Montecarlo, Sinner vola ai quarti (Crivelli, Giammò, Semeraro). Garbin: «Contro una Francia temibile ci sono il tifo e la mia Italia carica» (Giammò)

Rassegna stampa

Montecarlo, Sinner vola ai quarti (Crivelli, Giammò, Semeraro). Garbin: «Contro una Francia temibile ci sono il tifo e la mia Italia carica» (Giammò)

La rassegna stampa di venerdì 15 aprile 2022

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Super Sinner. Soffre, lotta e poi dilaga (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

A volte la pallina sembra frullata dentro una roulette, con traiettorie impazzite che certamente non esaltano lo spettacolo. Troppa tensione, troppi errori, ma alla fine a Montecarlo esce il Rosso, ed è ciò che conta. Sinner è nei quarti del Principato, i primi qui e i terzi in un 1000, dopo Miami 2021 e 2022: approdare tra magnifici otto senza il conforto della miglior condizione fisica e tecnica indica, se ci fosse bisogno di un’altra conferma, che Jannik ha doti che non si insegnano e non si allenano, dalla capacità di lettura tattica all’orgoglio smisurato fino alla volontà ferrea di non arrendersi alla sconfitta spremendo l’ultima stilla di sudore. Un Sinner gladiatorio, insomma, che assorbe l’energia e il tifo caldissimo del Centrale ribollente, ne chiede l’appoggio incondizionato, finendo per esaltarlo con una prestazione in crescendo: «E’ stato bellissimo, senza di loro forse non ce l’avrei fatta, mi hanno dato una carica incredibile: giocare qui è davvero speciale». La magia combinata tra il protagonista in campo e la passione che promana dalle tribune rivoluziona il match dopo un primo set in cui Jan è fallosissimo con il dritto e troppo fermo di fronte a un Rublev cui non par vero di poter spingere senza trovare opposizione. E poi ci sono sempre loro, le maledette vesciche, che l’azzurro stavolta mostra in mondovisione quando il fisioterapista gli deve medicare l’alluce destro a inizio secondo set, con il russo che è avanti di un break (2-1). Ma è come se quella pausa forzata gli avesse finalmente schiarito le idee. Jannik ottiene subito il controbreak, e poi inserisce il turbo con il rovescio lungolinea, riuscendo finalmente a far spostare Rublev nell’angolo meno favorevole, sottraendogli la spinta del dritto: «È stata la svolta tecnica del match, sono soddisfatto perché quando il livello si è alzato sono stato pronto e alla fine credo di aver giocato un’ottima partita, perché sono davvero rimasto attaccato ad ogni punto». Ora lo attende un quarto di nobiltà, l’incrocio contro Zverev, reduce da tre mesi lontanissimi dal suo blasone, quasi che la maledizione delle Finals vinte in novembre lo avesse colpito come già gli accadde dopo il primo trionfo del 2018, ma in questa settimana apparso finalmente solido e concentrato. «Sasha e un grandissimo avversario, lo sappiamo, ci siamo anche allenati qualche volta insieme e ci conosciamo piuttosto bene. Quel mio successo a Parigi conta poco perché lui nel frattempo è sicuramente migliorato ed ha tantissimo potenziale anche sulla terra. Intanto spero di riposare bene, e che le vesciche non mi diano problemi. Poi in campo cercherò di trovare una soluzione partendo dalle cose che stanno funzionando: contro Rublev ho ripreso una partita che si era fatta molto difficile e quindi devo essere contento».

