Fuga da...Alcaraz (Crivelli). Berrettini al bivio. C'è baby Nadal (Mastroluca). Pericolo Alcaraz (Azzolini)

Rassegna stampa

Fuga da…Alcaraz (Crivelli). Berrettini al bivio. C’è baby Nadal (Mastroluca). Pericolo Alcaraz (Azzolini)

La rassegna stampa di giovedì 20 gennaio 2022

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Fuga da…Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Attenti al giovane toreador. Quel quarto di tabellone (la parte più alta) aveva in origine un padrone assoluto, Novak Djokovic, ma l’incredibile saga australiana del numero uno culminata con la revoca del visto e conseguente espulsione dal primo Slam stagionale, ha creato golose praterie per chi avrebbe dovuto incrociare il Djoker. Così, in quello spicchio, Matteo Berrettini si è ritrovato con la testa di serie più alta (la 7) e Lorenzo Sonego senza il più forte giocatore del mondo da affrontare già al terzo turno. Non si farebbe peccato a immaginare un quarto di finale tutto azzurro tra i due grandi amici, ma la realtà è decisamente più ostica. E viaggia a cavallo del talento, dei muscoli e dell’impressionante ferocia agonistica di Carlito Alcaraz, il diciottenne d’assalto signore delle ultime Next Gen, che sarà il rivale, complicatissimo, di Berretto fin dal prossimo step in un incrocio da fuochi d’artificio. A ottobre, nell’unico precedente tra i due a Vienna, l’esuberanza del murciano e la sua imperiosa crescita sorpresero il nostro numero uno. che però non era al top atleticamente e rimase ancorato alla partita soprattutto con l’orgoglio. Dunque, quel precedente segnala che ci vorrà un Matteo al top psicofisico per imporre le sue armi alla pericolosità del golden boy spagnolo. «Intanto – dice Matteo – ho recuperato completamente dal problema allo stomaco del primo turno, e mi sento molto meglio. Non è stato il miglior match della mia vita, ma sono soddisfatto di aver concesso cosi poco con il servizio» . Durante la sfida, in un accesso di rabbia, Berrettini se n’è uscito con la frase «non sono fatto per questo sport», dettata dalla rabbia del momento ma utile a scrollarlo: «Ogni tanto capita di darsi un po’ addosso, ma paradossalmente mi serve per trovare l’energia nervosa giusta». Soprattutto dopo una vigilia che ha stravolto tutti: «E’ strano non trovare Djokovic nel tabellone, e l’intera situazione è stata difficile per tutti. Il fatto che qui non ci sia il giocatore più forte del mondo è qualcosa dl diverso rispetto al solito. Ma io devo concentrarmi soltanto su Alcaraz. Averlo già affrontato mi può essere d’aiuto. Sarà un avversario caldissimo, fisicamente e soprattutto mentalmente è già molto maturo, è aggressivo e si muove bene, ma le caratteristiche di questo campo mi danno la possibilità di sfruttare le mie qualità, del resto si vive e ci si allena per giocare partite così, quindi sono pronto». *** Sembra quasi si siano letti nel pensiero: «Sarà una sfida eccitante – ammette Alcaraz – e non vedo l’ora di giocarla. Sono consapevole di affrontare un top player, il suo è uno dei servizi migliori del circuito e quindi sai già che ti metterà in difficoltà. E’ vero però che l’altra partita tra di noi l’ho vinta io, mi ricordo di essere stato molto aggressivo. Sarà fondamentale non permettere a Matteo di dominare il gioco e portarlo sul suo dritto. Da quel match sono cresciuto molto anche come esperienza». […]

