Da Berrettini a Musetti l'Italtennis scopre i dubbi (Giammò). Italia, ora lo scatto (Azzolini). Super Hurkacz, Medvedev ko. E il numero 1 resta Djokovic (Cocchi)

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Da Berrettini a Musetti l’Italtennis scopre i dubbi (Giammò). Italia, ora lo scatto (Azzolini). Super Hurkacz, Medvedev ko. E il numero 1 resta Djokovic (Cocchi)

La rassegna stampa di venerdì 1 aprile 2022

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Da Berrettini a Musetti l’Italtennis scopre i dubbi (Ronald Giammò, La Gazzetta dello Sport)

È un bilancio a due facce quello del tennis italiano al termine di questo primo terzo di stagione. Sulla scia di un 2021 chiusosi all’insegna di ottimi risultati (due azzurri in Top 10, la profondità del movimento, e una qualità già di per sé alta impreziosita da un’anagrafe assai giovane), il 2022 si è aperto con la semifinale centrata da Matteo Berrettini in Australia e dai quarti raggiunti nello stesso torneo da Jannik Sinner. I due mesi successivi, quelli dedicati allo swing sul cemento salvo rare incursioni sul rosso, hanno offerto risposte solo parzialmente in linea con quanto raccolto nel primo Slam, lasciando in eredità domande e dubbi che la primavera si premurerà di sciogliere. «E’ stato un momento che va ad inserirsi in un contesto più ampio – sottolinea Umberto Rianna, responsabile del progetto Over 18 della Federtennis – in cui si sono manifestate difficoltà preventivabili unite ad altre che invece fanno parte di un progetto di crescita». I dubbi maggiori riguardano Matteo Berrettini. L’operazione alla mano destra dei giorni scorsi è l’ultimo infortunio subito dall’attuale n. 6 del mondo. «E’ un problema che aveva già avvertito a Indian Wells – racconta Rianna – Si pensava non fosse nulla di grave e invece durante una volée di rovescio ha sentito una fitta». Dopo quanto di buono fatto dal romano lo scorso anno in primavera con la vittoria a Belgrado, la finale a Madrid, i quarti di Parigi e gli exploit sui campi in erba inglese del Queen’s e di Wimbledon, la paura è che Berrettini non riesca a difendere tutti i punti da lui conquistati. Da qui l’apprensione con cui si guarda adesso ai suoi tempi di recupero: «Tra 7-8 giorni toglierà il bendaggio alla mano destra, effettuerà una visita di controllo e capiremo meglio il quadro della situazione». Diverso il discorso relativo alla vescica che ha messo fuori gioco Sinner. La finale da lui raggiunta lo scorso anno a Miami, così come i quarti di quest’anno, sono risultati che il tennis italiano non aveva mai centrato in Florida. Una trasferta, quella oltre oceano, che lo stesso Rianna giudica storicamente «tra le più difficili peri giocatori europei». Le valutazioni sulle prestazioni offerte dagli altri azzurri vanno considerate caso per caso. Sonego e Musetti, ad esempio, in questa stagione non sono mai andati oltre i sedicesimi. Sonego, per Rianna, menta un discorso a parte: «E’ un giocatore dal background unico. Non ha esperienza juniores e a 19 anni aveva giocato pochissime partite. A Bratislava era alla sua seconda convocazione in Davis dopo quella di Torino, dove aveva accusato un po’ di pressione, ma in Sudamerica ha giocato bene e ha dimostrato di sapersi riprendere». A Bratislava fu Lorenzo Musetti a prendersi la scena, un giocatore, il carrarese, dotato «di un tennis che ha bisogno di tempo per strutturarsi. Mentalmente ha dimostrato di saper vivere molto bene le pressioni a cui era esposto in Slovacchia. Negli Stati Uniti le condizioni erano più impegnative e con un livello che si sta sempre più equilibrando, è difficile pensare di far bene se non si è in perfetta forma», ha concluso Rianna. […]

