Croazia gigante, Sinner pronto anche al doppio (Crivelli). E Sinner il fenomeno studia da gladiatore (Mastroluca). La Squadra più bella del tennis (Piccardi). Davis, con la Croazia vietato distrarsi. Sinner e la sfida da numero 1 con Cilic (Semeraro)

Rassegna stampa

Croazia gigante, Sinner pronto anche al doppio (Crivelli). E Sinner il fenomeno studia da gladiatore (Mastroluca). La Squadra più bella del tennis (Piccardi). Davis, con la Croazia vietato distrarsi. Sinner e la sfida da numero 1 con Cilic (Semeraro)

La rassegna stampa di lunedì 29 novembre 2021

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Croazia gigante, Sinner pronto anche al doppio (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

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Come da pronostico, sarà infatti la squadra di capitan Vedran Manic la nostra rivale nei quarti di oggi, con l’orizzonte di un viaggio a Madrid tra le fantastiche quattro che si contenderanno l’Insalatiera: bastava una partita vinta contro l’Ungheria, ai croati, e la questione e stata subito risolta dal loro numero due di giornata, Nino Serdarusic. Sarà il quarto confronto diretto tra le due nazionali, siamo sotto 2-1 ma è il precedente più recente che ci conforta, quello del primo turno del Gruppo Mondiale del 2013: sulla terra indoor del Palavela,

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Primo obiettivo Fogna è ancora tra noi, come Bolelli e soprattutto Cilic, califfo di antico pelo re di New York nel 2014 che la Davis l’ha vinta da protagonista assoluto solo tre anni fa, l’ultima edizione nel formato storico prima della rivoluzione così tanto criticata, mentre Pavic e Mektic allora sventolavano gli asciugamani come riserve e adesso invece sono la ragione per cui i nostri non hanno dormito sonni tranquilli, visto che insieme hanno formato la miglior coppia del mondo e teoricamente rappresentano un punto garantito peri nostri avversari. La Croazia, dunque, in un singolare e nel doppio possiede esperienza, talento e abitudine alle grandi sfide anche con il tifo contro e dunque non srotolerà il tappeto rosso. Capitan Volandri ne è consapevole: «Sarà una partita difficile, non ce lo nascondiamo. Loro hanno un campione Slam come Cilic che la Coppa l’ha pure vinta e dunque sa come gestire questo tipo di tensioni . Il doppio è fortissimo, sono i campioni olimpici, sarà una battaglia dura. Noi abbiamo rispetto di tutti, ma paura di nessuno. Sinner e Sonego hanno impattato benissimo la competizione, il doppio FogniniSinner ha superato il test».

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“Siamo consapevoli della nostra forza, ma al tempo stesso sappiamo che la Davis non ti perdona nulla e va affrontata con la mentalità giusta. E proprio sotto questo aspetto Sonego e Sinner soro stati straordinari, perché hanno gestito le emozioni come due veterani, Contro gli Stati Uniti non erano favoriti e hanno trasformato la pressione in energia positiva fin dal primo punto, contro la Colombia il pronostico era tutto dalla loro parte e quindi le prospettive sono cambiate totalmente, ma dopo un primo set di tensione si sono sciolti. E poi Jannik può giocare tutto, singolo, doppio, triplo. E tutto ciò lo aiuta nella sua crescita, anche finire un doppio alle tre di notte».

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Intanto Jannik rimane sul pezzo: «Come dico sempre, pensiamo a un match per volta, non mi place guardare oltre la Croazia e soprattutto non serve. Certo siamo felici di quello che abbiamo fatto fin qui, lo mi sono anche divertito a giocare fi doppio e mi displace soltanto che l’abbiamo perso per poco. Credo che la forza del nostro gruppo sia che tutti stiamo dando ogni goccia di energia che abbiamo dentro, in partita e in allenamento». E l’ammirazione di Fognini suona come una benedizione: «Questi ragazzi sono fortissimi e maturi, non c’è bisogno di insegnargli nulla». Nuovo Cinema Italia.