Berrettini al bivio. C’è baby Nadal (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Non è ancora una marcia in fa maggiore, quella di Matteo Berrettini a Melbourne. I problemi intestinali sofferti all’esordio contro Brandon Nakashima sono superati. «Stavolta tutto bene» ha scritto sull’obiettivo della telecamera dopo il 6-1 4-6 6-4 6-1 su Stefan Kozlov, classe 1998, qualche anno fa considerato la grande promessa del tennis USA. Una vittoria che lo lancia verso un terzo turno contro il diciottenne Carlos Alcaraz, il più giovane a debuttare come testa di serie in uno Slam dai tempi di Michael Chang nel 1990. I bookmakers danno sfavorito Berrettini, sconfitto dallo spagnolo l’autunno scorso a Vienna al tiebreak del terzo set. «Più affronto certi giocatori più li conosco. Alcaraz ha studiato me, io ho studiato lui. Qui per caratteristiche ambientali e di campo posso fare bene – ha detto l’azzurro -, Alcaraz è giovanissimo, ma fisicamente e soprattutto mentalmente sembra già molto maturo. Sono fiducioso, sarà importante far pesare la mia esperienza». RAGNO KOZLOV. Il piano sembrava ben avviato anche contro Kozlov, ma dopo aver vinto il primo set 6-1 Berrettini ha perso un po’ il filo della partita nel secondo set. A un certo punto, ha anche urlato di non essere fatto per questo sport. Non ha ancora perso del tutto l’abitudine di darsi addosso. Gli serve, ha spiegato, «a trovare l’energia nervosa giusta per reagire». Sostenuto dal servizio, ha chiuso con 21 ace e un’ottima resa con la prima, il numero 1 azzurro ha cambiato marcia nel terzo set poi ha beneficiato del calo fisico del rivale, che non aveva mai giocato un quarto set in carriera prima d’ora. «Ho completamente recuperato dal problema che ho avuto all’esordio – ha detto Berrettini -. Oggi non ho giocato il mio miglior match, ma Kozlov è come un ragno. Mi sono lasciato intrappolare nella sua ragnatela, poi però ho giocato sempre meglio e gli sono stato superiore dal punto di vista fisico». Dopo l’espulsione dall’Australia di Novak Djokovic, che l’aveva battuto negli ultimi tre Slam, Berrettini è la testa di serie più alta nel quarto più alto del main draw. «E’ strano non trovare Novak, l’intera situazione è stata difficile per tutti, lui per primo. II fatto che qui non ci sia il vincitore di tre degli ultimi quattro Major è qualcosa di diverso dal al solito. Ma io devo concentrarmi su Alcaraz, che è un ottimo giocatore». Alcaraz ha le idee chiare su quale potrà essere la chiave della partita. «Matteo è uno dei migliori battitori del circuito, è difficile leggere il suo servizio – ha detto dopo il successo sul serbo Dusan Lajovic -. A Vienna, ricordo che ho risposto davvero bene. È stata quella una delle principali ragioni della mia vittoria. Sarà fondamentale entrare in campo e attaccare, non lasciare che sia Matteo a dominare con il suo diritto. Di sicuro, sarà una partita divertente. Vediamo come andrà».

Pericolo Alcaraz (Daniele Azzolini, Tuttosport)

In un tennis a fumetti, i due che Matteo e Lorenzo hanno affrontato, farebbero la loro figura nei panni di Smarty, Greasy e Stupid, o Wheezy, le sciroccate faine del commando Morton che devono arrestare Roger Rabbit a Cartoonia. A Stefan Kozlov manca solo il berretto con l’elica. A Oscar Otte un’ombra che ne insegua, sbagliando direzione, i movimenti del corpo. Il commando precede l’ingresso in scena dei grandi cattivi, di cui Capitan Alcaraz assembla alcune delle caratteristiche più nocive, su tutte la mistica determinazione a liberarsi in ogni modo di qualsiasi possibile intralcio. Salvo ricordare che i buoni alla fine vincono, quasi sempre. Come non si sa. Del resto, neanche Berrettini e Sonego, al momento, ne hanno la benché minima idea. Se il problema è Carlitos Alcaraz, Berrettini ha tempo ventiquattro ore, nelle quali dovrà riposare, liberare il corpaccione dalle scorie di un match che sperava più breve e disporre uno straccio di tattica per opporsi al diciottenne spagnolo. Lo farà partendo dalle impressioni ricavate dal match di Vienna, nei quarti, lo scorso ottobre. Lì l’allievo di Juan Carlos Ferrero straripò un un primo set vorticoso. E’ questa una delle sue prerogative, dovuta in parte all’età che gli consente di non avvertire il peso dello stress o delle fatiche accumulate. Le quali, in effetti, manco ci sono, data la facilità con cui divelle gli avversari. In primo turno il povero Tabilo, stracciato manco fosse una T shirt infeltrita, ieri Dusan Lajovic, che con spirito patriottico si cinge di bandiere serbe e di dichiarazioni evitabili. «Ci penseremo noi, i suoi amici, a tenere alto il nome di Djokovic nel torneo, e a ricordare a tutti ciò che è successo». A Vienna Carlitos partì svelto, Berrettini scese in campo solo all’inizio del secondo set, ma riuscì a vincere il tie break e a portare il terzo al gioco decisivo. La vittoria se la prese Alcaraz, ma d’un soffio: «So bene come gioca, lo spagnolo. So che sarà una sfida zeppa di trappole, ma da giocare a viso aperto, e questi sono i match che mi piacciono di più. Credo che questa superficie mi favorisca, malgrado le magagne di questi giorni sento bene la palla, e i rimbalzi sono giusti per le mie caratteristiche». […]

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