Australian Open: Ora chi discute più Matteo Berrettini? [Video-commento]

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Australian Open: Ora chi discute più Matteo Berrettini? [Video-commento]

Colpo per colpo lo confronto con i top-player. Sul servizio non c’è gara. Sul dritto è top-3

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Lunedì 31 gennaio Matteo Berrettini sarà n.6 del mondo in caso di vittoria nei quarti contro Monfils (a patto che nessuno dei due teenager Sinner e Auger-Aliassime vinca il torneo). Un posto più su del best ranking di Corrado Barazzutti. 2 posti più sotto del best ranking di Adriano Panatta che però fra i top 10 non c’è stato così a lungo come Matteo, il quale ha ovviamente tutte le migliori intenzioni di restarci ancora a lungo.

Ma sono sicuro che non gli basterà aver raggiunto quel traguardo, così come non si accontenterà di essere il primo tennista italiano di sempre ad aver raggiunto i quarti di finale in tutti e quattro gli Slam. Nemmeno quando riuscisse a essere il primo a raggiungere anche le semifinali in tutte e quattro si accontenterebbe.

Eppure potrebbe accadere già quest’anno…visto che lo scorso anno ha avuto la sfortuna di imbattersi in Djokovic nei quarti a Parigi e a New York.

Fra i tennisti in attività (considerando anche Roger Federer e del Potro) sono stati capaci di raggiungere i quarti in tutti i 4 Slam soltanto 10 tennisti, incluso lui: Djokovic, Murray, Nadal, Wawrinka, Cilic, Nishikori e Tsonga.

Come vedete non ci sono né Medvedev, né Zverev, né Tsitsipas, che lo precedono in classifica, né Thiem e né Rublev che lo hanno preceduto fino a oggi.

Io credo che Matteo debba essere considerato il favorito nel match con Monfils, e stavolta anche dei bookmakers che avevano clamorosamente ciccato il pronostico alla vigilia del suo duello con Alcaraz.

 Vincerebbe di sicuro se riuscisse a servire nuovamente come contro Carreno Busta: 28 aces quando uno mette anche il 77% per cento di prime a una media di 197 km orari per quanto concerne la prima (ma ha servito anche a 218 km) è una roba pazzesca. Su 71 prime ha fatto 62 punti, l’87% dei punti. Nessuno al mondo secondo me è in grado di fare così.

Il malcapitato Carreno – oggi sfortunato anche nei suoi rapporti con il net – non è riuscito neppure a rispondere ben 43 volte su 97 servizi, fra prime e seconde, il 47% delle volte. In pratica, circa una volta sì e una no. Eppure Carreno è un tennista completo che sa fare tutto benino, servizio, risposte anche se la sua forza primaria la palesa nel corso di uno scambio quando e’ capace di far muovere parecchio l’avversario.

Lo stesso Matteo sembrava quasi sorpreso di questi numeri, delle percentuali più che degli ace.

“Una delle prestazioni migliori al servizio della mia carriera” ha commentato nel venirne a conoscenza.

Nessuno può ovviamente garantire che lui possa servire due volte di seguito così, però la sua solidità a prova di bomba è fuori di dubbio nelle situazioni più importanti. Ha concesso una sola pallabreak a Carreno e boom non si è nemmeno giocato il punto.

Anche nei tiebreak naturalmente, come ho avuto modo di ricordargli, citando i tiebreak vinti con Djokovic, Medvedev, Monfils, Alcaraz, Aliassime e ora Carreno… Matteo si è dimostrato di una solidità impareggiabile, ingiocabile“Se perdo il prossimo tiebreak vengo a prenderti a casa tua!” mi ha minacciato sorridendo e toccando legno.

Per quanto mi potrebbe far piacere che venisse a trovarmi per un’esclusiva! il legno lo tocco anch’io. Non si sa mai.

Se Matteo riuscisse a battere nuovamente Monfils, come già 3 anni fa a Flushing Meadows nei quarti, 7-6 al quinto, Matteo avrebbe all’attivo 3 semifinali su 4 negli Slam: US Open 2019, Wimbledon 2021 (dove poi ha fatto finale, sempre meglio precisare per i lettori più smemorati o pignoli) e appunto Australian Open.

Gli mancherebbe la semifinale sullo Slam, il Roland Garros, della superficie sulla quale è nato tennisticamente e che lui fino a non molto tempo fa considerava la più adatta alle sue caratteristiche.

Lui che a 18/19 anni non aveva ancora punti ATP, come ha ricordato parlando di Alcaraz. Chissà se la pensa ancora così. Glielo voglio chiedere, la prossima volta…dopo una vittoria (non certo dopo una sconfitta!). Perché è chiaro che il suo servizio è più efficace ovunque, piuttosto che sulla terra che è più lenta. E anche i suoi missili di dritto idem Però, allo stesso tempo rovescio slice, smorzata e tempi di recupero in difesa, ecco che sulla terra battuta sarebbero avvantaggiati.

 Oggi su Eurosport Mats Wilander, dopo aver prima del duello con Carreno profetizzato che Matteo avrebbe potuto pagare la fatica delle oltre 4 ore di tennis lottate con Alcaraz – ora tutti diranno “per forza è Gufander!” però suvvia, quel timore lo avvertivano in tanti, non solo Wilander – si è complimentato con lui perché…: “Sappiamo che il rovescio è il tuo punto debole e tuttavia anche sull’erba riesci a a trovare modo di aggirare quella debolezza…bravo davvero”.

