ATP Madrid, Alcaraz: "Sono super felice. La chiave è stata essere aggressivo"

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ATP Madrid, Alcaraz: “Sono super felice. La chiave è stata essere aggressivo”

“Voglio fare la differenza nei momenti decisivi, come i top”, le parole del 19enne di Murcia, raggiante dopo la vittoria

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Sprecare aggettivi per la partita meravigliosa tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz sarebbe sprecato, nonché un esercizio ripetitivo che ne renderebbe quasi umana la divina magia. Ma al contempo anche esprimere giudizi ogni giorno sempre più positivi verso il classe 2003 fenomeno sarebbe un concetto già ampiamente visto e rivisto. Ieri la vittoria contro Nadal, l’idolo di sempre, oggi contro Nole, il n.1 al mondo. ” Sono molto felice ed entusiasta di essere capace di questo tipo di partite, per poter battere Rafa ieri, il numero 1 oggi. Quindi sono super felice. Mi dà molta fiducia per la finale di domani. Ma non so se ieri o oggi sia stato il più bel giorno della mia vita“, commenta Carlos”, probabilmente è uno dei migliori. Ma davvero non so cosa rispondere. Magari domani, o tra qualche tempo, posso anche dirti che sarà domani stesso il giorno più bello della mia vita“.

Chiaramente queste due vittorie, oltre a motivo di orgoglio per il predestinato, sono anche frutto di duro lavoro e studio tattico, specie perché si gioca sulla terra. Infatti spiega precisamente le sue mosse, la sua forza, Alcaraz: ” Penso che per essere in grado di battere Rafa devi avere un rovescio davvero buono, e ieri ho fatto una partita perfetta di rovescio, giocando in modo aggressivo. Penso che ieri ho fatto davvero bene a entrare nel campo, per essere aggressivo, e soprattutto con il mio rovescio, perché penso che Rafa ti attacchi molto lì con il diritto. E poi con l’altitudine qui, è ancora più una chiave. Oggi penso di essere stato costante tutto il tempo, aggressivo nei momenti decisivi. Forse non ho sfruttato le opportunità al 100%; nel terzo set ho avuto poche opportunità in più, ma penso che la chiave sia stata essere aggressivo durante tutta la partita“.

Già, perché nel tennis, a scavare il solco tra campioni e leggende è la mentalità e l’attitudine prima che la tecnica, e il n.9 al mondo lo sa: “Come ho sempre detto, devi giocare per vincere. In quei momenti decisivi è quando vedi i buoni giocatori e i migliori, quello è dove puoi dire la differenza tra un buon giocatore e un top player, come Djokovic, Rafa, Federer. Voglio fare la differenza su questo, perché in quelle partite chiave voglio andare per vincere. Se gioco aggressivo e perdo me ne vado sapendo che sono venuto per la partita. Cercherò di migliorare, ma almeno lascio il campo con la sensazione che ci ho provato, ed è quello che stavo pensando al tiebreak. Io voglio solo entrare e provare a vincere, qualunque cosa accada“.

Competere a 19 anni già con i migliori, e addirittura batterli, non è per tutti. Per questo campione di Murcia è ormai invece diventata una piacevole normalità vincere questi grandi match, seppur ancora debba affrontare con i galloni del favorito il palcoscenico degli Slam. “Direi che mi sento pronto a competere contro di loro in ogni singolo torneo, su ogni singola superficie“, le parole coraggiose, da giovane, di Alcaraz” ma in un Grande Slam, è completamente diverso. Quando devi giocare al meglio dei cinque set, dato che lì le partite sono più lunghe, è diverso rispetto a tutti gli altri tornei. Ma penso di essere pronto. Loro sono i migliori, hanno vinto per così tanto tempo, arrivando alle finali, più lunghe, perché mentalmente sono di un’altra pasta, ma penso di essere pronto“.

Un anno fa, proprio in questo torneo(e in vesti e con risultati molto diversi), Carlos Alcaraz da Murcia fece segnare il suo nome al grande pubblico per la prima volta. Dopo un anno, approdato in finale, riavvolge parzialmente il nastro: “Direi che sono più maturo per gestire i momenti difficili, i nervi, tutto quanto. Voglio dire, per gestire tutto in campo. Penso di essere in grado di giocare scambi lunghi. Non so come dirlo, ma sono più maturo. Per gestire i nervi, i duri momenti, sono pronto a giocare contro questo tipo di giocatori“. Non può non chiudere con un ultimo appello ai suoi favolosi dropshot (una costante oggi, come sempre) e agli ingredienti giusti per battere un numero 1: “Provo i dropshot, ma per me è naturale. Fin da bambino ho sempre giocato dropshot, un sacco di dropshot, ma direi che è un misto di entrambe le parti. Per la partita di oggi? Direi di aver giocato allo stesso livello dall’inizio della partita fino all’ultimo punto. Penso che abbiamo giocato una grande partita, entrambi, ma personalmente, aggressivo tutto il tempo. Ero concentrato tutto il tempo e abbiamo giocato ottimi punti. Ho giocato al suo stesso livello“.

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