Annullato visto a Filip Serdarusic: "Se non si fosse trattato di Djokovic, sarei ancora in Australia"

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Annullato visto a Filip Serdarusic: “Se non si fosse trattato di Djokovic, sarei ancora in Australia”

Filip Serdarusic, allenatore del fratello Nino, dichiara di essere stato costretto a lasciare l’Australia dopo lo scoppio del caso Djokovic

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Nino Serdarusic alla 2021 Davis Cup by Rakuten (Credit: Jose Manuel Alvarez/Quality Sport Images/Kosmos Tennis)
 

Il caso dei visti rilasciati a persone non vaccinate che hanno beneficiato di un’esenzione medica si arricchisce di un’altra testimonianza. Dopo il caso Djokovic e quello della doppista ceca Renata Voracova, è toccato a un coach, il croato Filip Serdarusic.

Filip, fratello e allenatore del tennista Nino Serdarusic, numero 246 del mondo, ha ammesso in un’intervista rilasciata a Sportklub, canale sportivo online della regione balcanica, di essere stato costretto a lasciare l’Australia in seguito allo scoppio della polemica Djokovic.

Filip non si era sottoposto alla vaccinazione contro il Covid-19 ma era risultato positivo lo scorso ottobre. Positività che aveva garantito al croato la possibilità di viaggiare insieme al fratello in Australia grazie alla medesima esenzione medica rilasciata a Djokovic.

Durante l’intervista FIlip ha raccontato di aver ottenuto il via libera per partire via mail in data 10 dicembre e di essere arrivato in Australia insieme al fratello su uno dei charter organizzati da Tennis Australia.

Serdarusic racconta nel dettaglio quanto accaduto alla dogana con gli agenti della Border Force, in seguito alla domanda sul suo status vaccinale: “All’arrivo in Australia una agente dell’immigrazione mi ha chiesto se fossi vaccinato. Ho detto di no, ma ho specificato di aver ottenuto un’esenzione medica. L’agente mi ha palesato la possibilità che dovessi affrontare una quarantena di 14 giorni, ma ho risposto che non sarei partito per l’Australia se avessi saputo di dover passare del tempo in quarantena”.

In seguito all’osservazione di Serdarusic, i documenti sono stati visionati da un responsabile e gli è stato concesso libero accesso. Infatti, come da programma, l’avventura australiana dei fratelli croati si è svolta tra Melbourne e Traralgon, luogo dove Nino ha giocato uno dei tornei challenger organizzati nella prima settimana.

Il 5 gennaio, quando Djokovic è atterrato a Melbourne, Serdarusic ha ricevuto una telefonata dal Centro Immigrazione per un colloquio. Prima del quarto di finale che avrebbe visto in campo il fratello FIlip è stato prelevato da un’auto di Tennis Australia e portato a Melbourne. “Avevo due opzioni: tornare a casa legalmente o richiedere un nuovo visto. – ha dichiarato il croato – Ho deciso di partire perché non sono potente come Novak per combattere questa battaglia. Se hanno fermato lui dovevano fermare anche noi”.

Serdarusic ha anche ribadito il fatto di aver agito secondo le regole che erano state comunicate: “Quando abbiamo richiesto un visto dovevamo soddisfare determinati requisiti. Né Novak né io abbiamo inventato l’esenzione, abbiamo agito secondo le loro regole e ci era stato permesso di entrare. Abbiamo solo sfruttato l’opportunità che ci hanno dato”.

L’allenatore croato conclude fornendo sostegno a Novak ribadendo che a suo avviso la scelta del governo australiano segua principalmente delle ragioni politiche: “La scelta di vietare l’ingresso a Djokovic serviva al governo per rafforzare la propria posizione prima delle elezioni. Se hanno lasciato entrare me e Voracova perché non hanno fatto lo stesso con Djokovic? Tennis Australia sperava che gli sarebbe stato garantito l’ingresso in Australia così come è stato concesso a noi. Se non fosse successo quel che è successo a Novak, noi saremmo rimasti in Australia”.

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