Djokovic è pronto a saltare anche gli Slam (Cocchi, Giammò, Semeraro, Martucci)

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Djokovic è pronto a saltare anche gli Slam (Cocchi, Giammò, Semeraro, Martucci)

La rassegna stampa di mercoledì 16 febbraio 2022

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Djokovic duro «Salto gli Slam ma il vaccino non lo faccio» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Disposto a tutto, anche a mettere a rischio la propria carriera pur di non andare contro i propri principi. Pur di non vaccinarsi. Novak Djokovic ha parlato per la prima volta dopo essere stato espulso dall’Australia a inizio anno. Il serbo, che rientrerà sul circuito all’Atp 500 di Dubai della settimana prossima, ha scelto la Bbc per lanciare al mondo il suo messaggio: «I principi che seguo sulla cura e la gestione del mio corpo, come uomo e come atleta professionista di élite, sono molto più importanti di un trofeo e di qualunque altra cosa». Quindi, immunizzarsi contro un virus che ha ucciso milioni di persone mettendo in stand by il pianeta per quasi due anni, non rientra tra questi principi. Nulla per Djokovic ha più valore che restare coerente con le sue idee, ma non chiamatelo No Vax: «Non sono mai stato contrario alla vaccinazione – ha tenuto a sottolineare il campione serbo -, ho sempre sostenuto la libertà di scegliere cosa mettere o no nel proprio corpo. Capisco che a livello globale tutti stanno cercando di fare un grande sforzo per gestire questo virus e vedere, si spera presto, la fine di questa pandemia. Tengo la mente aperta sulla possibilità di essere vaccinato in futuro, perché stiamo tutti cercando di trovare la migliore soluzione possibile per porre fine al Covid». Intanto, accanto a chi lo considera un cattivo esempio, migliaia di persone hanno eletto il fuoriclasse del tennis a simbolo dei movimenti anti vaccino, situazione che certo non giova alla sua immagine e fa storcere il naso agli sponsor che rischiano di non vedere il loro ‘testimonial’ nei tornei più importanti. Allo stato attuale, secondo le politiche sanitarie francesi, Djokovic sarebbe escluso dal Roland Garros (dal 22 maggio al 5 giugno). Il ministro della salute ha precisato pochi giorni fa che il passaporto vaccinale è indispensabile per tutti, ai dilettanti come agli atleti di alto livello, fino a nuovo ordine. Potrebbe essere meno complicata la situazione per Wimbledon. In Gran Bretagna, già ora, le restrizioni per i non vaccinati sono state ridotte, compresa la quarantena obbligatoria per chi entra nel Paese. A oggi quindi Djokovic, con un tampone prima di partire e uno all’arrivo sul suolo britannico, avrebbe il permesso di giocare lo Slam sull’erba. Nole sarebbe fuori anche dai tornei dell’estate americana, compreso lo Us Open. Il numero 1 al mondo, poi, è tornato sullo psicodramma australiano, quando è stato prima accolto, poi detenuto, liberato, e infine espulso. Una settimana di follia tra campo e tribunali. Il pubblico di Melbourne, di solito quello più schierato a suo favore, è insorto ogni volta che qualcuno ha fatto il nome di Nole. Tentare di entrare in Australia con l’esenzione medica non è piaciuto.

