L’abbiamo visto giocare solamente tredici volte in questo 2021, non scende in campo dal 7 luglio quando Hurkacz l’ha battuto nei quarti di finale di Wimbledon (prima di superarlo pochi mesi dopo anche in classifica estromettendolo dalla Top 10) e probabilmente non competerà nuovamente almeno fino alla prossima estate, ma Roger Federer resta comunque una personalità di spicco nel mondo del tennis. Intervistato a novembre dalla testata svizzera Blick, l’ex-numero 1 del mondo ha raccontato qualche aneddoto della sua gioventù. “Ero sempre estremamente triste dopo una sconfitta. A volte piagnucolavo fino a casa a Basilea. Non importa quanto duramente mi parlassero i miei genitori, niente di tutto questo mi avrebbe aiutato. Ripensandoci, allora ero un po’ pazzo”, ha osservato Roger sulla sua infanzia da tennista. “Ero un ragazzo vivace e mi piaceva mostrare le mie emozioni. Ma gli scoppi di rabbia si sono verificati solo sul campo da tennis. La mia famiglia, i miei amici mi hanno detto che mi stavo comportando in modo impossibile. ‘Non essere così stupido!’ mi dicevano. Oppure ‘Ci sono anche altri che sanno giocare bene'”.
La consapevolezza di migliorare non gli è mai mancata, e il primo passo c’è stato a 16 anni, una volta diventato professionista. “Lo sapevo che non potevo e non volevo più comportarmi come prima. Sto parlando del mio atteggiamento negativo di base. Questo lamento costante, questo piagnisteo doveva finire. In questo modo non vinci partite e certamente non un torneo! Sapevo che dovevo fare un cambiamento. Un cambiamento interiore”. E in soccorso gli è arrivato un piccolo trucchetto. “Come posso semplicemente ignorare un punto andato male? Un trucco che mi ha aiutato molto è stato quello dell’asciugamano. Certi bambini hanno una coperta soffice, altri un tenero orsetto. Il mio allenatore disse che avevo bisogno di qualcosa del genere, qualcosa che mi aiutasse a ritirarmi nel mio mondo per un breve momento. Mi disse che d’ora in poi potevo emozionarmi per tre secondi e dopo dovevo correre subito verso il mio asciugamano. Allora quello era il momento tutto per te. Molto semplice ma molto efficace. Per me è diventato un rito. Punto perso, primo riflesso: asciugamano. Più avanti ha iniziato a servirmi anche a causa di tutta la sudorazione”, ha concluso ridendo.
Ad aiutare definitivamente il campione svizzero ad incanalarsi lungo i binari del successo tennistico ci ha pensato la sua attuale moglie Mirka Vavrinec, conosciuta nel 2000, ma la cui carriera ha avuto un andamento decisamente diverso rispetto a quella della sua dolce metà. “Aveva un infortunio al piede”, ha ricordato Federer. “In quel momento le ho detto: ‘Dovresti smettere! Perché continuare a stressarlo?’ Veramente fantastico, come se fosse la decisione più semplice del mondo. Oggi penso: ‘Ero pazzo? Io stesso gioco ancora i tornei a 40 anni e trovo difficile smettere’“. Il sostegno di sua moglie è fuori discussione e spesso, come capita con tutti gli altri tennisti, quando è presente sugli spalti il suo coinvolgimento emotivo è palpabile. Tuttavia questo è proprio il riflesso di una mentalità efficiente e non un attaccamento morboso al risultato. “Una volta è successo successo che Mirka – forse non sarà contenta che te lo dica – mi ha chiamato durante una partita. Si era completamente dimenticata che stavo giocando“, ha confessato ridendo Federer. “Questo è esattamente quello che mi piace di lei, questo è il fascino di Mirka: se segue il tennis, allora c’è dentro. E quando è fuori, può staccarsene senza problemi“.
L’intervista si è conclusa con la domanda che molti fan di tennis e non solo si stanno ponendo ormai da parecchi mesi: qual è il finale di carriera perfetto per un campione del calibro di Roger Federer? La risposta del diretto interessato è semplice al limite della banalità. “Quello per me non esiste! Ma vorrei poter scegliere io stesso il momento. Sono sicuro che saprò quando arriverà quel momento. Non ho paura del tempo dopo la mia carriera professionistica. Sarà una transizione graduale. Mirka ed io abbiamo gestito incredibilmente bene l’equilibrio quotidiano tra tennis, famiglia e amici. Questo è ciò che mi rende molto orgoglioso. Dopotutto, cosa è veramente importante nella vita?“ Qualcuno – e sarebbe difficile dargli torto – risponderebbe a questa domanda con “guardarti giocare a tennis”.