E Sinner il fenomeno studia da gladiatore (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

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Sinner ha dato l’impressione di sentirsi sì in prova, ma solo con sé stesso. La partita si è trascinata a notte fonda, si è conclusa di fronte a un pubblico sempre più rado, ma l’altoatesino non ha perso la motivazione, l’energia e soprattutto il sorriso. FELICITA’. Trasmetteva una felicità di stare in campo che raramente abbiamo visto sul suo volto, impegnato più a non lasciar trasparire troppe emozioni per non dare segnali agli avversari. Secondo azzurro in Top 10, è il primo singolarista della squadra attuale di Coppa Davis a causa dell’assenza di Matteo Berrettini di cui ha preso il suo posto anche alle Nitto ATP Finals. «Vai in campo e divertiti» gli ha scritto allora in un messaggio il numero 1 d’talia, sottolineando un concetto decisivo per la sua crescita sportiva, come ha spiegato anche il coach Riccardo Piatti. La prima esperienza in Coppa Davis sta dando a Sinner una gioia diversa perché da condividere. «Quando ho visto la maglia azzurra, con il tricolore sul petto e la scritta Italia sulle spalle, ho pensato: “E la più bella che ho indossato quest’anno”» ha detto dopo la vittoria 6-2 6-0 all’esordio in nazionale contro John Isner che mai aveva perso con un punteggio così netto. Sinner ha sempre goduto della spinta del pubblico, che in lui ha visto qualcosa di diverso e di speciale, magnetico e per questo attraente.

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Già dalla sfida da romanzo contro il numero 2 del mondo Daniil Medvedev, in cui ha perso il primo set 6-0 ma è poi arrivato a un punto dalla vittoria, a un certo punto il suo linguaggio del corpo è cambiato. Ha cominciato a esultare vistosamente, a chiamare il tifo, a cercarlo, a dare segnali chiari perché scatenassero l’inferno.

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Convinto e sicuro, disposto a fare tutto quello che serve e a trarre tutto quello che di buono si può ricavare da ogni esperienza nuova. Così si costruiscono i campioni.

La Squadra più bella del tennis (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

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Eccola, riunita nei giorni della Davis sotto mentite spoglie al film festival di Torino da Domenico Procacci, produttore e regista di «Una Squadra», docufilm in sei puntate su Sky a primavera, la Coppa Davis che riconosciamo e amiamo, figlia unica del ’76, Pietrangeli con la sua faccia da attore e l’arte della diplomazia con cui portò l’Italia a giocare la finale nel Cile di Pinochet («La vittoria è tutta degli atleti ma il merito di aver difeso la trasferta non lo divido con nessuno»)

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C’è il bon vivant de noantri Adriano Panatta, il ciuffo ingrigito ma ancora morbido come certe veroniche («Abbiamo vissuto con disincanto una storia irripetibile, che nulla ha a che fare con il campionato del mondo che stanno giocando qui a Torino, almeno avessero il buongusto di levargli il nome Davis…»), c’è Paolo Bertolucci, scudiero da una vita («Invidio Volandri per l’abbondanza che può gestire ma per me la Davis è morta: peccato perché con il vecchio format la Nazionale sarebbe ancora più forte»), ci sono — seduti all’altro lato del tavolo come un tempo in spogliatoio o a cena in ritiro — Corrado Barazzutti e Antonio Zugarelli, il tignoso secondo singolarista e la riserva preziosa (sull’erba di Wimbledon contro la Gran Bretagna, nella finale della zona europea, fu proprio Tonino a battere il mancinaccio Roger Taylor).