«Pronto a saltare pure Wimbledon» (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Lo aveva annunciato il 3 febbraio durante l’incontro con il presidente serbo Aleksandar Vucic, e Novak Djokovic è stato di parola. Quel giorno, dopo aver ringraziato «l’intera nazione serba per l’enorme sostegno ricevuto» durante i giorni di detenzione trascorsi al Park Hotel di Melbourne, il n.1 del mondo aggiunse che presto avrebbe dato «la sua versione dei fatti» su quanto accaduto in Australia tra il 5 e il 16 gennaio, vale a dire dal giorno in cui le autorità di frontiera australiane gli negarono il visto d’ingresso fino alla decisione della Corte federale che ha decretato la definitiva espulsione. Per farlo Djokovic ha scelto le telecamere della BBC e un’intervista in cui si dice disposto a rinunciare a Wimbledon e al Roland Garros per la sua presa di posizione sul vaccino: «Sì, questo è il prezzo che sono disposto a pagare anche se la reazione dei colleghi mi ha ferito». E’ lucido, Djokovic, quando dice di conoscere le «conseguenze della sua decisione», e di «sapere che da non vaccinato al momento non potrò prender parte alla maggior parte dei tornei in calendario». Il perché è lo stesso serbo a spiegarlo: «Non sono contrario ai vaccini: non escludo di vaccinarmi contro il Covid in futuro, e capisco che a livello globale tutti stanno facendo un grande sforzo per gestire questo virus e mettere, si spera, una parola fine a questa situazione. Ma ho sempre sostenuto la libertà di decidere cosa mettere nel proprio corpo. Questo è più importante di qualsiasi titolo o altro». Djokovic, che tornerà in campo il 21 a Dubai, dove non è previsto l’obbligo vaccinale, figura iscritto anche a Indian Wells (10-20 marzo), torneo che ha chiarito che la partecipazione così come l’accesso all’Indian Wells Tennis Garden verranno concessi solo a fronte di «una prova valida di vaccinazione completa».

Djokovic non cede «Niente vaccino per poter giocare» (Stefano Semeraro, Il Secolo XIX)

«Non sono mai stato contro i vaccini. Ma ho sempre sostenuto la libertà di scegliere cosa introdurre nel mio corpo». Novak Djokovic è un’isola, il suo corpo la cittadella più protetta, la sua mente un governo che non ammette ingerenze. Lo ha ribadito in una intervista alla Bbc, la prima che ha concesso dopo l’espulsione dall’Australia che gli ha impedito di partecipare al primo Slam dell’anno. Non vuole vaccinarsi contro il Covid perché «non ha sufficienti informazioni» – mentre da piccolo ha ricevuto altri vaccini – per questo è disposto a pagare il prezzo più alto per un atleta: non giocare. Rinunciare anche al Roland Garros e a Wimbledon, se sarà necessario: «I princìpi che guidano le mie decisioni a proposito del mio corpo sono più importanti di qualsiasi vittoria». Vegano, salutista al limite del mistico, il campione serbo dopo le tante allergie e intolleranze che lo hanno frenato da giovane ha sempre inseguito la forma perfetta. Cambiare dieta e seguire uno schema prefissato per il sonno lo ha convinto che ogni variazione va studiata. E smentisce di aver in qualche modo provocato o strumentalizzato il suo secondo contagio, nello scorso dicembre. «Io cerco di mantenere una mente sempre aperta. E capisco bene che nel mondo tutti si stanno sforzando di gestire questo virus, sperando che finisca presto. Molti mi hanno criticato, ci sono teorie sul fatto che mi è convenuto contrarre il Covid, che sono stato fortunato. Ma contagiarsi non conviene e non è una fortuna per nessuno. Milioni di persone stanno lottando e soffrono per il Covid, non voglio che si pensi che ho cercato di usarlo a mio vantaggio per avere un Pcr positivo e giocare in Australia. Per me è stata molto dura, laggiù. Ho sbagliato, ma non intenzionalmente, a non dichiarare che ero stato in Spagna. E sono stato respinto perché il ministro dell’immigrazione mi ha ritenuto un potenziale pericolo, non perché ho violato qualche legge». Djokovic difende se stesso e soprattutto i propri princìpi, a costo di mettere a rischio il finale di carriera. Per qualcuno sta già pensando a un futuro in politica o a un ruolo da imprenditore di successo. Ha sempre trasmesso l’idea di essere un uomo con una missione. Anche se stavolta è quella sbagliata.

