Da Mecir a Hrbaty passando per... Hingis: alla NTC Arena rivive la tradizione del tennis slovacco

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Da Mecir a Hrbaty passando per… Hingis: alla NTC Arena rivive la tradizione del tennis slovacco

I fasti della finale di Davis del 2005 sono lontani, ma la storia tennistica del paese di Bratislava merita rispetto: alcune foto all’interno della NTC Arena

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LA NTC Arena di Bratislava (Foto Ubitennis)
LA NTC Arena di Bratislava (Foto Ubitennis)
 

La NTC Arena di Bratislava, teatro dello scontro di Coppa Davis tra Italia e Slovacchia che andrà in scena domani e sabato, è il fulcro dell’attività tennistica della Slovacchia. L’arena indoor di Bratislava, che è stata inaugurata nel 2003 e ha una capienza di 4500 spettatori, è la tradizionale sede degli incontri di Davis della nazionale slovacca e ha ospitato nel 2005 la finalissima che i padroni di casa persero contro la Croazia di Ancic e Ljubicic. Nelle pareti al suo interno è presente una galleria di gigantografie dei principali protagonisti della storia del tennis di questo paese: grazie al contributo fotografico del direttore Ubaldo Scanagatta, arrivato oggi pomeriggio a Bratislava per seguire la Nazionale di Davis, facciamo allora un viaggio nella tradizione tennistica della Slovacchia.

Miloslav Mecir vinse la medaglia d'oro nel singolare maschile alle Olimpiadi di Seul 1998 (foto Ubitennis)
Miloslav Mecir vinse la medaglia d’oro nel singolare maschile alle Olimpiadi di Seul 1998 (foto Ubitennis)

E partiamo inevitabilmente dal “gattone” Miloslav Mecir, definito con questo appellativo dal maestro Gianni Clerici. Il nativo di Bojnice (città situata sulle rive del fiume Nitra) venne così descritto dallo scriba per via della sua apparente poca mobilità che non gli impediva però (appunto per questo era apparente) di sorprendere costantemente il proprio avversario grazie ad un fenomenale timing anticipato sulla palla. Uno dei suoi maggiori punti di forza era il rovescio incrociato piatto con il quale riusciva a generare degli angoli molto acuti ed insidiosi, tant’è che dava il meglio di sé in fase difensiva quando fronteggiava un giocatore in continua proiezione verso la rete; invece soffriva terribilmente i tennisti potenti e aggressivi da fondo come Ivan Lendl. Proprio il ceco fu il carnefice di Mecir nelle sue due finali Slam disputate in carriera, vinte da Terminator entrambe in tre set nel 1986 a New York e nel 1989 in Australia. Pur non arrivando mai alla conquista di un Major, può vantare un signor palmares: due medaglie olimpiche (oro in singolare e bronzo in doppio a Seul 1988); la World Team Cup con la Cecoslovacchia (competizione per squadre nazionali che si è svolta a Dusseldorf dal 1978 al 2012); e il Masters di fine anno di doppio, in coppia con Tomas Smid nel 1987. Il tutto confezionato dallo stesso best ranking fatto registrare sia in singolare che in doppio (N.4). Si ritirò a soli 26 anni (come Bjorn Borg), per via di un problema cronico alla schiena. Dopo aver appeso la racchetta al chiodo ha continuato a fare la storia del tennis slovacco: Mecir è stato capitano di Coppa Davis dal 1994 al 2017, portando la sua nazione all’unica finale di Davis mai raggiunta, nel 2005.