Sinner più forte di Rublev e delle vesciche (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Eccola la partita che ci voleva. La partita che mancava e che aspettava da mesi. Quella che gli confermasse la bontà della decisione presa a febbraio nel salutare coach Piatti per incamminarsi su altre strade a lui sconosciute ma che sentiva coerenti con il percolo che aveva in mente di fare. La vittoria di Jannik Sinner contro Andrey Rublev, 5-7 6-1 6-3, agli ottavi del Masters 1000 di Montecarlo ha un peso specifico che va al di là del quarto di finale che ha davanti. Quello contro il russo è un successo che conferma molte cose circa i progressi del ventenne azzurro. Di queste, alcune sono in linea con le aspettative createsi intorno a quanto di buono Sinner aveva mostrato sin qui: tenacia, classe, tenuta mentale. Altre invece si sono rivelate delle vere e proprie sorprese, risposte nuove su di sé che Sinner ha scoperto giocando e finendo col rimontare il russo, finalista qui l’anno scorso. Era stato proprio l’assalto ai top 10 uno dei motivi che avevano fatto propendere l’altoatesino a dare una sterzata al suo percorso. Il match perso agli Australian Open contro Tsitsipas 3-0 senza riuscire mai ad entrare in partita era stata la classica goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Rublev, n. 8 del mondo, era l’avversario giusto per una verifica. Arrivava a Montecarlo con due titoli in bacheca e quattro sole sconfitte in stagione. Perso il primo set e andato subito in svantaggio nel secondo, la vescica sotto l’alluce destro è tornata ad infastidirlo tanto da dover far ricorso a un medical time out. Il tempo del trattamento e le smorfie sul suo volto non lasciavano presagire nulla di buono e invece, rimesso piede in campo, Sinner non solo ha alzato l’intensità del suo gioco ma è riuscito anche a trovare una sfilza di vincenti (trentacinque) con cui ha preso definitivamente il largo nel punteggio. Frastornato, Rublev ha provato a rimettersi in carreggiata in avvio di terzo set, ma alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca.

La magia del dolore. Sinner sconfigge Rublev e le vesciche (Stefano Semeraro, La Stampa)

Sul centrale del Country Club che ha come quinta mobile il mediterraneo color cobalto e scenografia fissa gli yacht milionari, cala il Rublev – inteso come Andrey, finalista qui l’anno scorso – e sale Jannik Sinner che con una master class di resilienza approda ai suoi primi quarti a Monte-Carlo battendo il numero 8 del mondo 5-7 6-1 6-3 in due ore e 20 di un tostissimo braccio di ferro. Resilienza perché Jan è partito in salita, sorpreso dalla partenza a razzo del moscovita, e all’inizio del secondo set ha dovuto fare i conti anche con una vescica monstre che lo ha già costretto al ritiro a Miami, e anche ieri ha avuto bisogno di un trattamento in diretta tv da parte del fisioterapista. Oggi Jan è atteso dal numero 3 del mondo Sascha Zverev e avrà bisogno di essere, oltre che resiliente, anche risanato. Non è stato un match memorabile, va detto, anche se da metà del secondo set, dopo la pedicure forzata di Sinner sul 2-1 e servizio Rublev, il livello si è alzato. Ed è lì che il tennis violento ma non troppo lucido (e totalmente monotono) del russo si è disunito davanti a Jan, che qualche variazione l’ha provata, intagliando un paio di smorzate tagliagambe al momento giusto, ma soprattutto ha usato meglio le geometrie da fondo. «Da un certo momento in poi ho usato di più il rovescio lungolinea – spiega – quello credo sia stata la chiave, insieme al sostegno del pubblico che ho ringraziato per la spinta che mi ha dato». Zverev, prevedibilmente, sarà un cliente ancora più complicato. Con il rovescio Sascha fa quello che vuole, al servizio è implacabile. Ieri ha controllato Carreno Busta in due set e di quarti al livello di Masters 1000 ne ha già giocati 21, mentre Sinner è appena al terzo, dopo i due consecutivi a Miami. Dalla sua parte c’è la tenuta mentale inossidabile che anche ieri lo ha sostenuto quando Rublev fiammeggiava diritti. «Sono felice di essere venuto fuori da una situazione non semplice, ero sotto di un set e di un break nel secondo. Zverev lo conosco bene, ci siamo allenati anche insieme, mi aspetto un match difficile. Le vesciche? Vediamo…». Peccato invece per Lorenzo Musetti. In una situazione speculare – era avanti un set e un break contro Diego Schwartzman – non è riuscito a chiudere e si è fatto rimontare perdendo al terzo. Un filo di killer istinct in più, e oggi di italiani nei quarti ne avremmo due.

