Australian Open, Tsitsipas mastica amaro: “Potevo vincere. Coaching? Fidatevi, lo fanno tutti”

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Australian Open, Tsitsipas mastica amaro: “Potevo vincere. Coaching? Fidatevi, lo fanno tutti”

Dopo la sconfitta in semifinale, l’ellenico non le manda a dire: “Non si può certo dire che Medvedev sia tra le persone più mature”

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Stefanos Tsitsipas all'Australian Open 2022 (Credit: @AustralianOpen on Twitter)
 

Stefanos Tsitsipas ci prova, resiste, ma alla distanza deve cedere di fronte a un Daniil Medvedev superiore alla distanza, ben evidenziato dal 7-6 4-6 6-4 6-1 finale. Il russo conquista la sua seconda finale consecutiva all’Australian Open dopo quella dell’anno scorso – persa in tre set contro un Djokovic tirato a lucido – mentre al greco non resta che l’amaro in bocca per quella che è la sua terza eliminazione in semifinale in altrettante partecipazioni a Melbourne (questa è la prima volta che riesce a vincere un set).

Una sconfitta che a Tsitsipas certamente lascia il segno, anche alla luce dei rapporti tutt’altro che idilliaci con il suo avversario odierno. Di seguito le sue dichiarazioni più significative nella conferenza stampa al termine del match.

Hai forse avuto un po’ di sfortuna, ma considerando il breve tempo a tua disposizione nella offseason e la tua operazione, come ti sentiresti di definire il tuo torneo?

Tsitsipas: “Innanzitutto sono molto contento di aver avuto l’opportunità di giocare qui, davanti ai miei fans (greci e non). L’Australia ha un posto speciale nel mio cuore e io, quando gioco qui, mi sento sempre a casa. Sono fortemente convinto che riuscirò a fare molto bene qui un giorno e a dare gioia e felicità agli australiani e alla comunità greca. È un torneo che amo moltissimo e in cui voglio senz’altro crescere ancora”.

Che cosa ne pensi del tuo match? Livello alto, ma il risultato credo non sia soddisfacente. Qual è la tua visione?

Tsitsipas: “Beh, una sconfitta è una sconfitta. Chiaramente sono una persona che cerca di combattere fino all’ultimo punto, ma lui ha giocato meglio. Ha giocato davvero un buon tennis. Io cerco di trarre solamente le cose positive da questa partita, non mi focalizzerò su quelle negative. Mi aspetta una lunga stagione, con molte opportunità che credo riuscirò a cogliere per ottenere il meglio dal mio tennis, ma anche dalle mie esperienze. Mi aiuterà a migliorare fisicamente, mentalmente e, in generale, farà bene al mio gioco. Vedo la partita di oggi come una lezione che potrò usare per progredire”.

Per gran parte del match hai giocato davvero bene, ad un livello di tennis molto alto. È più facile, a livello emotivo, giocare bene e perdere o giocare male e perdere?

Tsitsipas: “Penso di aver giocato molto meglio dell’ultima volta. L’anno scorso ero completamente esausto dopo la vittoria in cinque set contro Rafa. Non sono riuscito a recuperare come volevo, mentre quest’anno sono stato in partita fin dal primo punto. Sentivo bene i miei colpi, ma mi sentivo bene anche mentalmente e in termini di convinzione e passione sul campo. È stata una partita molto lottata e il primo tie-break è stato importante, avrei potuto vincerlo. Forse avrei dovuto seguire una tattica diversa, ma di nuovo, è una lezione. Vincere il tie-break del primo set sarebbe stato molto importante. Ho avuto delle opportunità per farlo, ma non ci sono riuscito. Sarebbe stata una partita diversa se lo avessi vinto”.

Quando Medvedev perde la calma cerchi di non dare peso alla situazione o credi che, al contrario, possa esserti favorevole perché sente la pressione?

Tsitsipas: “Beh, è senz’altro divertente! Comunque, io non ci do molto peso, conosco giocatori che agiscono così per intaccarti mentalmente: potrebbe essere una tattica, per me non è un problema. In ogni caso, non si può certo dire che sia tra le persone più mature”.

Medvedev ti ha accusato di ricevere consigli dal tuo angolo e, nel quarto set, c’è effettivamente stata una sanzione nei tuoi confronti. Ti stavano dando indicazioni?

