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J. Vesely b. [1] N. Djokovic 6-4 2-6 6-4 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)
Il fulmine nel serenissimo cielo di Montecarlo si chiama Jiri Vesely: il 22enne ceco, ex numero 1 del mondo juniores (categoria in cui ha vinto Wimbledon nel 2011 e ottenuto una finale a New York nello stesso anno) che solo ieri era sotto 3-6 3-5 contro Gabashvili, gioca una partita da veterano, mostrando una tenuta mentale granitica per avere la meglio sul padrone del circuito Novak Djokovic, detentore del titolo conquistato lo scorso anno contro Tomas Berdych. Nel giorno in cui proprio Berdych perde a sorpresa contro Dzumhur, Vesely, che con l’attuale numero uno ceco si è allenato per anni condividendo il circolo, ottiene il successo più importante della propria carriera. Tre set di grande pathos, grazie anche alla rumorosa partecipazione del pubblico che adotta moralmente Vesely con il passare del tempo. Djokovic perde all’esordio in un torneo per la quinta volta negli ultimi sette anni (l’ultimo a batterlo in un primo incontro fu Grigor Dimitrov a Madrid nel 2013), e vede sfumare tutta una serie di strisce vincenti: erano 22 le vittorie consecutive in un Masters 1000 (l’ultima sconfitta a Cincinnati lo scorso anno, contro Federer), 14 quelle consecutive in assoluto (dopo il ritiro a cui è dovuto ricorrere a Dubai per i problemi all’occhio, contro Lopez). Erano invece undici le finali raggiunte in un Masters 1000 consecutivamente, da quella mancata a Shanghai nel 2014 (perse da Federer in semifinale), eccezion fatta per Madrid 2015 a cui non partecipò. Ma sopratutto, si arresta almeno momentaneamente un dominio che sembrava assoluto, e si apre del tutto la corsa al nuovo vincitore del torneo, per la probabilissima gioia di Rafael Nadal, che ha seguito le fasi finali del match dal bar dell’area stampa. Tuttavia, Djokovic resta sereno, come dice in conferenza stampa dopo l’incontro: “Questa sconfitta non cambierà i miei programmi, né disturba la mia fiducia“, pur ammettendo di essere incappato in una giornata più che storta, definendo la sua performance come”really poor”.
Primo set opaco a dir poco per Djokovic, che non trova contromisure alle bordate mancine dell’avversario: Vesely serve benissimo (un solo punto perso alla battuta nei primi quattro giochi) e sfrutta i rimbalzi lenti per preparare al meglio i piedi, prima di esplodere pallate da entrambi i lati. La prima scossa è del ceco, che strappa il servizio nel nono gioco costringendo l’avversario a sbagliare in difesa: già due game prima Djokovic aveva annullato una palla break con un servizio vincente. Nole sorride ironico quando va a sedersi una volta perso il primo set, uno dei peggiori in risposta da parecchi mesi a questa parte (nessuna palla break ottenuta), ma si rialza centrato e determinato: è lui a prendere in mano il secondo parziale, infilando una serie di quattro giochi consecutivi dal 2-2, grazie sopratutto ad una ritrovata profondità dei suoi fendenti, già dalla ribattuta. Vesely, il cui completino fluorescente emana un riverbero che dà fastidio anche agli spettatori seduti più in alto (se non in sala stampa, nel punto più in alto in assoluto) resetta subito, ma spreca un’occasione dorata, restituendo immediatamente il turno di servizio ottenuto in avvio di terzo set: in occasione di entrambi i break, il penultimo punto è uno smash in rete di chi è al servizio. Il pubblico fa fatica a eleggere un vero beniamino, ed è uno spettacolo nello spettacolo ascoltare il tripudio per qualsiasi punto, a prescindere da chi se lo aggiudica (“Senza di voi avrei perso!” dirà Vesely a fine partita): Djokovic si distrae (“Giocare qui, che è dove risiedo, mi mette sempre un pizzico di pressione in più”) e cede per la seconda volta in fila il servizio, complice un’ottima tenuta da fondo di Vesely, insolitamente paziente considerato il suo stile di gioco abituale. Il giovane ceco ruggisce a decibel spianati sull’ace con cui sale 4-2 e non inciampa fino ad avere addirittura un matchpoint con Djokovic al servizio, ma il serbo l’annulla con una splendida manovra da fondo, che culmina in una bella volée alta di rovescio. Il verdetto è rimandato di un gioco, Vesely non trema e anzi forza ad ogni colpo, fino a inseguire con lo sguardo l’ultimo dritto di Djokovic che termina in corridoio.
Emozionatissimo Vesely nell’intervista a caldo postpartita: “Ho voglia di piangere e ridere allo stesso momento, sono emozioni indescrivibili. Nel secondo set ho perso tre volte di fila il servizio, è la vittoria più grande della mia vita. So che Novak non ha giocato al meglio, all’inizio tifavano tutti per lui, poi hanno visto che giocavo bene e hanno cominciato a sostenermi, questo mi ha dato entusiasmo“.