Karol Kucera arrivò in semifinale all'Australian Open 1998 (foto Ubitennis)
Karol Kucera arrivò in semifinale all’Australian Open 1998 (foto Ubitennis)

Un altro interprete di rilievo del tennis slovacco è stato senza ombra di dubbio Karol Kucera. Il classe 1974, nato proprio a Bratislava, ottenne il suo miglior piazzamento nel 1998 (sicuramente la miglior stagione della carriera, nella quale vinse due dei suoi sei titoli ATP a Sydney e New Haven) con la sesta posizione mondiale; nello stesso anno raggiunse anche la semifinale dell’Australian Open (venne superato in 4 set dal futuro vincitore del torneo Petr Korda). Kucera èstato anche uno dei componenti del quartetto finalista di Davis nel 2005; insieme a Dominik Hrbaty, Michal Mertinak e Karol Beck. In quell’anno, la squadra capitanata da Mecir sfruttò il fattore campo della NTC Arena per compiere una cavalcata epica, eliminando la Spagna, l’Olanda e l’Argentina (sempre con vittorie per 4-1) prima di capitolare in casa contro la Croazia. Nell’incontro giocato tra il 2 e il 4 dicembre 2005, Ivan Ljubicic battè Kucera (6-3 6-4 6-3), poi Dominik Hrbaty – altro ottimo giocatore slovacco, in grado di arrivare al numero 12 ATP – fece 1-1 battendo Mario Ancic (7-6 6-4 6-7 6-4). Il doppio però sorrise ai croati, con Ancic e Ljubicic che batterono Hrbaty e Mertinak (7-6 6-3 7-6). Hrbaty battè eroicamente Ljubicic nel terzo singolare in una battaglia di cinque set (4-6 6-3 6-4 3-6 6-4) ma nell’ultimo e decisivo incontro fu Mario Ancic a rivelarsi decisivo sconfiggendo Mertinak (7-6 6-3 6-4).

 
La Slovacchia finalista in Davis nel 2005: da sinistra Mertinak, capitan Mecir, Beck, Kucera e Hrbaty
La Slovacchia finalista in Davis nel 2005: da sinistra Mertinak, capitan Mecir, Beck, Kucera e Hrbaty

Anche al femminile, non sono mancate tenniste di alto profilo; basti pensare a Dominika Cibulkova. Dominika, anche lei nata nella capitale slovacca, può vantare nella sua carriera un best ranking al N.4 della classifica WTA, oltre ad una finale nello Slam Down Under del 2014 e soprattutto il titolo di maestra ottenuto nelle WTA Finals 2016 di Singapore (in finale su Angelique Kerber). Grazie a questo successo, detiene un record assieme a Serena Williams, Maria Sharapova e Petra Kvitova: queste quattro giocatrici, infatti, solo le uniche ad essersi guadagnate il titolo di maestre di fine anno alla loro prima partecipazione nel torneo. Concludiamo questo excursus nelle origini della Slovacchia tennistica con una piccola eccezione; Martina Hingis. Infatti, la 42enne naturalizzata svizzera è in realtà nata nella città slovacca di Kosice (seconda città più popolosa del Paese dopo la capitale). Martina raggiunse il suo acme tennistico nel periodo di transizione tra il tramonto dell’era Graf ed il futuro avvento delle sorelle Williams. Nel 1997 con il trionfo all’England Club, fu la più giovane tennista (16 anni) a vincere Wimbledon e contestualmente ad ottenere il trono del tennis femminile mondiale. Inoltre sfiorò il Grande Slam nel 1997, ma gli sfuggì il Roland Garros per mano di Iva Majoli; tra l’altro l’Open di Francia fu l’unico Major che non riuscì a conquistare impendendole di compiere il Career Grand Slam visto che ri-perse a Parigi anche nel 1999 da Steffi Graf. Nonostante ciò, Martina può esporre nella propria bacheca 5 titoli Slam in singolare, ben 13 in doppio (dove ne ha vinti soltanto 5 all’Happy Slam; in questa specialità così come in quella del doppio misto ha invece completato il Career Grand Slam) e 7 anche nel doppio misto per non farsi mancare proprio nulla. E’ stata n.1 anche in doppio, dove si è messa al collo l’argento a Rio de Janeiro 2016. Pose fine alla sua carriera una prima volta nel 2003, ostacolata da diversi infortuni ma soprattutto schiacciata dalle enormi aspettative e pressioni psicologiche dovute ai grandi risultati ottenuti già in età precoce; ritornò sui suoi passi nel 2005 per poi annunciare il suo ritiro definitivo nel 2007 a soli 27 anni. Successivamente, ricominciò con l’attività agonistica nel 2013 (anno in cui è stata inserita nella ITHF), dedicandosi però solo al doppio e al doppio misto. Chiuse anche con queste specialità nel 2017.