Tsitsipas: “No. Mi avete visto, ho perso il conto del risultato due volte in due partite. Non posso ascoltare tutto quello che c’è intorno a me mentre gioco, è impossibile. Il rumore del pubblico è fortissimo ad ogni punto, dovresti avere un super-udito per riuscire a sentire che cosa ti dice il tuo allenatore. L’altro giorno mi sono messo a ridere perché, credo durante la partita contro Paire, il mio coach era forse a cinque chilometri di distanza e in qualche modo ho comunque ricevuto un warning. Credo sia stato il momento più divertente dell’Australian Open”.

Ti ha dato fastidio? Perché da quanto hai ricevuto il warning non hai più vinto un game. Volevo sapere se questo fatto ti avesse irritato.

Tsitsipas: “Ci sono abituato, sono stato etichettato molto tempo fa. Credo di averne ricevuti un paio in passato, e da lì gli arbitri fanno sempre attenzione al mio angolo, mai a quello del mio avversario. Credo di essere vittima di questa situazione da tanto tempo ormai, ma del resto cosa posso farci? Non credo che gli arbitri potranno mai capire che non riesco a sentire niente quando gioco perché cerco di trovare soluzioni e di leggere le situazioni di gioco, ricreandole nella mia testa prima che inizi il punto. L’ultima cosa che voglio è che qualcuno mi dia consigli su quello che dovrei fare. Non sono il tipo di persona che ascolta consigli durante un match. Forse solo in allenamento. Forse”.

Riesci ad identificare alcune eventuali modifiche da apportare al tuo gioco per passare allo step successivo?

Tsitsipas: “Credo di essere già passato allo step successivo, mentre il prossimo sarà servire senza dolore, una cosa che non sono riuscito a fare quando il mio servizio, qualche mese fa, era nel suo momento peggiore, visto che dovevo convivere con un dolore atroce ogni volta che servivo. Sono molto felice ed orgoglioso di aver superato questo momento e di essere riuscito a tornare più forte, giocando senza dolore. Devo molto al mio servizio. Ho fatto un grande lavoro, portandolo ai suoi massimi picchi in termini di percentuali e potendolo sfruttare, più di prima, come un’arma. Oggi è andata male, lui è riuscito a coprire il campo molto bene mentre servivo, ottenendo profondità e potenza dai suoi colpi”.

Mi chiedevo, hai mai parlato con tuo padre dicendogli di non parlare?

Tsitsipas: “Sì, abbiamo già avuto questa discussione. Mio padre è una persona che, quando entra in un clima di tensione e azione, ha come unica medicina il parlare, e non lo si può fermare: è naturale. Io ci ho discusso, ho provato e ho buttato via tanto tempo cercando di trovare una soluzione insieme, ma è parte di lui. Sono sicuro che continuerò a ricevere delle sanzioni per coaching, anche se non ascolterò mai una singola parola di quello che dice lui. Possono fare quello che vogliono se credono sia la cosa giusta. Questa è stata anche una delle ragioni per cui, l’anno scorso ho rilasciato delle dichiarazioni pubbliche attraverso i miei social media, esprimendomi a favore del coaching semplicemente perché gli allenatori lo fanno comunque. La maggior parte dei giocatori riesce a ricevere indicazioni e lo fa anche in modo intelligente, ve lo garantisco. Ho visto molte situazioni in cui non viene detto veramente nulla agli allenatori, ma nel caso di mio padre non è mai successo. Consentendo il coaching, credo che ci sarebbe meno tensione e più chiarezza in ogni suo aspetto”.

Hai parlato della mancanza di maturità di Medvedev, cosa pensi di lui come persona? Come lo separi questo da quello che pensi di lui come avversario?

Tsitsipas: “Sicuramente è un grande avversario. Corre come un maratoneta, potrebbe correre per ore e ore. Non sono sicuro che questa sua caratteristica possa durare a lungo, dato che corre davvero molto. Osservando le esperienze di altri giocatori e campioni, o addirittura campioni Slam, questo modo di giocare ha avuto un grande impatto sul loro fisico. In ogni caso, rispetto il fatto che lui riesca a correre così tanto e a rendere la partita molto fisica in ogni punto. È uno dei più grandi combattenti insieme a Nadal: credo si sia guadagnato questo titolo”.

Articolo a cura di Giovanni Pelazzo

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