La mossa di Alcaraz (Crivelli). Djokovic torna e scopre un nuovo rivale: Alcaraz (Giammò). E' débacle azzurra. Si spera in Cobolli (Bertellino). La "roulette" di Montecarlo e il rientro di Djokovic (Bertolucci)

Rassegna stampa

La mossa di Alcaraz (Crivelli). Djokovic torna e scopre un nuovo rivale: Alcaraz (Giammò). E’ débacle azzurra. Si spera in Cobolli (Bertellino). La “roulette” di Montecarlo e il rientro di Djokovic (Bertolucci)

La rassegna stampa di domenica 10 aprile 2022

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La mossa di Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quando il 5 maggio del 2003, nel borgo più popoloso del distretto di Murcia, viene al mondo Carlos Alcaraz, figlio omonimo di un maestro di tennis che aveva dovuto abbandonare i sogni di gloria perché non c’erano soldi per trasferirsi a Barcellona, la Spagna ha appena festeggiato il secondo trionfo consecutivo di Juan Carlos Ferrero al torneo di Montecarlo e sta cominciando a prendere confidenza con un baby portento di 16 anni, un certo Rafa Nadal, che nel Principato si è issato fino al terzo turno. Oggi Ferrero è l’allenatore di quel neonato e quanto a Nadal, sembra proprio che in quel giorno di primavera gli dei del tennis abbiano deciso di mandare sulla terra il suo erede. Non è questione di stile di gioco o di movimenti in campo, ma dell’impatto sul tennis che verrà: bisogna infatti tornare ai tempi del maiorchino, che a 18 anni e 11 mesi. l’età di Alcaraz, aveva già vinto Montecarlo, Barcellona, Roma e Roland Garros, per trovare un altro teenager capace di produrre un’onda d’urto così devastante sul circuito. Con un fenomenale progresso tecnico, fisico e di lettura delle partite, Carlitos in po chi mesi è maturato da grande promessa a big conclamato, finendo per annettersi l’unico Masters 1000 che aveva sempre respinto gli spagnoli, quello di Miami. Adesso è una corsa unanime a considerarlo tra I ristretti favoriti del torneo del Principato più aperto degli ultimi vent’anni. Anzi, tutti vivono il sogno di un quarto di finale con il rientrante Djokovic per godersi una sorte di finale anticipata. Una profezia che il ragazzo si sente di condividere; «Ho il livello, il fisico e la mentalità per poter vincere. Anche uno Slam. Forse non ancora il Roland Garros, ma gli altri magari sì. E non ho paura di dirlo. So che ci sono grandissimi giocatori, ma io mi sento pronto a vincerne uno, anche se non sai mai quando può succedere e lo stesso vale per diventare numero uno. Spero che il primo posto in classifica arrivi il prima possibile» . Idee chiare, come si conviene a chi sembra nato per dominare il mondo. tanto che l’ingombrante paragone con Nadal lo elettrizza, più che intimidirlo: «Ricordo che guardavo le sue partite e i suoi momenti importanti e ho imparato molto da questo. E adesso poter giocare con lui e dividere il campo con lui è fantastico. lo guardavo a Rafa quando ero più piccolo e adesso i bambini o i giovani giocatori fanno riferimento a me, la ritengo una cosa grandiosa». Con Re Rafa condivide lo spirito leonino in campo cui fa da contraltare la squisita educazione fuori dalle partite e la formidabile etica del lavoro, rafforzata negli anni da un paio di accorgimenti: «Intanto, mangiavo in modo sregolato, mentre ora mi affido alla dieta del mio preparatore atletico. E poi gioco a scacchi, perché anche lì, come nel tennis, se ti perdi anche per un attimo rischi di andare in confusione. In questo aspetto sono due discipline abbastanza simili. E poi mi piace dormire nel tempo libero, ho capito che il riposo è fondamentale per un atleta. Il sonno ti aumenta le energie e preserva il fisico dall’usura». Adesso però comincia l’operazione più delicata: continuare ad esaltarne le potenzialità senza lasciarlo travolgere dalle aspettative. Ma nelle mani di un coach come Ferrero, il progetto è sbocciato anche prima del tempo: «Mi sono accorto del suo potenziale forse due o tre anni fa, perché lo vedevo allenarsi con giocatori che avevano una classifica molto migliore della sua, e lui a 16 anni riusciva a tenere il loro livello con facilità. Con il duro lavoro quotidiano mi è bastato creargli intorno un ambiente stimolante, e il resto è venuto da sé. Certamente è stato un processo molto veloce, ed ha sorpreso anche me. Adesso dobbiamo creare una bolla intorno a lui, perché è un momento delicato in cui arrivano tante distrazioni ed è l’ultima cosa che vogliamo accada: dobbiamo restare concentrati sugli obiettivi e l’allenamento, e andare a giocare ogni torneo come se non fosse successo nulla».