Garbin: «Contro una Francia temibile ci sono il tifo e la mia Italia carica» (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Quando negli ultimi quindici anni il tennis maschile era ancora lontano dal prevedere l’infornata di talenti cui oggi si sta guardando con ottimismo e fiducia, era alle ragazze che si era soliti guardare per cercare risultati, prestigio e speranza nel futuro. Oggi il trend è cambiato, e se ieri c’erano Errani, Pennetta, Schiavone e Vinci a collezionare trofei (e tra questi spiccano le quattro Fed Cup vinte nel 2006, 2009, 2010 e 2013), la Nazionale femminile che oggi farà il suo esordio nella Billie Jean King Cup contro la Francia è invece una squadra alle prese con una rifondazione cui occorrerà pazienza prima di poter tornare a recitare un ruolo da protagonista. Tathiana Garbin, dal 2016 capitana delle Azzurre, questo ricambio generazionale l’ha vissuto dalla cabina di regia, e quando parla di un’Italia «motivata e carica d’entusiasmo» sa anche che esperienza e consapevolezza nei propri mezzi sono traguardi che richiedono tempo e che passano necessariamente dalle vittorie. «Le ragazze stanno bene», ha dichiarato Tathiana Garbin nella conferenza stampa della vigilia, «sono entusiasta di tutte le condizioni che abbiamo verificato in questi giorni di allenamento qui ad Alghero: il campo, la superficie, le palline, l’atmosfera, è tutto ottimale. Le ragazze si stanno esprimendo a buoni livelli e soprattutto le nostre prime singolariste, Paolini e Giorgi sono in condizione».

Che Italia saràquella che incontra la Francia in una sfida che anche da preliminare di BJKC continua a mantenere intatto il fascino di una classica?

Un’Italia che sta costruendo il suo gruppo e che fa dell’aspetto inclusivo il suo punto di forza. E in questo senso condividere le esperienze sul circuito WTA è fondamentale. Così come importante è il centro di Formia dove ci ritroviamo: portiamo lì le ragazze affinché condivisione, confronto e inclusione possano crescere. Tra noi in primis, come squadra. E poi tra noi e la Federazione nella persona di Vittorio Magnelli.

Che Francia sarà?

Temibile. Sono teste di serie no.2 in BJKC e ci aspetta una sfida difficile. Lo sappiamo. Hanno giocatrici d’esperienza mentre noi siamo ancora relativamente giovani. Dovremo usare il pubblico come valore in più. Giocare in casa di fronte ai nostri tifosi ci darà quell’un percento in più su cui proveremo a costruire la nostra partita.

Ad Alghero farà il suo debutto in BJKC Lucia Bronzetti. Come sta e come stanno le altre giocatrici?

Lucia è stata bravissima. E’ cresciuta molto e la trasferta in America le ha fatto bene. Ha giocato e tenuto testa a giocatrici di ottimo livello. Si è comportata davvero bene e ha espresso un tennis di ottima qualità. Tomljanovic era un’avversaria molto difficile, ma lei è riuscita ad affrontare e gestire situazioni molto complicate: penso al match point annullato, al terzo set giocato in modo favoloso e anche al terzo set perso contro Saville dove le è mancato davvero pochissimo. Camila Giorgi l’ho vista allenarsi. In America ha avuto problemi a un polso che si sta portando dietro da un po’ ma in BJKC conto di recuperarla. Sa giocare bene e nel playoff giocato e vinto un anno fa contro la Romania ci è mancata. Martina Trevisan sta bene, ha battuto Mladenovic a Marbella. Un risultato importante per lei. Ha momenti in cui sa esprimere un buon tennis, deve acquisire fiducia, giocare partite e ritrovare un buon ritmo.

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