[ESCLUSIVA] Oggi è già domani con Leylah Fernandez e suo padre Jorge

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[ESCLUSIVA] Oggi è già domani con Leylah Fernandez e suo padre Jorge

Siamo andati a Miami a intervistare in esclusiva la finalista dello US Open Leylah Fernandez assieme a suo padre Jorge. Nonostante i recenti successi l’unica via per diventare campioni è pensare solo al presente

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Leylah Fernandez - Indian Wells 2021 (via Twitter, @BNPPARIBASOPEN)
 

Benvenuti al sud

Dopo aver guidato per quasi 20 ore e attraverso sette stati davanti a noi, finalmente, risplende l’Oceano Atlantico. Siamo passati da una temperatura di -7°C del Midwest ai 25°C di Miami. Cosa c’è di meglio che inaugurare un viaggio in Florida con una bella visita al Crandon Park Tennis Center a Key Biscayne? L’impianto è stato sede dal 1987 al 2018 del Miami Open, il secondo Masters 1000 della stagione, che purtroppo nelle ultime stagioni ha cambiato sede trasferendosi nel ben poco carismatico ‘Hard Rock Stadium”, casa della squadra di football dei Miami Dolphins. Attraversando il “William Powell Bridge” che connette Key Biscayne con Downtown Miami è facile capire la ragione per cui così tanti tennisti scelgono di svolgere  la pre season in South Florida in questo periodo dell’anno. Il clima in questo periodo dell’anno ancora mite ma senza l’umidità asfissiante che caratterizza l’estate. Le prime tre settimane di dicembre tra l’altro sono un periodo poco affollato a Miami, per quanto ci siano visitatori tutto l’anno verso Natale i turisti aumentano. Quindi possiamo dire che è il periodo perfetto per i tennisti per preparare la stagione lontano dai riflettori.

Il parcheggio del Tennis Center è mezzo vuoto, ci incamminiamo subito verso quel “Center Court” teatro di memorabili battaglie. Come dimenticare la finale del 1994 quando Sampras alle prese con un problema allo stomaco chiese ad Agassi tempo extra per riprendersi per poi aggiudicarsi la partita in tre set lasciando Andre esterrefatto. Anche la rivalità tra Federer e Nadal è iniziata proprio qui quando nel 2004 un Nadal diciassettenne sconfisse in due set l’allora numero uno Federer. La nostalgia affiora, forse non è un caso che i tennisti della nuova generazione, sempre più professionali ma meno emozionali, non giocheranno mai sul vecchio “Center Court” di Key Biscayne.

Ci dirigiamo verso gli altri campi per cercare di vedere se riusciamo a strappare una piccola intervista a qualche top player. Ci avviciniamo a un ragazzo che indossa una maglietta verde del “Crandon Park Tennis Center”. Gli chiediamo se ha idea se qualche professionista si allenerà oggi o nei prossimi giorni. Ad esempio Andy Murray ha più volte affermato come Key Biscayne sia il campo in cui ha speso più tempo in tutta la sua carriera. Senza dimenticare gli argentini, Del Potro e Schwartzman che hanno sempre apprezzato la Florida. “I top player non ci dicono mai quando vengono o a che ora. Qualcuno per loro, talvolta con un altro nome, riserva un campo quindi noi non lo sappiamo mai con anticipo” dice il ragazzo allargando le braccia. “Posso dire che qualche mese fa Zverev è venuto ad allenarsi per qualche giorno. A questi ragazzi però piace avere la propria privacy. Suggerisco comunque di chiedere al mio manager”. Il manager è un tipo di poche parole, barba lunga, occhiali scuri. Ha lo sguardo di colui che sa più di quanto dice. “Ci potrebbe essere qualcuno che si sta allenando in questo momento” dice indicando due campi d’allenamento in lontananza “ma io non vi ho detto niente” aggiunge allontanandosi rapidamente. Ci incamminiamo verso i due campi, davanti a noi si sta allenando niente poco di meno che l’attuale numero 24 al mondo delle classifiche WTA e recente finalista allo US Open Leylah Fernandez.

Un coach a tutto campo

La giovane canadese sta dividendo il campo con uno sparring partner e con un ragazzino estremamente giovane. Vicino a lei, nelle vesti di coach, ecco suo padre Jorge Fernandez che si muove da un campo all’altro per dare la stessa attenzione sia a Leylah sia a sua sorella minore Bianca che sembra molto promettente. Jorge ha una personalità carismatica, è molto concentrato sull’allenamento ma allo stesso tempo è bravo ad alleviare la tensione con sorrisi e scherzì. “Sei stanca vero? “chiede a sua figlia Leylah “è questo il momento in cui non ti deve fermare”.  Il loro allenamento è a tutto campo.  Non pare esserci un colpo che allenano particolarmente. Vicino a Jorge c’è una signora che deve essere la madre del ragazzino che probabilmente è venuto a fare una prova con il coach di Leylah. “Penso tuo figlio debba migliorare dal punto di vista fisico” bisbiglia Jorge alla signora per poi posizionare tre palline in due angoli differenti per migliorare il servizio di Leylah. Quando un gruppo di signore che giocavano in un campo adiacente chiedono alla giovane tennista una foto è il momento perfetto per scambiare due parole con Jorge il quale ci dà il suo numero di cellulare. “Scriviamoci su WhatsApp così ci mettiamo d’accordo” ci  dice con uno sguardo onesto.

Leylah Fernandez – US Open 2021 (Darren Carroll/USTA)

Il giorno successivo lo contattiamo tramite Whatsapp e nonostante i numerosi impegni di sua figlia riusciamo a trovare un piccolo spazio per la mattina del giorno dopo, tra la sessione di atletica e quella di tennis. Ci dà appuntamento nella “lobby” di un lussuoso condominio a Downtown, non lontano dalla FTX Arena (ex American Airlines Arena) dove giocano i Miami Heat. Possiamo dire che parte del loro sogno si sia già probabilmente avverato. Ciò nonostante ci ha colpito la loro umiltà che probabilmente deriva dal non essere nati ricchi e privilegiati come molti altri tennisti.

Ciao Leylah, partiamo dalla fine questa stagione. Dopo la finale dello U.S. Open hai giocato solo un torneo, Indian Wells: è stata una scelta influenzata dal tuo risultato a New York o avevi già pensato di finire la stagione in anticipo?

Leylah: Prima dello U.S. Open ci siamo riuniti con tutto il team e abbiamo deciso che chiudere la stagione presto sarebbe stata la scelta migliore per focalizzarmi sugli aspetti del mio gioco che non avevano funzionato durante l’anno. Abbiamo considerato il risultato dello U.S Open come un bonus ma non ci ha fatto cambiare i piani per il 2022.

L’intervista continua a Pagina 2

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