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[ESCLUSIVA] Oggi è già domani con Leylah Fernandez e suo padre Jorge

Siamo andati a Miami a intervistare in esclusiva la finalista dello US Open Leylah Fernandez assieme a suo padre Jorge. Nonostante i recenti successi l’unica via per diventare campioni è pensare solo al presente

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Leylah Fernandez - Indian Wells 2021 (via Twitter, @BNPPARIBASOPEN)
 

Siamo in piena pre-season quindi ti chiedo: come hai speso l’off season? Qual è la tua routine giornaliera durante questa pre-season?

Leylah: Durante le due settimane di off season cerco di distaccarmi completamente dal tennis, non tocco la racchetta nemmeno una volta durante questo periodo. L’unico obiettivo è rilassarmi, cercare di vivere come una teenager normale. In questi giorni invece mi alleno fisicamente dalle otto di mattina per circa un’ora e mezzo, intorno alle dieci inizio la prima sessione giornaliera di tennis che può durare anche più di due ore. Faccio un leggero riposino pomeridiano e nel pomeriggio torno in campo per un’altra sessione d’allenamento.

Su quali aspetti del tuo gioco state lavorando particolarmente?

Leylah: Sinceramente lavoriamo su ogni singolo aspetto del mio gioco (ride).  La perfezione non esiste ma è ciò a cui aspiriamo ogni giorno. Sono contenta del mio livello ma so che non è ancora abbastanza per raggiungere il top.

Il tuo gioco è diverso rispetto a quello di molte tue coetanee. Oggi giorno anche nel tennis femminile si tende a colpire la palla pensando solo alla potenza. Tu invece sei molto abile a muovere le tue avversarie in campo. Questo stile più “ragionato” è influenzato da tuo padre le cui origini sudamericane mi fanno pensare a una preferenza nel costruire il punto piuttosto che chiudere su due colpi?

Leylah: Quando ci siamo resi conto che non sarei diventata né la più alta né la più forte fisicamente abbiamo cercato di costruire il mio gioco in maniera diversa. Abbiamo preso esempio anche da altri sport. Mio padre, essendo un grande appassionato di calcio, mi ha fatto il classico esempio di Messi. Pur essendo molto più esile e basso dei suoi avversari è in grado di muoversi in spazi strettissimi a una velocità che gli altri non possono sostenere. Così nel tennis ho cercato sin dall’inizio di focalizzarmi sugli angoli, sul far muovere le mie avversarie portandole fuori dalla loro comfort zone fatte di accelerazioni a tutto braccio.

Jorge: il tennis è diventato uno sport molto più fisico, è un processo naturale che succede anche in altri sport. Ma guarda ad esempio a nazionale italiana di calcio. Hanno attraversato un periodo pieno di difficoltà ma ora hanno un’ottima squadra e i giocatori che fanno la differenza non sono i più alti o forti fisicamente. Dobbiamo capire che il talento esiste in forme differenti. Il lavoro di noi coach è cercare di far rendere al massimo le qualità a cui l’atleta è naturalmente predisposto. Non posso chiedere a Baggio di giocare come Cristiano Ronaldo e viceversa. Ma tutti e due, per motivi diversi, sono nella storia del calcio.

Leylah Fernandez – US Open 2021 (via Twitter, @usopen)

Così con Leylah abbiamo cercato di costruire un gioco diverso, è un lavoro che non richiede quattro settimane ma molti anni. Se abbiamo iniziato quando aveva sette anni si cominceranno a vedere i risultati intorno ai 17 anni. Da molto tempo però le ripeto che per me attorno ai 21, 22 anni farà vedere il suo miglior tennis. A quel punto ci sarà un lavoro di “stabilizzazione” per cercare di rimanere a quel livello. Ma il processo richiede tempo. Mentre oggi la gente vuole tutto e subito, per questo le giocatrici più potenti che colpiscono tanti vincenti ricevono più attenzione. Se però guardo Nadal, Federer, Djokovic il discorso è diverso. Hanno ovviamente nel servizio un’arma importante ma il loro gioco è completo. La cosa bella del tennis è che c’è spazio per ogni tipo di gioco. Leylah ha appena compiuto 19 anni, quindi abbiamo altri due anni di pura crescita. Quando avrà 21 anni potremo cominciare a concentrarci su dettagli come servire in kick al corpo due volte su cinque. Ma a oggi il suo gioco è ancora in una fase di costruzione.

Negli anni passati, soprattutto in campo femminile, abbiamo visto come alcune giocatrici dopo una finale o una vittoria in un torneo dello slam abbiano fatto davvero molta fatica ad avere continuità. Gli esempi passati influenzano il vostro lavoro quotidiano?

