Rullo Swiatek, Osaka travolta. Alcaraz-Ruud assalto finale (Crivelli). Il piccolo principe Alcaraz «Ho pensato al nonno» (Giammò). Medvedev fuori per 2 mesi (Bertellino)

Rassegna stampa

Rullo Swiatek, Osaka travolta. Alcaraz-Ruud assalto finale (Crivelli). Il piccolo principe Alcaraz «Ho pensato al nonno» (Giammò). Medvedev fuori per 2 mesi (Bertellino)

La rassegna stampa di domenica 3 aprile 2022

Pubblicato

il

Rullo Swiatek, Osaka travolta. Alcaraz-Ruud assalto finale (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un ciclone al vertice. Iga Swiatek battezza il numero uno che da lunedì accompagnerà il suo nome in classifica travolgendo la Osaka e cingendo la corona di più forte anche a Miami, diventando così la prima giocatrice della storia a conquistare tutti e tre i Masters 1000 di inizio stagione (si era imposta già a Doha e a Indian Wells). È arrivata lassù con il ritiro improvviso della Barty, ma sta meritando il ruolo di nuova regina attraverso numeri pazzeschi, destinati almeno sulla carta a caratterizzare un lungo regno: la polacca nel 2022 ha vinto 26 partite su 29, comprese le ultime 17. La Swiatek ha anche portato a casa gli ultimi 20 set giocati, e dopo aver perso la prima finale in carriera nel 2019 a Lugano, ha dominato le sei successive concedendo appena 20 game in tutto. Quattro li ha conquistati ieri la Osaka, che è rimasta In partita per 50 minuti fino al 4-4 del primo set e poi non ha più potuto contrastare il ritmo e le traiettorie di Iga, perché nelle gambe e nelle braccia non ha ancora la condizione e il gioco dei tempi d’oro. Ma il ritorno alla massima competitività della giapponese va salutato con gioia dopo 9 mesi tormentatissimi, e anche la vincitrice lo ha voluto sottolineare: «Spero possa nascere una grande rivalità, lei è stata fonte di ispirazione per me. Sono molto contenta del mio momento, ma il pensiero va a chi soffre in Ucraina». Se il torneo femminile non esce dal solco del pronostico, quello maschile stasera alle sette italiane porterà sul trono della Florida un nuovo re: tanto Alcaraz quanto Ruud, infatti, non hanno mai giocato la finale di un Masters 1000. Certo, il giovane spagnolo continua ad impressionare e a macinare record: a 18 anni e 333 giorni è il quarto più giovane finalista in un 1000 dopo Chang, Nadal e Gasquet. Ma è anche l’unico giocatore ad aver raggiunto almeno le semifinali a Indian Wells e a Miami a 18 anni: Nadal, Djokovic, Murray e Agassi ci riuscirono a 19. A prendere gli occhi, dello spagnolo, sono la straordinaria completezza e l’incredibile lucidità nella lettura delle diverse situazioni tattiche: spinge da fondo, scende a rete, usa la palla corta e in semifinale, dopo che per un set non ha trovato contromisure al servizio del polacco, ha cambiato posizione nei game di risposta, allontanandosi dalla riga di fondo per mettere comunque la palla dall’altra parte della rete e far scambiare il rivale. Il segreto? Pare risieda nei consigli del nonno: «Mi dice sempre che nel momenti di difficoltà contano le tre “C”: cabeza (testa), corazon (cuore) e cojones (attributi). La semifinale persa a Indian Wells contro Nadal è stata molto importante, perché mi ha insegnato come affrontare queste partite». Un predestinato, ma la finale contro il norvegese nasconde mille insidie, non solo mentali. Ruud sembrava competitivo solo sulla terra e invece affronta la partita fin qui più importante della carriera sul cemento. E come il robottino spagnolo, rimanda dall’altra parte sempre una palla In più: «Forse il mio gioco si adatta di più al rosso, ma dagli ottavi in Australia di un anno fa mi sono reso conto di poter avere un buon livello anche sul veloce».