E Matteo gli ha risposto: “Sono cresciuto sulla terra rossa e mi piace, ma quando avevo 18 anni il mio coach mi ha detto che dovevamo allenarci sul cemento perché è lì che si gioca il maggior numero di tornei importanti e devi sentirti a tuo agio. Quanto all’erba alla mia prima stagione da junior e andai a Wimbledon all’inizio l’ho odiata. Ora sono contento di riuscire a fare bei risultati su tutte le superfici”.

Ovviamente, anche se sogna di fare ancora meglio il nostro primo tennista che ha giocato una finale a Wimbledon – ed era stato il secondo dopo Barazzutti (1977, si gioco sulla terra verde) a fare semifinale all’US Open – e il quarto in Australia 31 anni dopo Cristiano Carattigià i quarti raggiunti consecutivamente negli ultimi 4 Slam non possono non essere una grande soddisfazione per lui e per tutti coloro che hanno sempre creduto in lui.

Fra questi ultimi, permettete e guardate questi link di miei editoriali passati, modestamente ci sono anch’io. Ora è facile, troppo facile salire sul carro del vincitore Berrettini. Ora dicono di crederci tutti e magari dicono anche di averci sempre creduto. In tutta onestà non è davvero così.

Ero stato subissato di critiche quando, dopo aver visto Berrettini giocare alla pari con Thiem, batterlo una volta e perderci di misura un’altra con Thiem che fu sospinto in modo incredibile a Vienna dal pubblico di casa, osservai nel 2019 che secondo me Berrettini, più giovane di un paio d’anni, non era in prospettiva inferiore a Thiem anche se l’austriaco aveva fin lì – soprattutto a Parigi prima degli exploit a New York e in Australia del 2020– fatto risultati migliori.

Oggi dopo un 2020 stellare, sono ancora oggettivamente migliori i risultati del desaparecido Thiem rispetto a Berrettini, dal momento che ha giocato 4 finali di Slam (2 Roland Garros perse, 1 Australian Open persa, un US open vinto su Zverev), però le doti di Matteo mi erano parse potenzialmente e in prospettiva altrettanto straordinarie.

E ad ogni modo oggi finalmente si può ammettere che non era un confronto assolutamente privo di senso, da tifoso accecato per amor di patria. Se ne poteva quantomeno discutere, secondo me. Invece ci fu chi si prese beffe di me, secondo il costume dell’epoca e del web. I cosiddetti leoni da tastiera. Che poi qualche volta possa capitare di forzare un po’ i paragoni ci sta. Anche quest’articolo probabilmente susciterà reazioni…scomposte.

Ma resta il fatto che colui che fino a un anno fa, prima di 4 quarti di finale consecutivi negli Slam, di una finale a Wimbledon, per molti era un usurpatore di un posto tra i top-ten, un tennista che ne sarebbe uscito quanto prima. A suon di risultati sta smentendo tutti. Bravo lui.

Gli è facile smentirli perchè il suo servizio è il migliore del mondo fra i giocatori che non hanno solo servizio dall’alto degli oltre 2 metri e 6 cm, cioè Isner e Opelka.

Matteo ha una battuta più solida e continua di quelle, pure eccellenti, di Zverev (non parliamo della seconda palla…) e di Medvedev che non di rado qualche doppio fallo se lo concedono. I doppi falli di Matteo sono invece rarissimi e la percentuale di prime, come abbiamo visto, spaventose.

Lo smash non lo sbaglia mai. Né al rimbalzo né al volo. Djokovic dovrebbe andare a lezione da lui. Forse anche Medvedev.

E il dritto? Di quale altro tennista vorreste avere il dritto a confronto di quello di Matteo? Del Potro sì, però l’argentino a furia di tirarlo a quel modo si è rotto il polso nel 2010. Poi naturalmente Nadal dalla potenza deflagrante e agli angoli pazzeschi, ci aggiunge il fatto di quelle traiettorie mancine che Federer si sveglia di notte con gli incubi. Anche Federer dai, ha un dritto che levati, però ormai di Federer si può parlare come di Gonzalez mano de piedra, Lendl, Cash, Newcombe e… Tilden! Solo che Roger non è mica più un tennista in attività, purtroppo. Mi sembra comunque altrettanto efficace, pesante, quello di Alcaraz, seppur certo meno elegante di tanti.

Poi per carità anche i dritti di Medvedev, Tsitsipas, fanno male. Ma non mi pare quanto quello di Matteo.

Per la miglior smorzata mmmm… non saprei: dei top-top-players Djokovic, Nadal, un paio di gradini più sotto Fognini, con lui se la battono.

A rete Matteo può ancora fare progressi. Ma non è malvagio, mi pare. Ieri ne ha sbagliate un paio. Potrebbe andare a rete un po’ più spesso, ma servizio e dritto già vincenti spesso non gli danno il tempo di avvicinarla.

Ok resta il punto debole del rovescio, obiettivamente inferiore di gran lunga rispetto a Djokovic, Medvedev, Zverev e parecchi altri. Però è indubbio che sia miglioratissimo.

Con Carreno Busta, più che con Alcaraz che lo metteva sotto una diversa pressione, un diverso peso di palla, ne ha giocati almeno sette o otto vincenti. Lungolinea più che incrociati. E il suo slice – per tirare il quale deve essere perfettamente sulle gambe però, perché sennò gli va sempre in rete – non è per nulla facile da tirar suo e da attaccare, se non si ha lo schiocco di polso e l’esplosività del dritto di Alcaraz.

Mi fermo qui, per il momento. Lasciamo che Berrettini vada avanti per la sua strada, assai ben imboccata, e poi ne riparleremo. Credo, come ci crede lui, che le occasioni non mancheranno.

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