Jorge: Onestamente, dalla mia prospettiva di coach non sono contento dell’anno a livello di risultati. Abbiamo fatto bene in due tornei (Monterrey e Us Open) ma in tutti gli altri le sconfitte sono arrivate troppo presto. Dobbiamo diventare più continui a livello di risultati, a questo proposito una delle cose di cui sono più orgoglioso quest’anno è Indian Wells. Leylah veniva dalla finale a New York ma è riuscita ad arrivare a gli ottavi. Sarei stato ancora più felice con un quarto di finale (ride) ma era importante non perdere ai primi turni. Le ripeto spesso che non possiamo perdere al primo turno per quattro tornei di fila, fare una semifinale e essere contenti. È bello fare una finale in un torneo importante ma se non fai bene anche negli altri tornei ti trovi l’anno seguente a difendere tutti i tuoi punti in una volta, la pressione aumenta e il processo di crescita si interrompe. Dobbiamo imparare dalle altre giocatrici che non hanno avuto successo e dimenticarci del successo. Dobbiamo fare come Nadal e concentrarci solo sul presente. Il domani non esiste, il passato è finito e esiste solo l’oggi in cui andiamo ad allenarci.

Leylah: Come giocatrice nemmeno io ero contenta della mia stagione. Ovviamente ero molto soddisfatta del mio finale di stagione ma la prima parte dell’anno mi ha fatto capire come dovevo migliorare non solo dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista mentale così da arrivare pronta per la prossima stagione. Voglio giocare libera mentalmente senza pensare ai punti da difendere, ai risultati passati e in questo sono fortunata ad avere un grande allenatore come mio padre che mi aiuta a stare sempre concentrata sul presente.

Jorge: Non possiamo essere troppo soddisfatti. Siamo in un’epoca in cui ci sono giocatori e giocatrici che hanno vinto venti slam. Noi non ne abbiamo vinto ancora uno. È vero che ha 19 anni ma ti faccio un esempio. Se lei mi dice che vuole vincere cinque French Open in una carriera lunga 10 anni vuol dire che ha solamente 10 French Open per raggiungere il risultato. A primo istinto si può pensare che siano tantissimi 10 Roland Garros da giocare ma un anno magari sei infortunata, o innamorata o magari perdi un membro della tua famiglia. Non sai cosa può succedere in futuro. I campioni non pensano all’età. Molti giocatori ascoltano chi dice loro che sono molto giovani, arrivano ad avere 25 anni e sono ancora allo stesso livello di anni prima. La mia idea è quella di preoccuparsi, perché il domani potrebbe non esistere.  Pensa al presente e usa il fuoco dei 19 anni che ti porta a volere sempre di più. Nessuno ci garantisce che saremo qui il prossimo anno quindi cerchiamo di lavorare il più duro possibile oggi. I risultati li guarderemo a fine carriera. Se sarà abbastanza brava e fortunata da vincere uno slam se ne dovrà dimenticare presto e continuare a lavorare. Perché non sai quando la tua carriera finirà. Abbiamo sentito così tante volte di grandi tenniste che hanno avuto brutti infortuni e non sono più tornate al livello di prima. Il giorno in cui decidi di diventare professionista per me è il giorno in cui ti dimentichi di quanto sei giovane. Pensa al Bayern Monaco, hanno sempre giocatori giovani ma ciò nonostante sono sempre al top perché hanno il fuoco dentro.

Leylah Fernandez al MET Gala 2021 (foto Instagram @leylahannietennis)

Immagino avete già in mente i primi tornei che giocherete. Inizierete dall’Australia?

Leylah: sì, inizieremo la stagione in Australia. Ci sono alcuni tornei in preparazione che vorrei giocare prima dell’Australian Open ma dobbiamo ancora decidere quali sono.

Nonostante tu abbia raggiunto la finale a oggi più importante della tua carriera sul cemento penso che il tuo gioco si adatta molto bene anche alla terra battuta. Qual è il tuo rapporto con questa superficie?

Leylah: sinceramente amo giocare sulla terra battuta (ride). A dire il vero preferisco giocare sul rosso che sul cemento però mi sono allenata talmente tanto sul duro che sono riuscita a rendere il mio gioco efficace anche su questa superficie. Nonostante molte giocatrici si lamentano quando giocano sulla terra battuta perché si sporcano mi piace l’eleganza e la fluidità dei colpi. Essendo una superficie più lenta hai più tempo per caricare i colpi e trovare angoli all’apparenza impossibili. Con mio padre ci siamo sempre detti che la terra battuta diventerà la superficie in cui giocherò il mio miglior tennis. È una superficie un pochino più lenta del cemento che però ti permette di variare il tuo gioco. Posso colpire un cross di dritto e giocare una smorzata nello stesso punto. Esalta le variazioni del tuo gioco.

Jorge: la cosa che mi piace della terra battuta è che rispetto al cemento mette i giocatori maggiormente sullo stesso piano. È difficile chiudere il punto in due colpi o basare tutto sulla propria potenza. Se la terra è secca ti permette di costruire il punto. Lei tra l’altro è mancina e con le sue caratteristiche tecniche penso che possa avere successo sul rosso. La terra battuta è diventata un problema negli ultimi anni perché è spesso umida e pesante. A quel punto diventa più simile al cemento. Si adatta meglio al nostro gioco quando è lenta e secca.

Per me è divertente quando giochiamo sulla terra rossa perché noti le differenze di stile tra i giocatori. Non ci siamo allenati molto su questa superficie ma speriamo presto di poterlo fare più regolarmente. L’erba invece è un altro tipo di problema (ride).

Leylah: un problema che risolveremo molto presto (ride).

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