ATP Dallas, Pospisil: "Challenger troppo poveri rispetto ai tornei ATP. Vaccini? Sono per la libertà di scelta" [ESCLUSIVO]

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ATP Dallas, Pospisil: “Challenger troppo poveri rispetto ai tornei ATP. Vaccini? Sono per la libertà di scelta” [ESCLUSIVO]

Le dichiarazioni del canadese raccolte dal nostro inviato: “Passare da un Challenger a un ATP 250 è come passare dal giorno alla notte”

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Vasek Pospisil - Dallas 2022 (Twitter - DALOpentennis)
Vasek Pospisil - Dallas 2022 (Twitter - DALOpentennis)
 

dal nostro inviato a Dallas

All’incirca due ore dopo la sua vittoria contro Juri Rodionov incontriamo Vasek Pospisil nella piccola stanza adibita a conferenza stampa.

All’inizio della partita eri in difficoltà, qual’è stata la chiave per riuscire a portare il match dalla tua parte?

“Ho cercato di fare piccoli aggiustamenti in corsa. Lui stava servendo molto bene e ci ho messo un po’ di tempo a trovare le giuste contromisure in risposta anche perché lui è mancino. È stato importante mantenere la calma soprattutto nel tie-break del secondo set”.

Hai avuto tanti problemi fisici durante la tua carriera. Pensi che il ritorno tra i primi 30 sia possibile se riesci a rimanere libero da infortuni?

“Sinceramente penso di sì. Nel 2020 ho finito la stagione al numero 28 della Race ma nel ranking ero 60 perché avevo dovuto saltare tutta la stagione precedente a causa dell’infortunio alla schiena. Onestamente l’anno scorso per me è stato un anno difficile, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Spesso non riuscivo a giocare con la testa sgombra. Ho dovuto saltare 3 mesi e per me è davvero importante essere in grado di giocare tutto l’anno. Ovviamente però per me la priorità numero uno è rimanere libero da infortuni”.

Un mese fa il chairman dell’ATP Andrea Gaudenzi ha detto che il Challenger Tour non è sostenibile. Ti volevo chiedere cosa pensavi riguardo alle sue dichiarazioni dal momento che hai giocato parecchi Challenger nella tua carriera.

“Penso che ci sono pochissimi giocatori felici della situazione. Il problema è il modo in cui il tour è strutturato, in questa maniera è vero che è difficile da sostenere, ci deve essere un’evoluzione nello sport in generale in modo tale che non accada che giocatori fuori dai primi 100 o 200 del mondo facciano fatica a tirare avanti. Ho appena giocato tre Challenger, è come passare dal giorno alla notte anche solo quando vieni a un 250 come questo. C’è davvero una differenza enorme, l’esperienza in generale, il prize money. Non è sorprendente per me che così tanti giocatori che giocano Challenger sono frustrati”.

Nel tuo paese, in Canada, in questi giorni i camionisti di Ottawa stanno scioperando perché sono contro l’obbligo di vaccinazione. In Australia hai affermato che Djokovic aveva diritto a giocare il torneo. Cosa pensi dello sciopero?

“Rispetto le opinioni di tutti, penso che ognuno ha il diritto di scegliere cosa fare. Senza
avventurarmi troppo nella questione perché non mi piace parlare di politica penso che nessuno
dovrebbe essere forzato a fare qualcosa che non lo fa sentire a proprio agio”.

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