Addio a Santana. Pietrangeli piange: "Era un fratello" (Crivelli). La Spagna piange Santana (Palliggiano)

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Addio a Santana. Pietrangeli piange: “Era un fratello” (Crivelli). La Spagna piange Santana (Palliggiano)

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Addio a Santana. Pietrangeli piange: “Era un fratello” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci sono eroi che aprono una via, sono un faro per le generazioni future e perciò lasciano un segno incancellabile a prescindere dai risultati. Il tennis in Spagna, prima di Manuel «Manolo» Santana, stava nei sotterranei degli sport più popolari: per questo la sua morte, annunciata ieri dal torneo di Madrid di cui era presidente onorario, è stata accompagnata dal cordoglio di chi ha perso un padre. Nato da una famiglia umile con il padre elettricista imprigionato durante la Guerra Civile, Manolo si innamora del tennis grazie a un panino portato al fratello che lavora al Club Velazquez: «Vidi quelle persone eleganti vestite di bianco che giocavano e ne rimasi folgorato». Comincia da raccattapalle e a vent’anni entra nel circuito. il suo talento deflagra nel 1961, quando nella finale del Roland Garros batte Nicola Pietrangeli che ha vinto il torneo nelle due edizioni precedenti. Tre anni dopo, si ritrovano sullo stesso campo, ancora una volta la partita vale il titolo e l’esito è il medesimo, con il successo di Manolo. Ma quei duelli faranno maturare un’amicizia speciale, come ricorda adesso, con le lacrime trattenute a stento, il grande Nicola: «Ora so cosa significhi perdere un fratello. Nel 1961 fui un disgraziato, rientrando a Roma per la nascita di mio figlio e poi tornando a Parigi per le sfide decisive, mentre nel 1964 ebbi due set point nel quarto e lui era stanchissimo. Ma era un giocatore completo, con pochissimi punti deboli. E poi inventò il pallonetto in top spin di rovescio: ho in mente un torneo a Buenos Aires, mi batté in semifinale e poi in finale fece impazzire McKinley, il più forte degli americani, massacrandolo con i lob a ogni discesa a rete dell’altro». Vocato per la terra rossa, Santana compie la sua impresa più grande nel 1966, diventando il primo spagnolo di sempre a conquistare Wimbledon, su quell’erba che qualche anno prima aveva definito «buona solo per le mucche». L’anno prima avevo vinto pure gli Us Open, mentre in Australia, allora davvero un altro mondo, non andrà mai: quattro finali Slam, quattro successi. Il Centrale della Caja Magica, la sede del Masters 1000 di Madrid di cui è stato a lungo direttore, era già intitolato a lui. Ecco perché Nadal, il più grande di Spagna, gli ha dedicato un tweet toccante: «Grazie infinite per quello che hai fatto per il nostro Paese e per aver segnato il cammino di tanti. Sei sempre stato un riferimento, un amico e una persona vicina a tutti». E Moya, altro ex numero uno spagnolo e coach di Rafa, lo saluta come «un pioniere. C è in ogni sport qualcuno che abbatte le barriere e i confini. Santana l’ha fatto per il tennis spagnolo. Tutti noi siamo in debito con lui».

La Spagna piange Santana (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Manolo Santana era una icona dello sport spagnolo, non solo del tennis. A lui è intitolato il campo centrale della Caja Magica di Madrid e alle ultime edizioni dell’Open madrileno non era mai mancato, tranne a quella di quest’anno. Santana era malato da tempo di Parkinson e ieri, a 83 anni, si è spento nella sua casa di Marbella. È stato pioniere in Spagna: con lui il tennis è passato ad essere da sport elitario a sport popolare. Era infatti di origini umili: il padre, Braulio, era elettricista e la madre, Mercedes, casalinga. Fu il primo spagnolo a vincere Wimbledon nel 1966, indossando la maglia della sua squadra del cuore, quella bianca del Real Madrid. Prima aveva vinto due volte il Roland Garros (1961 e 1964, entrambe in finale, contro Nicola Pietrangeli, di cui è stato grande amico) e gli US Open (1965). In totale ha vinto 72 titoli, tra cui l’oro nel singolare e l’argento nel doppio ai Giochi di Città del Messico’68, quando il tennis era uno sport d’esibizione. La sua scomparsa ha commosso l’intera Spagna, a cominciare dal suo amico e pupillo Rafa Nadal: «Come ho detto più volte in passato – ha twittato il maiorchino -, grazie mille per quello che hai fatto per il nostro Paese e per aver segnato il cammino di molti. Sei stato un riferimento e un amico: ci mancherai tantissimo, Manolo. Non ti dimenticheremo mai».

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