmazione serale del match Hurkacz contro…il resto d’Italia. Il match serale favorisce mamma Rai, che può trasmettere un solo incontro al giorno (quello che vede coinvolto un tennista italiano almeno finchè c’è) e di conseguenza favorisce anche la padrona di casa, mamma Fit con i suoi sponsor.

Questi sono ben consapevoli del fatto che  Rai batte Sky + Supertennis 6-2, 6-2 in termini di audience. E in prime time serale probabilmente la RAI vince più netto. 6-1, 6-1?

Certo Hurkacz, che pur perdendo si è ottimamente difeso contro un buon Medvedev domenica sera, ma ha perso e deve assolutamente vincere stasera se vuole avere chance per le semifinali, stasera comincerà il suo match a “o la va o la spacca” con un vantaggio, quanto grande non si sa. O affronterà un Berrettini almeno un tantino inevitabilmente menomato (fisicamente? Psicologicamente?) oppure un Sinner con l’handicap del mancato preavviso.

Vantaggi difficili da quantificare nell’un caso e nell’altro, sia chiaro. Se Berrettini entra in campo significa che domenica probabilmente ha sopravvalutato la gravità dell’infortunio in cui è incappato. Pare – ma sono voci di corridoio che sarebbero arrivate anche al capitano di Coppa Davis Filippo Volandri – che l’esito degli esami sarebbe stato meno preoccupante di quanto si temesse. Soprattutto di quanto temesse Matteo, comprensibilmente traumatizzato da quanto accadutogli a Melbourne quando giocò con Khachanov per ritirarsi alla vigilia del match di ottavi contro Tsitsipas. Tuttavia in quell’occasione Berrettini rivelò di aver giocato quasi un set sopra il muscolo infortunato, mentre qui a Torino si è fermato immediatamente. In ogni caso con uno stiramento addominale, oppure anche con una meno grave contrattura addominale, non si scherza, soprattutto quando chi ne è vittima è abituato a forzare servizi, dritti e smash, con tutto l’energia di cui può disporre. Chi scrive è stato un modesto tennista di seconda categoria che prediligeva un tennis brillante (superiore ai suoi mezzi), osando avventurarsi anche nel serve&volley in conseguenza di una eccessiva modestia nel tennis di regolarità a fondocampo. Non ho mai servito a più di 170 km orari e soltanto fuori gara, in qualche campo dei “pro”. (un paio di volte eh…anche perché in seconda categoria radar che misurassero la velocità del servizio non c’erano mai). Ma di stiramenti addominali ho sofferto più d’una volta. E più d’una volta mi sono ritrovato non solo a prendere antiinfiammatori ma anche a fasciarmi l’addome con una cintura da motociclista, di quelle con le stecche, così stretta che quasi non respiravo e allentava un tantino la presa soffocante soltanto quando, perdendo peso per la partita e per la tensione, mi alleggerivo. Le vendevano solo nere. Ne ho avute almeno tre.

Se a scendere in campo fosse invece Sinner, beh, chi può garantire che il Pel di Carota della Val Pusteria non si emozioni, non soffra le paturnie dell’esordio in un’occasione così importante, di fronte a un pubblico così entusiasta ed esigente? A deluderlo basterebbe…che perdesse, dopo tutte le aspettative che l’annata straordinaria di Jannik ha suscitato anche soltanto 3 settimane fa, prima della dolorosissima sconfitta con Tiafoe in quel di Vienna. Lì, Jannik, ha rischiato di rovinare tutta la sua annata: non per lui, non per Riccardo Piatti, ma per la gente, per i suoi più sperticati ammiratori.

Senza aver visto gli esami clinici di Matteo non sarebbe davvero serio pensare di dargli un consiglio sul daffarsi. Avendo svolto un mini-sondaggio fra i colleghi più preparati e stimati sul quesito “Secondo voi Berrettini giocherà o no” cinque hanno risposto di no e uno solo di sì.

