Numeri: Alcaraz, la Top 20 è solo l'inizio. Opelka e quel record di aces non così lontano

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Numeri: Alcaraz, la Top 20 è solo l’inizio. Opelka e quel record di aces non così lontano

Il giovane spagnolo è assieme a Carreno Busta il tennista tra i Top 20 ad aver giocato meno tornei nelle ultime 52 settimane, ad eccezione di Nadal e Djokovic. Il bombardiere americano può mettere Karlovic nel mirino

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Carlos Alcaraz - Australian Open 2022 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

Torna l’appuntamento con “Numeri”, la rubrica di Ferruccio Roberti: ecco alcuni spunti tratti dalla settimana dal 14 al 20 febbraio del circuito ATP, quella che ha visto i trionfi di Alcaraz a Rio De Janeiro, Norrie a Delray Beach, Bautista Agut a Doha e Rublev a Marsiglia.

2065 – La dote di punti che ha permesso a Carlos Alcaraz di entrare per la prima volta nella top 20 del ranking ATP, un traguardo con ogni probabilità solo temporaneo per il nemmeno diciannovenne tennista spagnolo (compirà gli anni il prossimo 5 maggio). Una facile valutazione basata non solo sugli straordinari margini di crescita che la sua giovane età ancora gli consente sia in termini di perfezionamento tecnico dei fondamentali sia dal punto di vista dell’aiuto che la maggiore esperienza fuori e dentro al campo potrà dargli nel corso degli anni. Ma anche focalizzandosi nell’immediato altri progressi in classifica sono facilmente prevedibili per l’esiguo numero di punti che il tennista nativo di Murcia difende da qui a metà luglio, appena 448: citando solo i tornei più importanti, con due Slam e cinque Masters 1000 da poter giocare nei prossimi quattro mesi e mezzo per Alcaraz -nonostante più si salga in classifica, più sia difficile continuare a farlo- ci sono più che evidenti grandi possibilità di scalare ancora posizioni. Quanto lavoro ci sia dietro la sua esplosione a grandi livelli e come col suo staff Carlos si prefigga di arrivare ad essere vincente ad altissimo livello, lo si può evincere da vari particolari: uno di questi è che il giovane spagnolo, tra i primi 20, a parte i due over 30 Djokovic e Nadal, è assieme a Carreno Busta il tennista ad aver giocato meno tornei nelle ultime 52 settimane, appena 23. Una interessante testimonianza, questa, di una programmazione condivisa con un coach come Juan Carlos Ferrero -un professionista che sa benissimo sulla propria pelle quanto sia difficile arrivare ai vertici e, soprattutto, restarvi- che non intende bruciare le tappe, ma piuttosto vuole raggiungere un futuro costante ai vertici del tennis, tramite una presenza nel tour parsimoniosa. Carlos ha impresso un deciso balzo alla propria classifica con la vittoria ottenuta la scorsa settimana dell titolo all’ATP 500 di Rio, che gli ha permesso di guadagnare ben nove posizioni nel ranking. Il torneo carioca è per Alcaraz speciale: due anni fa, grazie a una wild card sapientemente offertagli dagli organizzatori -nel febbraio 2020 il giovane tennista spagnolo era 406 ATP, aveva conquistato solo due tornei a livello Futures e in tutto aveva vinto appena sette partite a livello Challenger- ha fatto l’esordio nel circuito maggiore. Un esordio brillante: Alcraz supera Albert Ramos dopo una maratona di oltre tre ora e mezza di partita. Quella vittoria così precoce e sorprendente non è stata un fuoco di paglia per la sua carriera: dopo la pausa forzata imposta dalla pandemia alla ripresa Carlos fa incetta di punti nei Challenger, vincendone tre (e raggiungendo una finale) e con questi risultati chiude la stagione al 141° posto. Nel 2021 nei primissimi mesi non raggiunge piazzamenti di particolare rilievo ma comunque ottiene segnali importanti di crescita come le prime vittorie contro giocatori nella top 30 ATP come Goffin e Ruud e la prima semifinale nel circuito maggiore, raggiunta a Maiorca nello scorso aprile. La classifica migliora sempre, pur senza impennate, tanto che quella successiva all’ultimo Wimbledon vede Alcaraz 73°. Con l’arrivo dell’estate la crescita dello spagnolo da costante diventa esponenziale: vince ad Umago il suo primo torneo ATP (senza dover superare alcun top 30) e poi, spostandosi sul cemento nord americano, a Winston Salem raggiunge la prima semifinale lontano dalla terra e allo US Open elimina Norrie e poi centra  la prima vittoria contro un top 10, Tsitsipas. Anche a livello indoor Carlos dimostra, piuttosto a sorpresa, di essere già a livello dei migliori, sconfiggendo due top ten (i nostri Berrettini a Vienna e Sinner a Bercy) e dominando le ATP Next Gen Finals giocate a Milano, nel corso delle quali perde un solo mini set. A Melbourne quest’anno si arrende al tie-break del quinto set al nostro numero 1, ma una volta tornato sulla superficie sulla quale è cresciuto tennisticamente, la terra battuta, ha trovato a Rio lo spunto per diventare il più giovane campione di un ATP 500 da quando nel 2009 è stata inventata questa categoria di tornei. Un titolo raggiunto impressionando per un tennis fatto di vigoria atletica e pesanti fondamentali, ma anche di varietà, tra smorzate e sapienti discese a rete per chiudere i punti: chiedere qualcosa a ottimi tennisti/campioni come Berrettini, Fognini e Schwartzman, incontrati e superati dal talento di Murcia negli atti finali del torneo di Rio. Si abusa spesso di questo termine, ma Alcaraz è un predestinato.

DI SEGUITO LA SECONDA PARTE DI “NUMERI” DEDICATA A REILLY OPELKA

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