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David Haggerty (ITF): “La nuova formula della Coppa Davis funziona”

Nonostante la fine del contratto con Kosmos per la gestione della Coppa Davis, il presidente dell’ITF David Haggerty ribadisce che la nuova formula per la competizione a squadre è la scelta vincente

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David Haggerty - Finali Coppa Davis 2019 (photo by Diego Souto / Kosmos Tennis)

Presente a Nizza per la presentazione della Hopman Cup che si svolgerà a luglio nella settimana che segue Wimbledon, il presidente dell’International Tennis Federation (ITF) David Haggerty ha ribadito che la tanto criticata nuova formula della Coppa Davis “ha funzionato”.

A gennaio, l’ITF si è trovata costretta a riprendere il controllo dell’organizzazione dell’evento, ponendo fine alla collaborazione con Kosmos, il gruppo di investimento presieduto dal calciatore spagnolo Gerard Piqué, iniziato nel 2018 e che doveva durare ben 25 anni. Sulle ragioni della fine della partnership, ne abbiamo parlato in questo articolo.

Con l’arrivo di Kosmos nel 2018, la formula della competizione a squadre più antica della storia dello sport era stata modificata con il consenso dell’ITF. Le tradizionali partite in casa o in trasferta sono state abbandonate a favore di fasi giocate in un unico luogo. Questo nuovo sistema ha faticato a convincere giocatori e tifosi e continua a far discutere.

 

La fine della collaborazione aveva fatto sperare le tante voci contrarie su un possibile “ritorno al passato” o, quantomeno a una ridefinizione dell’attuale formula. Haggerty però sembra convinto: “Abbiamo un modello che funziona”, anche se “continuiamo a lavorare per migliorare il format”.

Ricordiamo che, dopo un primo turno eliminatorio che si è giocato all’inizio di questo febbraio, 12 nazioni si sono qualificate (Cile, Corea del Sud, Croazia, Francia, Finlandia, Gran Bretagna, Olanda, Repubblica Ceca, Serbia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera) per una fase a gironi che si giocherà dal 12 al 17 settembre in quattro città diverse (delle quali ancora non si conosce il nome, però ci rivediamo a Bologna), a cui parteciperanno anche Italia, Spagna, Australia e Canada, ammesse senza passare dalle qualificazioni. Gran finale con la fase a eliminazione diretta a Malaga dal 21 al 26 novembre.

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Coppa Davis, sorteggiati i tie dei World Group. Ma cosa succederà nel 2024?

Ecco tutti gli accoppiamenti delle sfide di settembre dei due gruppi mondiali. Le vincitrici del World Group I giocheranno le qualificazioni per le Finals 2024

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Coppa Davis a Montreal (foto Ubitennis)

Mattinata dedicata ai sorteggi quella di giovedì negli uffici dell’ITF a Londra. 48 sono stati i nomi delle nazioni estratti dall’urna per 24 sfide settembrine con il tradizionale formato casa-trasferta con cinque incontri individuali (rubber) al meglio dei meno tradizionali tre set. Il tutto su due giorni, anche se in realtà sono complessivamente tre perché la squadra di casa può scegliere se giocare venerdì e sabato oppure sabato e domenica. Il weekend sarà naturalmente quello del 15-17 settembre, dunque la settimana successiva allo US Open.

Ai tie validi per il World Group I prenderanno parte le 12 nazioni uscite sconfitte dalle qualificazioni disputate lo scorso fine settimana e le 12 vincitrici dei playoff del Gruppo I, con il sorteggio che ha tenuto conto del ranking ITF. Le vincenti di settembre, leggiamo nel comunicato della Federazione Internazionale, saranno ammesse ai Qualifiers del febbraio 2024, validi per guadagnarsi la possibilità di disputare le Finals. Eravamo però rimasti, dopo la rottura fra Kosmos e ITF, che il format non sarebbe cambiato… per quest’anno. Ci stanno dicendo che questa formula verrà confermata?