Io sono uno dei cinque. Ma, ribadisco, si va a sensazione. E mi pare giusto chiedersi quello che si è chiesto quell’unico collega che crede che Matteo giocherà. Perché mai Matteo non ha annunciato già ieri che non avrebbe potuto giocare?

Non significa forse che lui spera di avere con 24 ore in più di tempo la possibilità di guarire? Sarebbe perfettamente legittimo. E poi, altrimenti, perché?

Beh, quell’ipotesi starebbe in piedi – come accennavo già sopra – soltanto se l’infortunio fosse di leggerissima entità. Di solito possono sbagliare nella valutazione di un infortunio ragazzi di 16/17/18 anni. Più difficilmente uomini di 25. Soprattutto se di infortuni del genere hanno avuto qualche precedente esperienza. E Matteo l’ha avuta. Anche se il febbraio scorso abbiamo visto Novak Djokovic infortunarsi seriamente agli addominali durante il match di terzo turno con Fritz, riuscire in un qualche modo a portarlo a casa al quinto set e poi recuperare progressivamente nei giorni successivi fino ad arrivare a vincere il trofeo dominando in finale Daniil Medvedev.

Potrebbero esserci allora – proprio per pensare a tutte le possibili motivazioni – ragioni economiche a spingerlo a scendere comunque in campo?

Sinceramente no. Al di là del premio di partecipazione al singolo incontro delle ATP Finals (173.000 dollari che possono raddoppiare se uno il match lo vince), e magari di un bonus eventualmente stabilito con uno sponsor, il rischio economico di perdere assai di più in caso di un muscolo che si laceri e tenga Matteo lontano da uno Slam (in Australia?) e da un Masters 1000 (Indian Wells, Miami?), sarebbe ben più pesante per il suo portafogli e per quelli annessi del suo team.

Matteo rischia anche di dover portare a termine comunque il suo match, magari soffrendo le pene dell’inferno. Beh, immaginate che scenda in campo, giochi solo qualche game e poi si ritiri. Beh, molti se non tutti gli direbbero di essere stato egoista, di aver fatto un danno al torneo, di aver pregiudicato le chances di un altro tennista azzurro, Jannik Sinner, nei confronti del quale Matteo ha sempre dichiarato – almeno ufficialmente – di essere contento dei suoi progressi, delle sue vittorie senza mostrarsene geloso, pur essendosi lasciato umanamente scappare un paio di volte l’anno scorso – quando tutti parlavano molto più di Sinner n.37 del mondo che di lui top-ten –  e poco di lui – che, oh ragazzi, il n.1 italiano era pur sempre lui.

Resta il fatto, che mi assicurano alcuni amici intimi del clan Sinner, che fino a ieri sera nemmeno a Jannik era giunta mezza voce prepararsi a sostituire Matteo. La sostituzione potrebbe venirgli comunicata – da regolamento – anche cinque minuti prima delle 21, ora d’inizio del match con Hurkacz.

Fra le motivazioni dei 5 colleghi che pensano che Matteo non scenderà in campo c’è la diffusa sensazione che lui vorrebbe far di tutto per scendere in campo, perché ci tiene troppo dopo aver sognato tutto l’anno di esserci a queste Finals e per non arrendersi alla delusione patita l’altra sera quando non è riuscito a trattenere le lacrime. Sarebbe, per la verità, più che umano. Ma c’è anche la sensazione che gli amici del suo team cercheranno invece di far quadrato, di farlo ragionare, di convincere a mollare la presa per non compromettere i prossimi mesi di tennis (allenamenti e gare), senza arrivare a legarlo a una sedia ma quasi, nella convinzione che quella potrebbe essere la scelta più saggia.

Ma quello che pensa l’unico collega di diverso avviso è che se Matteo non si è ancora ritirato è perché davvero pensa (sogna?) di poter giocare senza sfigurare, anzi pensa (sogna?) di vincere. I campioni, si sa, sono tali anche per lo smisurato orgoglio che sempre li anima e senza il quale non avrebbero raggiunto certi risultati.

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