Italia, ora lo scatto (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Coperto dalla maglietta, l’urlaccio di Fognini era rivolto a tutto ciò che, nella giornata grigia di Miami, si è posto di traverso ai buoni propositi di raggiungere la quarta finale dell’anno, in coppia con l’amico Simone Bolelli, 36 anni ben portati, di fatto il miglior doppista in ambito nazionale. Troppo introdotto nel tennis, il Fognini, e certo disposto all’autocritica, per non sapere che, se l’urlo era un messaggio, una delle sue destinazioni finali sarebbe statala stessa coppia azzurra, ieri un po’ assente (all’inizio) e un po’ scombiccherata (in alcuni passaggi che poi si sono rivelati decisivi), per dare seguito a ciò che la logica dava per scontato. E cioè la vittoria di Fabio e Simone su Skupsky e Koolhof, teste di serie numero sei, ma per valori tecnici decisamente meno forti della nostra coppia. Cosi non è stato, e dunque un po’ di “mea culpa” stavolta ci sta. I due italiani hanno consegnato il primo set quasi senza colpo ferire, ma si sono ritrovati per strada, dopo aver rimediato a una palla break nel primo game della seconda frazione, con Fognini alla battuta. Sono cresciuti nella parte centrale e finale del set, producendosi nei colpi più emozionanti della giornata. Buone sensazioni disperse, ahinoi, nel super tie break decisivo, nel quale Fabio e Simone sono partiti avanti di un mini break e subito ne hanno consegnati due. Un vantaggio che la coppia anglo olandese non ha più ceduto. Con la sconfitta del doppio, l’Italia è ufficialmente fuori dal Sunshine Double americano di marzo. Abbiamo ottenuto due ottavi in singolare a Indian Wells, e un quarto di finale a Miami, con una semifinale in doppio. Un bottino importante per una trasferta tra le più sfigate del nostro tennis. Un ritiro in California (Sinner, influenza) e due in Florida (Berrettini, poi operato alla mano destra, e di nuovo Sinner, per una vescica che gli ha impedito di raggiungere una semifinale che sembrava scontata, oltre che meritata). Resta la sensazione che, al netto della sfortuna, i nostri tennisti viaggino ormai su valori alti. La sfida, ora, è riaverli quanto prima abili e arruolati. Resta, anche, la convinzione che così proseguendo, Fognini e Bolelli li rivedremo tra le otto coppie delle Finals di Torino, seconda edizione… La race del singolare, invece, pone Berrettini al numero 8, in una posizione relativamente tranquilla, visto l’incalzare ravvicinato degli inseguitori. Bautista Agut a soli 10 punti, Shapovalov a 15, Norrie a 25. E certo ne approfitteranno nelle prossime settimane, che vedranno Matteo fermo per l’intervento alla mano. Il dodicesimo è Sinner (801) punti). Servirà uno scatto nella parte centrale della stagione. Lo sanno bene anche Matteo e Jannik. 

Super Hurkacz, Medvedev ko. E il numero 1 resta Djokovic (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Ha grattato, ma non ha vinto niente. «Ritenta, sarai più fortunato» . Il rapporto — tra Daniil Medvedev e il numero 1 al mondo è un po’ così, sfuggente. Si prendono e poi si lasciano mentre Novak Djokovic se ne sta comodo sul suo trono ad assistere allo psicodramma del pretendente russo. Ci va Hubert Hurkacz in semifinale al Masters 1000 di Miami, proseguendo la sua corsa verso la difesa del titolo conquistato nel 2021 battendo in finale Jannik Sinner. Un Hurkacz centratissimo, che ha concesso il minimo a un Medvedev entrato in campo in condizioni fisiche precarie. Probabilmente un virus allo stomaco o un colpo di calore per lui, completamente scarico di energie soprattutto nel finale, quando ha ceduto battuta e match per 7-6 (7) 6-3. Djokovic, che dopo l’espulsione dall’Australia ha giocato soltanto un torneo, a Dubai, fermandosi al quarti e perdendo il numero 1 proprio a vantaggio di Medvedev, è pronto a rientrare per lo swing sul rosso. Un’occasione ghiotta di accumulare punti già da Montecarlo dove sarà assente Rafa Nadal, alle prese con la frattura al costato rimediata a Indian Wells nella semifinale contro Alcaraz. Nole, che non ha potuto partecipare ai due Masters 1000 sul cemento americano perché non vaccinato, arriverà su tappeto rosso del Principato, la sua ex casa, con vantaggio minimo su Medvedev, di appena 10 punti. Lì la battaglia continuerà con Daniil che deve difendere 180 punti e il serbo appena 90. Un duello che privilegia il serbo, molto più agio sulla lenta terra di quanto non lo sia mai stato Medvedev.

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