Djokovic torna e scopre un nuovo rivale: Alcaraz (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Se Novak Djokovic non va sul circuito, è il circuito ad andare da Novak Djokovic. Proprio sotto casa sua. Svanita la possibilità di aggregarsi alla trasferta oltreoceano, la stagione europea sulla terra battuta prende oggi il via con il Masters 1000 di Montecarlo, residenza del serbo e di tante altre stelle presenti in tabellone. Ma è un circuito molto diverso quello che riaccoglierä il n.1 a quasi due mesi dalla sua ultima partita, giocata e persa a Dubai. Alcuni suoi rivali saranno assenti perché alle prese con i rispettivi acciacchi (Medvedev, Nadal, Berrettini), altri arrivano all’appuntamento dopo un Sunshine Double non in linea con le attese (Zverev e Tsitsipas), e ad altri ancora (Ruud, Rublev, Auger Aliassime) si guarda con curiosità per verificarne la crescita in funzione di un ranking destinato a mutare in fretta. E su cui si è già avventato chi, tra tanta incertezza, sembra essere il giocatore su cui al momento insistono meno dubbi: Carlos Alcaraz. Lo spagnolo è il più atteso a Montecarlo: è reduce dalla sua prima vittoria in un Masters 1000 (Miami), e nel 2022 ha perso solo due partite, mettendo in bacheca già due titoli (il primo a Rio). Non solo: la crescita del ragazzo tra la fine del 2021 e questo avvio di 2022 è stata tale – fisicamente, mentalmente, tecnicamente – da bruciare la distanza tra potenzialità e fragilità che sempre accompagna l’avvento di una giovane stella. Non ci si chiede più se arriverà, Alcaraz, ma quando lo farà. E che impatto avrà. Sarà, invece, Novak Djokovic a dover fare i conti maggiori con i dubbi che circondano il suo ritorno in campo. Lo status di n.1 non è garanzia di vittoria. Ritmo, sensazioni e condizione si possono provare a inseguire lontano dal campo. Ma l’agonismo si nutre di competizione, condizione che per il serbo è uno stato permanente dell’anima e su cui è legittimo credere si sia depositata un po’ di ruggine. Djokovic e Alcaraz coabiteranno nella parte alta del tabellone e usufruiranno entrambi di un bye al primo turno. Dovessero vincere le loro successive due partite si affronterebbero ai quarti, in un match che per il serbo assomiglierà al rumore del citofono, premuto però da chi non ha nessuna voglia di scherzare e a cui si dovrà dare una risposta.

E’ débacle azzurra. Si spera in Cobolli (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Tre bocciature e una promozione dalla prima giornata del draw di qualificazione dì Montecarlo (Masters 1000) per gli azzurri. Al turno decisivo è salito Flavio Cobolli che ha sconfitto il n. 63 ATP, Hugo Gaston (Fra) per 6-4 6-2. Nulla da fare invece per Stefano Travaglia, fermato con un doppio 6-3 dal francese Bonzi, n. 61 ATP e 1 delle “quali”; per Marco Cecchinato, sconfitto al tie break del set decisivo dall’argentino Sebastian Baez (6-7 6-1 7-6) dopo aver fallito due match point e sprecato nel tie-break finale il vantaggio di 5-1; per Gianluca Mager, superato 6-3 7-5 dal finlandese Ruusuvuori, oggi avversario di Cobolli per salire tra i big del torneo. Il programma di seconda giornata prevede a partire dalle 11 i match decisivi delle qualificazioni e alcuni incontri di main draw.

La “roulette” di Montecarlo e il rientro di Djokovic (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Per i giocatori europei della mia generazione. il torneo di Montecarlo segnava inevitabilmente l’avvio delta stagione più amata, quella della terra rossa. Anche in quest’epoca in cui la specializzazione sfrenata ha lasciato il posto a una maggior ecletticità tecnica, l’inizio dello swing sul nostro continente conserva un fascino indiscusso e il susseguirsi dei grandi tornei da qui al Roland Garros resta uno snodo cruciale della stagione. Dopo aver affrontato i primi tre mesi della stagione sul cemento o sul veloce indoor, con un paio di eccezioni sudamericane, i giocatori devono adattarsi in fretta a un cambio di superficie che richiede movimenti diversi, superiori capacità di scivolamento, resistenza fisica e mentale, perché la terra è la superficie meno ostica per gli arti ma quella più dura per il cuore. Nonostante il prolungato dominio di Nadal, l’appuntamento del Principato è sempre stato aperto alle sorprese e all’ascesa di nomi inattesi, approdati spesso alle porte del sogno proprio perché il processo dl metabolizzazione della superficie non è ancora stato assimilato. Certo, il rientro di Djokovic dopo le due partite giocate più dl un mese fa a Dubai potrebbe indirizzare il pronostico, ma le nubi sulle attuali condizioni del numero uno non si sono ancora diradate. Sono certo che Nole vorrà approfittare della mancanza del formidabile rivale spagnolo per tornare a dettar legge anche a Montecarlo. e di quella di Medvedev per produrre un deciso allungo in classifica, però potrebbe pagare la mancanza di partite di fronte ad avversari rodatissirni e con il ritmo gara ormai consolidato. Nole dovrà essere capace, con il suo talento e con la sua esperienza, di gestire al meglio le criticità che gli si presenteranno davanti. Dando un’occhiata al tabellone, fa venire l’acquolina in bocca l’eventuale sfida nel quarti del serbo con il prodigio Alcaraz. Lo spagnolo ha dimostrato dl essere ormai al livello dei top nelle partite due su tre. La sua crescita e impetuosa, ma il cambio di superficie e il nuovo adattamento allo status di stella potrebbero celare insidie.

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