«Nemmeno per uno Slam mi vaccino» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

«Non sono un non vax, ma rinuncerei agli Slam piuttosto che essere costretto a vaccinarmi contro il Covid. Si, questo è il prezzo che sono disposto a pagare». Con questa clamorosa dichiarazione nell’intervista in esclusiva alla BBC, Novak Djokovic è pronto a battere un altro record dopo quello di numero 1 della classifica ATP Tour che sta tenendo complessivamente da 350 settimane ma che lascerà automaticamente il 26 febbraio a Daniil Medvedev se il russo vincerà il titolo nella stessa settimana ad Acapulco. A prescindere da come il 34enne serbo si comporterà al torneo di Dubai dal 21 febbraio, il primo stagionale, dalla coppa Davis di novembre a Madrid, e prima di un prolungato stop fino almeno a metà aprile se non addirittura fino a luglio a Wimbledon, il Major che a oggi potrebbe giocare con un tampone negativo. Quest’anno Nole ha saltato il primo Slam, a Melbourne, ed è già virtualmente escluso anche dai primi tre Masters 1000 del 2022, sul cemento Usa, a Indian Wells e Miami, e sulla terra europea, a Montecarlo, oltre che dal secondo Major, sul rosso di Parigi. Come in Australia, infatti, le regole anti Covid dei paesi delle prossime principali prove del circuito ATP prevedono l’obbligo di vaccino per gli atleti, o almeno, nel caso francese, la guarigione dal Covid da non più di 4 mesi. Il torneo di Montecarlo, che si disputa su territorio francese, rispetta le regole dettate dal presidente Macron, e ha informato il campione serbo – residente nel Principato – che, senza le necessarie dispense sanitarie, non ne accetterà l’iscrizione. Gli altri Masters 1000 sulla terra europea, Madrid e Roma che seguono a maggio, non si sono ancora pronunciati in merito ma, considerando che Parigi ha chiarito che nessuno potrà partecipare al Roland Garros dal 22 maggio se non è vaccinato, è ipotizzabile che si allineeranno. Nole può permettersi di lasciare tanto spazio ai rivali diretti? E riuscirà a tenere testa agli sponsor che premono sul manager, l’italiano Dodo Artaldi, e sui 30 milioni di dollari l’anno che gli versano? Anche se Novak ha confidato sempre alla BBC di sperare che le regole cambieranno nel prossimo futuro perché pensa «di poter giocare ancora per diversi anni», la sua immagine è in picchiata, forse in modo irrimediabile. Espulso dall’Australia, sulla sua testa pende la minaccia di un’esclusione per tre anni “down under” come per quelli cui è stato cancellato il visto. «Non mi piace che si pensi che abbia fatto qualcosa per ottenere un test positivo e alla fine andare in Australia. C’è stato un errore di dichiarazione del visto che non è stato commesso deliberatamente. Ma il motivo per cui sono stato espulso è perché il ministro dell’Immigrazione ha usato la sua discrezione per annullarmi il visto in base alla sua percezione che avrei potuto creare un sentimento anti-vax nel Paese, cosa con cui non sono d’accordo. Per me non è stato facile». Il campione, fierissimo rappresentante della sua Serbia, ha chiarito a suo modo: «Non sono contrario alle vaccinazioni, non escludo di vaccinarmi in futuro, e capisco che a livello globale, tutti stanno cercando di fare un grande sforzo per gestire questo virus e mettere, si spera, una parola fine a questa situazione. Ma per me la libertà di scegliere che cosa far entrare o no nel proprio corpo è essenziale. Il principio è capire che cosa è giusto e che cosa è sbagliato per ciascuno di noi. E io come atleta professionista di alto livello ho sempre controllato, studiato, verificato attentamente tutti gli integratori che assumo: tutto ciò che entra nel mio corpo come “carburante”. E, sulla base delle informazioni che ho raccolto, ho deciso per il momento di non ricevere il vaccino». E’ un no-vax oppure no? Ormai ha gettato la maschera.

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