Il piccolo principe Alcaraz «Ho pensato al nonno» (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Predestinato è parola da usare con cautela. Sono tanti i giocatori che sono rimasti schiacciati sotto il suo peso. Carlos Alcaraz sembra però avere tutti i requisiti necessari per sostenerlo. Di più: è un peso, quelle delle aspettative, che accompagna questo diciottenne da cui lui pare trarre linfa e carburante. Non ha mai tradito e, risultati alla mano, costringe gli addetti ai lavori a rimodulare continuamente tanto i giudizi che lo accompagnano quanta la mappa futura di un tennis di cui oggi lo spagnolo appare futuro padrone. L’ultimo risultato piantato da Alcaraz sulla strada verso la vetta è la finale del Masters 1000 di Miami che, a 18 anni e 333 giorni, fa di lui il quarto più giovane finalista in un Masters 1000 dopo Michael Chang, Rafa Nadal e Richard Gasquet. E’ un nome che ricorre spesso, quello di Nadal, nella carriera del giovane nativo di Murcia. Ma se gioco, crescita e carriera per lui sono ancora tutte da definire, una cosa di sicuro lo accomuna al maiorchino: l’esser nato in una famiglia di sportivi, l’aver visto coltivati in casa i giusti valori. Il che non è sinonimo di successo, ma aiuta nella maturazione e nel comprendere che se si vuol far coincidere passione e lavoro occorre mettere la dedizione al servizio del talento. Il ragazzo ha dimostrato di saper guardare alle proprie radici per cercare l’ispirazione necessaria per superare i momenti critici vissuti in campo: «Mio nonno – ha dichiarato Alcaraz al temine della semifinale vinta contro Hurkacz – diceva di tenere sempre a mente le tre “C”nei momenti di diffïcoltà: cabeza (testa), corazòn (cuore) e c…aparbietà». A Casper Ruud il compito di verificare la bontà del consiglio.

Medvedev fuori per 2 mesi (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Non c’è pace per i big del circuito. Ieri è toccato a Daniil Medvedev, che avevamo visto piegato nel finale di partita a Miami contro Hurkacz, annunciare che starà fuori per uno o due mesi a causa di un’operazione alla quale dovrà sottoporsi. Dichiarazione arrivata tramite il proprio profilo Instagram: «Negli ultimi mesi ho dovuto giocare con una piccola ernia. Insieme con il mio team abbiamo deciso di operare. Starò fuori dai campi per un mese o due e lavorerò sodo per tornare il prima possibile. Grazie a tutti per il sostegno». Daniil Medvedev, che ha mancato il nuovo attacco alla posizione di numero 1 al mondo proprio in seguito alla battuta d’arresto con Hurkacz nei quarti del 1000 di Miami, si aggiunge alla lunga lista di protagonisti al palo. Djokovic per le note vicende legate alla sua posizione circa i vaccini, Nadal per la rottura delle costole, Berrettini per la piccola operazione alla mano, senza dimenticare Sinner, costretto al ritiro nei quarti a Miami per un problema di vesciche. Ieri il WTA 1000 di Miami ha invece celebrato la vittoria della nuova n. 1 del mondo, succederà ufficialmente domani, Iga Swiatek. La finale ha opposto la designata erede al trono, quasi 21enne e già campionessa al Roland Garros, alla24enne giapponese Naomi Osaka, ex n.1 del ranking mondiale e quattro volte vincitrice Slam. Equilibrio nel primo set, rotto da un break in favore della polacca arrivato al quinto game e tenuto fino al temine per il 6-4. Archiviata la frazione Swiatek ha preso letteralmente il largo nella seconda e con tre break in sequenza ha rifilato un netto 6-0 alla rivale. Per la polacca la striscia vincente prosegue (17 successi) e la storia dice che è diventata la prima tennista ad affermarsi nei tre 1000 d’inizio anno (Doha, Indian Wells e Miami). Per lei, coni due tornei americani in bacheca, anche il prestigioso ‘Sunshine Double”: «Spero che questo sia l’inizio di una bella rivalità – ha detto Iga rivolgendosi a Naomi – non mollare. Grazie ai tifosi polacchi che mi hanno sostenuta, alla mia squadra, e alla mia famiglia che mi guarda da casa». Osaka battuta ma non affranta: «Significa per me tantissimo essere tornata in finale in una rassegna così importante».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement