ATP Belgrado: Rublev una macchina quasi perfetta, Djokovic dà tutto ma crolla nel terzo [VIDEO]

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ATP Belgrado: Rublev una macchina quasi perfetta, Djokovic dà tutto ma crolla nel terzo [VIDEO]

Il n. 8 del mondo centra l’11° titolo, il terzo stagionale nonché la vittoria più importante della carriera. Per Nole sfuma l’87° trionfo nella 124 finale

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Andrey Rublev - Montecarlo 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

E’ Andrey Rublev ad aggiudicarsi la settima edizione del Serbia Open, imponendosi sul campo centrale del Novak Tennis Center di Belgrado sul padrone di casa Novak Djokovic, al quale è dedicato l’impianto del torneo, – organizzato dalla sua famiglia, il direttore è il fratello Marko – con lo score di 6-2 (4)6-7 6-0 in quasi due ore e mezza di gioco. Il n. 1 del mondo è crollato alla distanza nel terzo set, pagando l’ingente dispendio energetico e mentale delle sfide precedenti, visto che complessivamente tra il match odierno e gli incontri con Djere, Kecmanovic e Khachanov (tutti vinti in rimonta) è stato impegnato in campo la bellezza di quasi 10 ore. Sfuma per lui la possibilità di diventare per quarta volta Re della sua citta natia (dopo i successi del 2009, del 2011 e quello dello scorso anno nel Belgrado Open). Meriti però al n. 8 del ranking, che ha dominato i due set vinti, facendo leva in particolar modo nel primo sull’utilizzo puntuale e chirurgico del rovescio lungolinea per uscire dalla diagonale sinistra; molto bene anche con la risposta che gli ha permesso di prendere sempre in mano lo scambio con il dritto. Questa affermazione del moscovita oltre a rivalutare la sconfitta in semifinale di Fognini, garantisce all’ex n. 5 ATP l’undicesimo titolo in carriera ed il terzo del 2022, dopo i trionfi nei “250” di Marsiglia e Dubai. Inoltre con questo successo centra il suo terzo sigillo sul rosso (alla quinta finale, l’ultima disputata a Montecarlo 2021). Gli altri due sono arrivati nel 2017 a Umago contro Paolino Lorenzi – primo titolo in assoluto della carriera – e due anni fa nel “500” di Amburgo contro Tsitsipas. Ma soprattutto per Rublev questa è la vittoria più importante della carriera. Per la prima volta infatti batte un n. 1 del mondo e se si considera che prima di questo incontro, contro i Top 5 aveva un bilancio di 7 vittorie e 13 sconfitte, questo trionfo assume ancor più importanza. Infine con il torneo di Belgrado messo in saccoccia, il 24enne n. 2 del tabellone, pareggia i conti negli scontri diretti con Novak; dopo il ko subito nel Round Robin delle ATP Finals torinesi.

[2] A. Rublev b [1] N. Djokovic 6-2 (4)6-7 6-0

IL MATCH – Pronti via e subito l’idolo di casa è costretto ad affrontare le prime difficoltà nel game inaugurale del match. Sul servizio del serbo, infatti, Rublev si porta sul 30-30 dopo una dirompente esecuzione in contropiede con il diritto, che atterra sulla riga. A questo punto sale in cattedra Djokovic, che prima vince uno scambio molto duro, facendo la differenza con un dritto carico e pesante, e poi attraverso una prima robusta si porta a casa il gioco. Fin dall’inizio si evince la volontà del russo di spingere forte già dalla riposta, cercando di trovare profondità per poi avere la possibilità di comandare il gioco con il suo letale fondamentale dal lato destro. Inoltre la sfida presenta chiaramente una diagonale dominate per ciascuno dei due protagonisti; superiore il russo sul diritto ed il serbo sul rovescio. In base a dove maggiormente, a livello tattico, il match si svilupperà e al modo in cui i due giocatori riusciranno a trovare soluzioni efficaci sulla direttrice a loro più sfavorevole, l’incontro prenderà l’una o l’altra direzione. Ma il primo dei due duellanti a procurarsi una palla break è il 34enne di Belgrado, che nel quarto game infila una magistrale risposta in salto di rovescio, seguita da un perfetto contropiede sempre con il colpo bimane. Sul break point è però, freddissimo Andrey: prima esterna e diritto a sventaglio per prendere in controtempo il n. 1 del mondo. Chance mancata che innervosisce il tre volte vincitore del torneo– che sul 2-1, ai vantaggi, dopo l’opportunità avuta ha sbagliato una comoda risposta, talmente facile da pietrificare il suo angolo con uno sguardo attonito – a tal punto da concedere lui il servizio, subendo il break a 0. Nole apre e chiude il turno di battuta con due gravissimi gratuiti in uscita dal servizio (il primo di diritto ed il secondo di rovescio), in mezzo la solita “rispostona” negli ultimi centimetri di campo del moscovita e un rovescio lungo-riga vincente sul quale Novak rischia seriamente di compromettere la finale scivolando. Per fortuna essendo “l’uomo di gomma”, si rialza come se non fosse successo nulla. Il n. 2 del seeding conferma l’allungo senza alcun tipo di patema, assestando un parziale da 10 punti vinti consecutivamente. Si arriva così al 4-2 per il tennista senza bandiera, qui Djokovic continua a soffrire inesorabilmente. Prima si complica la vita con il primo doppio fallo dell’incontro sul 30-30. Dopo, però, entra in scena il 24enne russo che si guadagna ben tre palle per il doppio-break; la prima la ottiene con un incrociato dalla parte destra, mentre sulla seconda si dimostra iper-aggressivo venendo a prendersi il punto avanti con una veronica (non proprio un punto di forza del suo repertorio). Su entrambe le opportunità è chirurgico il serbo con la prima di servizio. Ma ne arriva una terza, a causa di un passante di dritto di Andrey e su questa chance il 20 volte campione Slam commette il secondo doppio fallo del game e concede di fatto il set all’avversario. Rublev chiude al secondo tentativo. Emblematico il rovescio in parallelo con il quale si è conquistato i match point, la vera chiave di volta del parziale per lo sfidante del nativo di Belgrado.

 

Il n. 2 del seeding continua a fornire una prestazione che sfiora la perfezione con colpi da fondo-campo incisivi, solidi e profondi. Ed ecco che, dunque, Rublev vola subito 0-30. Qui però viene fuori tutto l’orgoglio del campione, Djokovic rimonta e con quattro punti consecutivi va 1-0. A questo punto, inizia a farsi sentire il pubblico – finora non pervenuto – con i cori “Nole Nole” e Novak nutrendosi dell’energia positiva dei suoi connazionali porta la serie di punti vinti in fila ad 8, breakkando questa volta lui a 0. In questo game per la prima volta il giocatore di Belgrado riesce a far valere la sua superiorità dal lato sinistro, vincendo un punto (30-15) sulla diagonale sinistra con la prima uscita lungolinea bimane degna di nota. Mentre il n. 8 delle classifiche commette il primo vero errore con il rovescio che seguito da un unforced in rete dalla parte destra consegna il 2-0 al padrone di casa. Andrey dopo questo errore scaraventa la racchetta a terra, ma non si perde d’animo ed anzi di forza ristabilisce la parità vincendo i successivi due giochi. Questo perché nel confermare lo strappo, il n. 1 del ranking inciampa in due errori di diritto (il primo inside-out ed il secondo inside-in) consecutivi, consegnando per terza volta nell’incontro il proprio servizio; a dimostrazione di come la sua miglior versione sia ancora lontana e del bisogno di mettere tante partite sulle gambe per arrivarci. Il vero Djokovic, in questo momento della partita, avrebbe sicuramente consolidato l’allungo. Dopo il break e contro-break, si prosegue on-serve. Dal 2-2, entrambi hanno provato a rendersi pericolosi in ribattuta; ma il più vicino a strappare nuovamente il fondamentale d’inizio gioco al proprio contendente è stato il russo che nel nono game ha trascinato Novak ai vantaggi.  Si arriva così al 5-4 e Andrey deve quindi servire per rimanere nella frazione, e in queste circostanze (lo sappiamo bene) il cannibale quando sente l’odore del sangue, azzanna ferocemente la preda. Si assiste al game più bello e combattuto del match e dopo cinque palle per il 5-5, si materializzano i primi set point. Il livello della sfida si alza prepotentemente, con tutti e due che cercano si esprimersi al meglio. Punti emozionanti e molto dispendiosi, con colpi da cineteca; come alcuni recuperi pazzeschi del serbo ed uno strettino di diritto del russo dal coefficiente di difficoltà estremo. Sul primo il diritto di Djokovic è troppo lungo. Sul secondo scambio assurdo, strenua difesa del nove volte campione dell’Australian Open; ma alla fine il pallonetto di Novak è corto e Rublev può chiudere con lo smash. Nel gioco che segue, il n. 1 del tabellone soffre la fatica dei diciotto punti del game precedente, incorre nel terzo doppio fallo e poi offre una palla break per mandare Andrey a servire per il titolo. Il tennista balcanico seppur provato fisicamente, non accetta di arrendersi e aggrappandosi al servizio rimonta ed impatta sul 6-5. Il 24enne moscovita è costretto dunque a servire per la seconda volta per rimanere nel set, e fioccano altri tre (dopo i due del game maratona del 5-4) set ball. Sui quali però è sempre lucidissimo il russo con il servizio e il diritto successivo (nel secondo e terzo caso). E allora tie-brek sia, degna conclusione di una frazione che specie nelle fasi finali ha visto crescere sensibilmente il match da un punto di vista qualitativo. Il gioco decisivo vede subito il tennista di casa scappare sul 3-0, doppio mini-break frutto di un rovescio sbagliato in uscita dal servizio da parte di Andrey e di un ottimo inside-in di dritto di Novak. Si cambia campo sul 4-2 per il serbo (con Rublev che ha recuperato uno dei due mini-break). Nel settimo punto, però il n. 8 si consegna definitivamente con un doppio fallo; permettendo a Djokovic di porre fine al parziale per 7 punti a 4, al settimo set point. Si va al terzo per decretare chi succederà a Matteo Berrettini nell’albo d’oro del torneo.

Il popolo serbo continua ad incitare incessantemente il suo beniamino, mentre Rublev approccia al set decisivo con molta frustrazione. In verità fin dalla prima frazione l’ex n. 5 si è innervosito ogni qualvolta commetteva un errore. Djokovic ora è nettamente il miglior giocatore da fondo, è lui a spingere, a prendere l’iniziativa con il moscovita invece costretto a remare come un tergicristalli. Un doppio fallo ed un dritto anomalo vincente garantiscono due opportunità a Nole di scappare via nel punteggio. Ma qui Andrey ritrova lo smalto perduto e grazie anche ad un fiammante dritto incrociato e ad una palla corta molto intelligente rinviene dalle sabbie mobili. E’ così in men che non si dica dal 2-0 Serbia, si giunge come in una trama dal finale che più scontato non si può al 3-0, con break confermato, per l’ex n. 5. La sensazione è che il 20 volte campione Slam si sia totalmente spento dopo le chance mancate in risposta in apertura di set e di conseguenza la percezione è che tutta la stanchezza e le energie spese nella settimana siano riaffiorate nel momento in cui è reso conto di non poter amministrare e gestire la frazione finale; ma di dover inseguire e vincere l’ennesima battaglia-maratona per aggiudicarsi il torneo. La disabitudine alla competizione, ha portato la testa di Nole, nonostante lui sia un combattente che non molla mai, a non accettare questa ennesima sofferenza per giungere alla vittoria. Il fisico a quel punto ha abbandonato il n. 1 e le quasi 10 ore passate in campo hanno confezionato il 6-0, che ha sancito il terzo trionfo stagionale del russo.

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ATP Miami: Sonego rimonta Evans e vola al terzo turno

Lorenzo bissa il successo su Thiem con una vittoria in 3 set sul britannico N.23 del seeding

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Lorenzo Sonego - ATP Miami 2023 (Twitter @Federtennis)

L. Sonego b. [23] D. Evans 4-6 6-3 6-2

Dopo un inizio di giornata sportivamente drammatico per il tennis azzurro a Miami, Lorenzo Sonego conferma tutta la sua esuberanza agonistica rimontando a suon di diritti vincenti Daniel Evans in un match molto divertente sul Campo N.1, lo stesso dove prima di lui aveva perso Matteo Berrettini contro l’americano McDonald,

Il match che ha visto contrapposte la potenza di Sonego e la varietà di gioco del britannico si potrebbe riassumere con una curiosa statistica. Dopo aver ceduto a zero la battuta nel gioco d’apertura del match, Sonego ha annullato le successive 12 palle break da lui affrontate oppure, se volete, Evans ha mancato le 12 successive. Peraltro sempre in crescendo: 2 nel primo set che avrebbero reso ancora più netto il 6-4 Evans finale. 4 nel secondo set vinto da Sonego per 6-3 e addirittura 6 nel terzo set nonostante il 6-2 finale possa far intendere un dominio di Sonego in realtà solo apparente. Alla fine infatti ci sono volute quasi 2h30 per chiudere la contesa con Evans visibilmente contrariato per la sua mancanza di killer instinct. Dopo il break subito in apertura di terzo set ha addirittura trasformato la racchetta in un oggetto non identificabile prendendosi l’inevitabile warning dal giudice di sedia.

 

Sonego è stato paziente, consapevole che con il passare dei minuti, il tennis brillante ma molto difficile del suo avversario avrebbe perso in efficacia e infatti Sonego ha progressivamente preso il comando degli scambi da fondo lasciandolo esplodere il suo dritto quanto più possibile. A quel punto Evans non ha potuto fare altre che affidarsi alle variazioni con le discese a rete e le rasoiate in slice ma in termini di pesantezza di palla e di resistenza fisica Lorenzo era ormai incontenibile.

Una bella vittoria che fa il paio con quella di primo turno contro Dominic Thiem che per quanto lontano dai fasti del passato, è sempre un primo turno da prendere con le molle. Ora il livello potrebbe salire ancora se come da pronostico Frances Tiafoe batterà il giapponese Watanuki nella notte italiana

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ATP Miami: Berrettini non sa più vincere, sconfitto da McDonald ma quante occasioni mancate [AUDIO ESCLUSIVO]

Matteo ce la mette tutta, raggiunge il set point in entrambi i parziali ma cede dopo due tie-break

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M. McDonald b. [19] M. Berrettini 7-6(8) 7-6(5)

Si sapeva fin dal sorteggio che l’esordio di Matteo Berrettini versione 2023 contro Mackenzie McDonald a Miami sarebbe stato molto complicato: Matteo che era apparso in condizioni preoccupanti nel Challenger 175 di Phoenix si sarebbe trovato di fronte infatti un giocatore autore fin qui di una stagione eccellente sul cemento outdoor arricchitta dallo scalpo di lusso di Rafael Nadal all’Australian Open.

Ma l’andamento del match estremamente serrato alla fine è stato quasi più deludente di una sconfitta netta. Matteo ha dato tutto quello che aveva (non molto in questo momento) e ha avuto set point in ciascuno dei due parziali: uno nel tie-break del primo set e due consecutivi sul 6-5 del secondo sempre sul servizio avversario.

 

Ma quando la fiducia manca persino il suo più grande alleato nei giorni di gloria, il tie-break, può diventare un rebus impossibile da risolvere. Con i due persi oggi la statistica nel 2023 recita 3 vinti e 7 persi, troppo brutta per essere vera per un giocatore che è senza dubbio nei primi 5 al mondo per qualità del servizio.

Ma il tie-break è da sempre lente d’ingrandimento dello stato psicofisico di un giocatore in quel determinato momento e il momento di Berrettini è il più negativo degli ultimi 4 anni e si sta prolungando sempre di più.

McDonald ha mostrato tutte le sue qualità da americano DOC sul cemento: grande velocità di piedi eccellente copertura del campo e buona velocità di braccio. Berrettini è rimasto costantemente in difficoltà sugli scambi lunghi dove alla cronica debolezza sul lato sinistro si è aggiunta una fallosità estrema anche con il diritto, arma letale come il martello di Thor nei giorni migliori.

I lati positivi si sono visti da un servizio comunque efficace, favorito da un campo più rapido rispetto a quelli di Indian Wells e la consueta umiltà nel lottare punto su punto come fosse un giocatore qualunque, invece di un ex finalista di Wimbledon.

Ma nel momento in cui i punti pesano di più, quelle paure e quelle incertezze viste in California e in Arizona riappaiono inesorabili e allora ecco che un doppio tie-break alla sua portata diventa terreno fertile per un’altra prematura eliminazione, ancora all’esordio come a Indian Wells nel primo Masters 1000 della stagione.

Se a queste due si aggiunge l’altra, sempre all’esordio all’Australian Open capite bene perché Berrettini non è lo stesso giocatore che abbiamo ammirato dal 2019 in poi

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ATP Miami: Musetti ancora nel tunnel, subito fuori con Lehecka

Altra sconfitta per Lorenzo Musetti, battuto in due set da Jiri Lehecka. Ora il ritorno sulla terra a partire da Marrakech

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Lorenzo Musetti - Miami 2023 (foto Ubitennis)

(dal nostro inviato a Miami)

J. Lehecka b. [18] L. Musetti 6-4 6-4

Nonostante il cambio di campo all’ultimo momento, causato dal forfait in extremis di Gasquet che ha rinunciato a giocare contro Tsitsipas, e lo spostamento sull’importante palcoscenico del Centrale,  Lorenzo Musetti non è riuscito a invertire la tendenza negativa di questo periodo uscendo nel suo match di apertura contro il ceco Jiri Lehecka, n. 44 della classifica mondiale e recente quartofinalista all’Australian Open. Certamente un sorteggio non benevolo per il carrarese, che si è trovato ad affrontare su un fondo particolarmente rapido come il Laykold dell’Hard Rock Stadium di Miami una delle più belle realtà emergenti di questo inizio di 2023.

 

Dopo la palla break avuta sul 2-1 del primo set, Musetti si è progressivamente spento, incapace di far male con i propri colpi da fondocampo a causa della sua posizione molto arretrata in campo, posizione nella quale veniva spinto dai colpi aggressivi di Lehecka a partire dalla risposta.

PRIMO SET – Inizio con discreto piglio da parte di Musetti, che ha tenuto con buona autorità i primi turni di battuta. Sulla risposta però la situazione era differente: il toscano è costretto quasi sempre a rispondere bloccando la palla, e così facendo è sempre Lehecka a poter prendere in mano lo scambio fin dai primi colpi. Era comunque Musetti, sul 2-1, il primo ad arrivare a palla break, anche grazie ad alcuni errori da fondocampo del ceco che non si mostrava impeccabile nei palleggi, forse per il desiderio di spingere i colpi appena possibile. Lehecka annullava la chance del 3-1 per Musetti con un bel servizio, tenendo poi il servizio per schivare il primo pericolo della partita.

Dopo i primi servizi tenuti con una certa disinvoltura le difficoltà però erano dietro l’angolo per il tennista azzurro che quando doveva iniziare il punto con la seconda di servizio si trovava sempre aggredito e costretto ad arretrare di diversi metri già al terzo colpo rendendo la gestione degli scambi molto più difficile. Così facendo si trovava a giocare passanti da posizioni molto arretrate, e quindi con basse probabilità di riuscita, e si esponeva agli appoggi incrociati corti di Lehecka.

Il break arrivava sul 3-3, quando alla quarta palla break il ceco trovava una risposta vincente di rovescio lungolinea. Il set si chiudeva pochi minuti dopo, quando Lehecka metteva in cascina il parziale per 6-4 in 40 minuti.

SECONDO SET – Purtroppo per Musetti il secondo parziale non iniziava in una maniera migliore: quattro punti consecutivi dal 15-0 conditi da un doppio fallo e due gratuiti di diritto confezionavano il break che davano a Lehecka la tranquillità per condurre il match a proprio piacimento. Nei suoi turni di battuta il ceco non veniva mai impensierito, e gli bastava condurre il match in porto che finiva senza sussulti dopo 80 minuti con un periodico alto che comunque non può essere una grande consolazione per Musetti, quasi mai in partita e penalizzato da una bassa percentuale di prime che, nonostante sia arrivata a un totale del 54% dopo un primo set sotto il 50%, non è comunque sufficiente per fare gara a questi livelli su superfici così rapide.

TERRA EUROPEA – Dopo un inizio di stagione da incubo, Musetti ora è atteso dal ritorno in Europa per la stagione sulla terra battuta, in quello che dovrebbe essere il periodo a lui più favorevole del calendario. Tuttavia c’è il rischio che questi risultati negativi possano mettere ancora più pressione sui tornei a lui più congeniali, rischiando di far precipitare ulteriormente la situazione.

Nell’immediato la classifica non è in pericolo, e questo almeno consentirà a Musetti di entrare nei prossimi tornei con uno status tale da poter scongiurare, almeno in linea di principio, primi turni troppo complicati. Ma sarà necessario iniziare a vincere qualche partita per invertire la tendenza, dato che da metà gennaio in poi il record è di una partita vinta contro sette perse. Proprio per questo è stato deciso di aggiungere alla programmazione il torneo di Marrakech ad inizio aprile, prima del Masters 1000 di Montecarlo, dove Lorenzo spera di riprendere confidenza con la vittoria.

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