Perché, tralasciando (si fa per dire) il fallimento della collaborazione con il gruppo di Piqué e i cambi in corsa delle ultime edizioni, la parte del comunicato in cui quelli dell’ITF si dicevano “concentrati sulla crescita futura della più ampia competizione sportiva annuale a squadre” faceva presagire un nuovo cambiamento. Lo scopriremo, abbiamo quasi un’intera stagione davanti prima che sia battuta la prima palla del prossimo tie. Vediamoli, allora, questi abbinamenti, tenendo presente che la nazione con la (c) ha la scelta del campo (l’asterisco significa che tale prerogativa è stata sorteggiata) e i numeri indicano la testa di serie.

 

World Group I

Bosnia ed Erzegovina (c)* vs Germania (1)
Bulgaria (c)* vs Kazakistan (2)
Belgio (3) (c)* vs Uzbekistan
Argentina (4) (c)* vs Lituania
Ucraina (c)* vs Colombia (5)
Ungheria (6) (c)* vs Turchia
Israele (c) vs Giappone (7)
Austria (8) (c) vs Portogallo
Grecia (c)* vs Slovacchia (9)
Perù (c)* vs Norvegia ((10)
Romania (11) (c)* vs Taiwan
Danimarca (c)* vs Brasile (12)

Dodici sono i tie anche per il World Group II. Nell’urna, le perdenti dei playoff di cui sopra e le vincitrici dei playoff del Gruppo II. Le vincitrici delle sfide elencate qui sotto e le perdenti di quelle sopra giocheranno i playoff 2024 del Gruppo I.

World Group II

Monaco (c)* vs Ecuador (1)
India (2) (c)* vs Marocco
Nuova Zelanda (3) (c) vs Thailandia
Messico (4) (c)* vs Cina
Pakistan (5) (c)* vs Indonesia
Uruguay (6) (c)* vs Egitto
Libano (7) (c)* vs Giamaica
Slovenia (8) (c)* vs Lussemburgo
Georgia (c)* vs Tunisia (9)
El Salvador (10) (c)* vs Irlanda
Hong Kong (11) (c)* vs Lettonia
Polonia (12) (c)* vs Barbados

L’ultima informazione è che Pakistan e Uruguay sono pari nel ranking, per cui le rispettive teste di serie son state assegnate tirando una moneta – o con il sistema che sono soliti usare negli uffici dell’ITF.

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Coppa Davis

Giudicelli, vicepresidente ITF: “Mahut è un ignorante, ormai può andare in pensione”

L’ex Presidente della Federtennis francese replica duramente a Nicolas Mahut, che di recente aveva criticato il format che la Coppa Davis ha assunto dal 2019

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Nicolas Mahut - Queen's 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)

L’ultimo weekend di tennis andato in archivio ha regalato agli appassionati tante belle storie, a cominciare dall’inaspettato trionfo a Lione di Alycia Parks, che non nasconde le sue ambizioni e aspira alla top10 entro fine anno. Nell’altro torneo in programma a livello WTA Zhu Lin ha vinto in Thailandia il primo titolo in carriera, lei che è reduce dalla sorprendente campagna australiana. Anche la 29enne cinese sta contribuendo e non poco alla lenta ma costante rinascita del tennis cinese, con tante ragazze pronte a lasciare il segno.

Il circuito ATP si è invece fermato per una settimana, lasciando spazio alle qualificazioni di Coppa Davis (qui le 16 squadre qualificate per la fase a gironi di metà settembre), che hanno visto tanti pronostici rispettati ma anche qualcuno ribaltato. Un esempio sono le inattese vittorie di Finlandia, che per la prima volta nella sua storia parteciperà alle Finals, così come quella della Svizzera, capace di ribaltare la Germania di uno spento Zverev.