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E allora, centellinata nella serie di Procacci che abbraccia un arco di cinque anni (un trionfo, tre finali: 3-1a Sydney dall’Australia nel ’77, 5-o a San Francisco dagli Usa nel ’79, 4-1 a Praga dalla Cecoslovacchia nell’8o) con l’aiuto di interviste (la produzione ha riportato Fillol e Cornejo all’Estadio National de Chile) e suggestive immagini d’archivio, una pioggia di aneddoti cade su di noi, deliziandoci. Quella volta che, di ritorno da una rocambolesca esibizione in Argentina, Adriano (la mente) insistette per prendere il Concorde insieme a Paolo (il braccio), mentre Corrado ripiegava su un più lungo ed economico volo di linea. «Il Concorde da Rio de Janeiro — ricorda Bertolucci con gli occhi che ridono ormai da settant’anni — era funzionale al fatto di poterci concedere qualche ora di sole a Copacabana e passare da Parigi per portare a cena due signore a cui l’avevamo promesso…». E pazienza se il volo privato dall’Argentina al Brasile è bloccato da una tempesta che ha costretto alla chiusura l’aeroportino dei Cessna: «A sbloccare la situazione ci pensa Adriano, che offre al direttore dello scalo tutto il compenso che avevamo guadagnato con l’esibizione». Nella trasferta a Wimbledon dell’agosto ’76 è sempre Panatta ad incaponirsi a voler giocare solo sul dritto di David Lloyd, doppista, fratello scarso di John, fino a metterlo in palla. «Chiedo perdono, è tutta colpa mia — ammette Adriano a reato abbondantemente prescritto —, sono stato un cretino». Si fa perdonare il giorno dopo, blindando il risultato con una netta vittoria su Taylor.

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Davis, con la Croazia vietato distrarsi. Sinner e la sfida da numero 1 con Cilic (Stefano Semeraro, La Stampa)

Italia e Croazia, l’Adriatico a Torino. Un posto nelle Final Four di Madrid oggi al Pala Alpitour dovremo conquistarcelo contro i nostri dirimpettai, che la Davis l’hanno vinta nel 2018, l’ultima edizione giocata con il vecchio formato nel tennis, e che nel tennis sono qualcosa di più che semplici confinanti. Franulovic e Pilic, campioni anni ’70, battagliavano con Panatta e Co; Ivan Ljubicic è cresciuto a Torino, una zia di Goran Ivanisevic aveva un ristorante a Bologna, il primo vero coach di Ivo Karlovic è stato Alberto Castellani. E per venire alla generazione che ci tocca affrontare stavolta, Marin Cilic, milanista sfegatato, per anni si è allenato a Sanremo. L’ex finalista di Wimbledon e degli Us Open, vincitore degli Us Open 2014, 33 anni, un passato da n. 3 del mondo e un presente da n. 30, è l’ anima della squadra. Nel 2021 nonostante un ginocchio acciaccato ha vinto due tornei, sull’erba di Stoccarda e sul cemento indoor di San Pietroburgo appena qualche settimana fa, ed è immaginabile che sarà la sua sfida fra numeri 1 con Sinner a decidere il match.

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In doppio però i croati possono mettere in campo Mate Pavic e Nikola Mektic, numero 1 e 2 di specialità, che quest’anno insieme hanno vinto nove tornei, fra i quali Wimbledon e l’oro olimpico a Tokyo. Insomma, vietato distrarsi, con In doppio hanno i primi due del mondo

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«L’Italia è fortissima, ma se noi giochiamo al massimo abbiamo una chance», dice il capitano croato Martic. «La Croazia ha Cilic che ha vinto la Davis e sa come gestire questo tipo di tensioni – ribatte il ct azzurro Volandri – e un doppio straordinario. Noi abbiamo rispetto di tutti, ma paura di nessuno. Jannik e Lorenzo hanno impattato benissimo la competizione, il doppio Fognini-Sinner (sconfitti solo al terzo set da Cabal-Farah in un match terminato alle 2 e 43 di ieri, ndr) è stato un test superato».

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