Challenger, i riflettori sono tutti per Holger Rune e gli italiani rimangono al buio

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Challenger, i riflettori sono tutti per Holger Rune e gli italiani rimangono al buio

Il baby fenomeno danese continua la sua rincorsa alla Top 100 mentre Fabbiano, Cobolli e Marcora deludono

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Holger Rune - Challenger San Marino 2021 (foto Felice Calabrò)
 

Al Challenger 100 di Pau (cemento indoor), bellissima località pirenaica ben nota a tutti gli appassionati di ciclismo, gli italiani si fermano ai piedi della salita, tanto per rimanere in tema. Nessuno dei quattro azzurri in tabellone riesce infatti a superare il primo turno, cedendo anzi in maniera piuttosto arrendevole a dimostrazione di come l’imminente pausa agonistica arrivi per tutti al momento giusto. In particolare per Thomas Fabbiano che contro Feliciano Lopez non fa nemmeno finta di lottare come dimostra lo sconfortante 6-2 6-1 finale in nemmeno un’ora di gioco. Siamo d’accordo che lo spagnolo, pur a 40 anni suonati, sia ancora avversario temibile, soprattutto sul veloce. Ma il Fabbiano che ricordiamo ha dato filo da torcere a fior di avversari e talvolta li ha anche battuti (tra gli altri Wawrinka e Tsitsipas a Wimbledon, e scusate se è poco). La pausa e la preparazione invernale saranno per lui una buona occasione per fare il punto assieme al nuovo coach Jack Reader, la cui collaborazione, iniziata a luglio, non è che finora abbia portato grandi risultati.

Roberto Marcora, a sua volta, ha perso nettamente (6-4 6-2) contro il qualificato belga Michael Geerts, estremizzando in questa ultima fase della sua carriera quelle che sono sempre state un po’ le sue caratteristiche, cioè colpi magnifici, soprattutto di rovescio, cui segue l’errore inspiegabile che vanifica tutto.

Stessa sorte per Andrea Arnaboldi che cede 6-2 6-4 a Pavel Kotov (N.266 ATP). Non inganni la durata del match (quasi due ore), perché molto tempo se n’è andato in proteste e recriminazioni da parte del ventiduenne russo. Un comportamento talmente fastidioso che ha palesemente innervosito l’azzurro, lasciando trasparire ancora una volta quella fragilità nervosa che gli ha impedito di avere una carriera all’altezza del suo gioco veloce ed elegante.

L’unico che ha lottato con convinzione è stato alla fine Alessandro Giannessi, che perde 7-5 4-6 6-2 contro Georgii Kravchenko (N.397 ATP) al termine di un incontro durissimo durato oltre due ore. Particolarmente intenso il primo set nel quale, sul 5-6, allo spezzino risulta fatale un’ingenuità a rete che concede al ventiduenne ucraino una palla break che sarà decisiva.

Fuori gioco gli italiani, tutte le nostre attenzioni si concentrano allora su Holger Rune che, reduce dalle luci scintillanti dell’Intesa Sanpaolo Next Gen, non si fa problemi a sporcarsi ancora una volta le mani al piano di sotto. Il suo obiettivo è ovviamente quello di centrare finalmente quella Top 100 dove non è ancora entrato unicamente a causa delle classifiche bloccate in conseguenza della pandemia. Della cosa il teenager danese si è più volte lamentato, ma questo non gli ha certo impedito di fare i bagagli, coi suoi inseparabili berretti multicolori, e di prendere l’aereo per Pau. I 100 punti che spettano al vincitore del torneo lo proietterebbero verso la 90esima posizione, spalancandogli così le porte del tabellone principale dell’AO. Intendiamoci, siamo appena ai quarti di finale e il diciottenne danese per ora ha fatto solo riscaldamento contro i malcapitati Julien Cagnina (N.822 ATP) e Sebastian Fanselow (N.402 ATP). Il percorso verso l’eventuale finale è piuttosto accidentato, toccandogli prima lo statunitense Maxime Cressy (N.124 ATP e fresco finalista a Ortisei) e poi uno tra Jiri Lehecka (già due titoli in stagione) e Harold Mayot (campione junior all’AO 2020). Quindi la cautela è d’obbligo.

A proposito di teenager le cose non sono andate tanto bene a Flavio Cobolli, che al Challenger 80 di Helsinki (cemento indoor) si fa eliminare netto (6-3 6-2) dal serbo Nikola Milojevic (N.136 ATP e ottava testa di serie). Dispiace che per l’azzurro sia durato molto di più il volo aereo che non la sua permanenza in campo. Ma, come abbiamo già detto da queste pagine, è forte il sospetto che il ragazzo sia arrivato alla fine della stagione (piena di soddisfazioni ma molto lunga e pesante) con le batterie un po’ scariche.

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