Tra le 16 qualificate a settembre ci sarà anche l’eclettica Francia, che ha faticato molto più del previsto contro l’Ungheria, prevalendo 3-2 al match decisivo. Contando che Fucsovics, numero uno ungherese, ha perso (da favorito) entrambi i suoi match di singolare, lo smacco per i transalpini era davvero dietro l’angolo. Una delle due partite perse è stato il doppio, dove i francesi sulla carta partivano decisamente più avanti rispetto a Marozsan/Valkusz, capaci però di imporsi in due set su Rinderknech/Mahut.

 

Proprio quest’ultimo è stato preso di mira da Bernard Giudicelli, attuale vicepresidente della ITF ed ex presidente della Federtennis francese, che lo ha invitato ad andare in pensione. Tra i due non è mai corso buon sangue, come dimostra un’intervista, questa volta da parte del tennista transalpino, in cui non vedeva di buon occhio l’elezione di Giudicelli alla presidenza della Federazione del suo paese.

Il motivo del nuovo battibecco tra i due risiede questa volta proprio nella Coppa Davis. Mahut non ha mai nascosto le sue perplessità riguardo al nuovo format (quello in vigore dal 2019), mentre la FFT – nella figura di Giudicelli – si è sempre detta favorevole al cambiamento. “Abbiamo buttato via quattro anni. Bernard sa che cosa penso delle sue decisioni da vicepresidente dell’ITF e presidente della FFT: ha grandi responsabilità per questo fiasco, ma vedo che non si mette in discussione – aveva dichiarato a L’Équipe il 41enne di Angers.

La risposta di Giudicelli non è tardata ad arrivare e, intercettato da Tennis Actu, l’ex presidente della FFT non le ha mandare a dire: Nicolas Mahut è un ignorante. Non sarà un giocatore di 41 anni a spiegare oggi ad un giocatore di 20 o 22 anni come dovranno funzionare le cose. Ormai va bene per la pensione.

L’intervento di Guidicelli si poi concentrato anche sul weekend di Davis appena trascorso, visto in modo più che positivo: “Ero in Finlandia e lì c’era un’atmosfera eccezionale. Nonostante sia un piccolo paese, con poco più di cinque milioni di abitanti, c’erano circa 5000 persone al giorno a seguire l’evento, cioè quasi 10.000 spettatori nei due giorni di competizione. È stato un evento vero e proprio, organizzato alla perfezione dalla Federazione finlandese”.

La Finlandia sarà tra le 16 nazioni che, a settembre, si giocheranno l’accesso alle Davis Cup Finals di Malaga, anche se ancora non sono note le città che a settembre ospiteranno le fasi a gironi. Oltre a Bologna, infatti, al momento sono da stabilire le altre tre sedi, come confermato dal vicepresidente dell’ITF: Non sappiamo ancora quali città ospiteranno i gironi a settembre.

Dalla nuova formula, secondo Giudicelli, non si può più scappare, con buona pace di chi la pensa diversamente: “Ormai non si può più tornare indietro. Mahut ha detto che abbiamo perso quattro anni? Lui è uno che parla senza sapere. Non abbiamo perso proprio niente, anzi, abbiamo salvato la Coppa Davis. Il format antico, quello in vigore fino al 2018, non funzionava più perché, semplicemente, non attirava più i migliori giocatori”.

Ancora Giudicelli: “Gli sponsor principali avevano detto che non avrebbero rinnovato i contratti. Non abbiamo sprecato quattro anni, abbiamo trovato un nuovo sistema che garantisce un pubblico eccezionale anche per le qualificazioni: basta guardare a quello che è successo in Grecia. Grecia e Ecuador non sono nazioni con una grande storia tennistica, eppure hanno generato grande entusiasmo perché c’erano giocatori forti. Mahut è un ignorante, può andare in pensione e magari diventare un giornalista. Avrebbe così l’opportunità di fare diverse critiche, cosa che tra l’altro gli riesce piuttosto bene”.

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